Capitolo 9.

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La serata in discoteca aveva preso una piega totalmente diversa da come i due giovani ragazzi si aspettavano; le prime ore non furono le migliori, non poche erano le persone sudate che andavano addosso ai due ragazzi e nemmeno erano poche le occhiate che dei sconosciuti avevano riservato al bianco, con quasi del tutto la camicia aperta, sotto gli occhi colmi di desiderio di Benjamin.

La canzone era appena giunta al termine e Federico non si era fatto scrupoli; aveva trascinato il maggiore dentro il bagno della discoteca, prima di farsi prendere in braccio da questo e far allacciare le gambe sul suo bacino.
Le labbra calde del minore stavano esplorando, con un'estrema delicatezza, il collo latteo del più grande lasciando vari morsi.
Benjamin poteva, ufficialmente, dire che tutto quello gli piaceva, ma sapeva bene che da quel giorno in poi nulla sarebbe stato uguale; il moro non poteva pretendere di dimenticare ciò che l'altro gli stava facendo, della sua vicinanza con il bianco, non poteva dimenticare quella sera.

Federico aveva messo una mano sul petto di Benjamin, una volta coperto dalla camicia nera buttata ormai sotto ai loro piedi.
I due ragazzi continuavano a stare avvinghiati, ma nessuno cercava di baciare le labbra dell'altro.
"Dai Ben, lasciati andare." Sussurrò Federico, mordendosi il labbro inferiore.
Il moro sentì una strana sensazione nel petto che lo fece rabbrividire, specialmente quando Federico poggiò la mano aperta sul cavallo dei suoi jeans.
"So che ti piace." Aggiunse ancora il minore. "Solo per stanotte." Disse. "Facciamola insieme questa pazzia." Concluse, prendendo a morsi le labbra del maggiore.
Quest'ultimo, consapevole dell'alcool che qualche ora prima il bianco aveva assunto, fece scendere il minore e decise di rimettersi, così, la camicia.
"Cosa stai facendo?" Chiese Federico.
"Ti riporto a casa." Disse, solo, Benjamin.
"Ma non puoi fare così, il meglio doveva ancora venire." Si lamentò il minore.
Il moro abbassò lo sguardo, prima di prendere Federico e farlo avvicinare al suo corpo; senza pensarci troppo, gli stampò un sonoro bacio sulle labbra.
Un tocco leggero, come se queste si fossero solamente sfiorate.

Come Benjamin aveva previsto, il tragitto del ritorno fu davvero complicato: Federico non aveva fatto altro che stuzzicarlo, facendo salire di tanto in tanto la mano sul cavallo dei suoi jeans, per poi scendere sulle cosce.
I due ragazzi erano giunti da poco nella casa del minore; il più grande aiutò il bianco, che continuava a barcollare, a raggiungere la sua stanza.
Dopodiché tolse i suoi abiti per mettere poi un pigiama caldo.
Benjamin diede un ultimo sguardo al più piccolo che si era portato le coperte fino a poco sotto il volto.
Il maggiore fece per andarsene, ma una voce lo fermò.
"Ben, dove vai?" Chiese il bianco.
"Vado a casa." Rispose Benjamin.
"Resti con me?" Domandò Federico.
"Ma Fè, poi domani..." tentò di dire l'altro, ma venne interrotto dal ragazzo.
"Non pensare a domani, sdraiati accanto a me, se vuoi ti posso dare anche un pigiama caldo io." Disse.
Benjamin sorrise, prima di sdraiarsi sotto le coperte e stringere a lui il corpo del minore.
"Notte." Disse Federico, crollando poi in un sonno profondo.
"Notte, stellina." Rispose Benjamin.

