Cap 32. La torre Sunmoon

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 Jared si era stretto a Jensen quando scomparvero in quella bolla rosso fuoco. Non si era neanche accorto, ma si era rifugiato tra le sue braccia.


Quando realizzò di quel gesto, si scostò, imbarazzato, sentendosi un adolescente alla prima cotta. Jensen di rimando gli inviò uno sguardo colmo d'amore, ma entrambi sapevano che non avevano tempo per questo.

Si guardarono attorno e cercarono di capire dove si trovassero. Sembrava di essere all'interno di un...

"È un ospedale...ma...non c'è nessuno." Disse Jared.

Jensen gemette. "Jared...dammi la mano e resta sempre attaccato a me."

"Tu sai dove ci troviamo??"

"Non ne sono sicuro, ma forse sì."





*

"Nel frattempo, Luke era ricomparso a casa delle sorelle con un bagliore bianco.

"Wow. Ho sempre desiderato vedere l'apparizione di un angelo dal vivo." Commentò Marina,

"Non abbiamo tempo per questo! Jensen e Jared sono chiusi dentro la torre Sunmoon!"

"La torre che??" chiese Tati.

"Dobbiamo fare presto! Sbrighiamoci!" disse Luke.

Le sorelle e Misha – che era rimasto lì con loro – si prepararono a seguirlo.




Jensen e jared si aggirarono per l'ospedale, quando finalmente incontrarono qualcuno. Erano dei pazienti e Jared cercò di toccarli, per capire cosa dicevano. Infatti sembrava che emanassero una specie di sinistro ronzio.

"Jared, no, non toccarli!!!" gridò Jensen.

Troppo tardi. jared aveva posato la sua mano sulla spalla di un uomo, ma quando si voltò l'uomo scoprì una fauce al posto della bocca.

All'improvviso si sentì un sonoro stridio, accompagnato da altri mille suoni simili. Jared si mise le mani alla testa.

"Jensen!! Che cos'è???"

"Tappati le orecchie. Non ascoltarli, Jared. "

"AHHHHH!" gridò Jared e Jensen gridò di più quando vide le orecchie di Jared sanguinare.





*

Jared e Jensen si risvegliarono in una stanza da letto, sdraiati su un soffice lettone con le coperto di velluto rosso e le lenzuola bordeaux.

"Mmmm...se la situazione non fosse tanto tragica, potrei perfino vederla sensuale." Disse Jared, mirando le lenzuola.

Jensen gli sorrise, ma poi gli spostò il viso, preoccupato.

"Le tue orecchie non sanguinano più."

"Forse non hanno mai sanguinato, Jensen. forse ci troviamo dentro una specie di macabro teatro dei divertimenti. Forse erano solo allucinazioni." Disse Jared.

"No." rispose Jensen. "Questo non è un parco giochi...è...una torre!"







*

"Spiegaci meglio cosa sarebbe questa Torre Sunmoon!" disse Pearl, mentre guidava.

"La torre Sunmoon era una volta utilizzata come parco dei divertimenti. Era una specie di gioco in prova. Se sarebbe risultata idonea, l'avrebbero approvata anche in altri paesi per costruirla nei lunapark più famosi!"

"Fammi indovinare. Non risultò idonea." Disse Tati.

"Non fu colpa della Torre, ma del terreno su cui venne costruita! Ci furono dei sacrifici umani lì. Ovviamente chi la costruì non poteva saperlo. Gli spiriti però si vendicarono uccidendo proprio chi la costruì e quasi tutti gli addetti ai lavori. Non ci entrò mai nessun cliente e nessun bambino là dentro. La Torre si era già fatta fama di Maledetta."

"Perché non la demolirono?" chiese Marina.

"Ci provarono, ma poi arrivarono i demoni a reclamarne la proprietà e ne presero possesso. Erano gli unici cui i morti non avevano nessun potere e da quel momento la usarono come loro personale parco dei divertimenti e luogo delle torture! Possono provocare allucinazioni pesantissime e far impazzire chiunque sia lì dentro. Spesso lo usano contro gli umani, a scopo punitivo o come divertimento per i... baby demoni, per farli divertire."

"I bambini demoni si divertono lì dentro??" chiese Pearl.

"Voci inquietanti dicono che quando rapiscono i bambini, prima che diventino demoni, fanno un giro lì. È così che la maggior parte dei bambini, già con la mente provata da chissà quale esperienza, finisce di impazzire. È così che alcuni diventano demoni. Certo, all'inizio vengono portati lì di forza, poi una volta che sono demoni, ci vogliono tornare spontaneamente."

orribile. Accelera. Jared è rinchiuso lì dentro con Jensen!" disse Tati.  

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