La luce del sole filtrava dalle serrande leggere della stanza del minore, ancora dormiente.
Erano da poco giunte le dieci e mezza, e non poche erano le persone che si stavano riversando nella strada in quel semplice mercoledì mattina.
D'un tratto, il suono di un clacson inaspettato fece svegliare il minore; questo aprì lentamente i suoi occhi azzurri, mettendo a fuoco la stanza anche se per lui risultava difficile, dato il mal di testa dovuto all'alcool.
Quando fu quasi del tutto sveglio, notò che a stringerlo all'altezza del bacino era qualcosa, o meglio dire qualcuno.
Si voltò con estrema delicatezza e per poco non cacciò un urlo nel trovare Benjamin; questo aveva le labbra gonfie, il volto rilassato ma le occhiaie che aveva sotto gli occhi non passavano inosservate.
I piercing al lato del labbro erano più rossi del solito, e i capelli ricadevano disordinati sul volto.
Sentì, però, una sensazione di vomito impossessarsi del suo stomaco; scansò il ragazzo da lui, correndo poi al bagno il più in fretta possibile, chinandosi sul gabinetto.
Una mano calda si poggiò sul petto di Federico, ma lui ci prestò poca attenzione: la mano poi si spostò sui suoi capelli che vennero tirati, per paura di essere sporcati.
"Come ti senti?" Chiese la voce di questa persona.
"Sto a pezzi, Ben." Rispose Federico, tirandosi su per poi poggiarsi al lavandino.
Il moro si mise davanti a lui, circondando il bacino con le sue braccia piene di tatuaggi.
Diede un bacio sulla guancia rossa del minore, il quale sorrise in sua risposta.
"Ti preparo qualcosa di caldo?" Chiese Benjamin, quasi in un sussurro.
"Sì, magari un thè, grazie." Rispose Federico.
Il moro annuì, prendendo per mano poi l'altro per portarlo in cucina.
Lo fece sedere in una sedia, mentre iniziava a preparare il thè.

La bevanda calda che Federico aveva chiesto, gentilmente, al moro venne poggiata sul tavolo anch'esso in legno.
Prese un sorso leggero, per poi poggiarla di nuovo.
"Ti ricordi qualcosa di ieri sera?" Chiese Benjamin, prima o poi quel discorso doveva essere affrontato.
"Poco e niente." Disse Federico. "Ricordo di aver bevuto, tantissimo." Aggiunse. "Non potresti rinfrescarmi la memoria?" Concluse il bianco.
"Sei proprio sicuro di voler sapere tutto?" Chiese Benjamin.
Federico annuì, continuando a bere il thè.
"Ieri sera, dopo che hai bevuto una quantità esagerata di alcool, hai iniziato a ballare in modo sensuale, muovendo il bacino." Disse Benjamin, sentendo la gola secca al solo ricordo. "Abbiamo ballato assieme, ma non in modo da amici: mi hai stretto a te." Aggiunse. "Dopodiché mi hai portato in bagno, e hai iniziato a baciarmi il collo e dirmi che volevi fare una pazzia con me, di lasciarmi andare." Concluse.
"E tu cos'hai fatto?" Disse Federico, visibilmente imbarazzato.
"Ho preferito riportarti a casa." Gli rispose Benjamin.
"E perché stamattina ti ho trovato nel letto, a dormire?" Chiese ancora l'altro.
"Perché mi hai chiesto di rimanere e non ti ho potuto dire di no, avevo anche paura a lasciarti solo." Disse Benjamin, sorridendo.
"Pensavo peggio." Disse il bianco, tirando un sospiro di sollievo. "Insomma, quando bevo non mi rendo conto nemmeno di quello che faccio e tanto meno di ciò che dico, basta solo dimenticare quello che è successo." Aggiunse, terminando la bevanda calda.
Il volto di Benjamin si incupì; gli occhi diventarono blu, non c'era più quella luce che Federico amava tanto.
Era freddo.
"No, Federico, è qui che sbagli." Disse il moro. "Per te sarà facile dimenticare tutto, tanto nemmeno l'hai vissuto!
Non è facile dimenticare il modo in cui mi guardavi, mi parlavi e tanto meno mi stringevi a te, e ora tutto non sarà come prima." Aggiunse. "E sai perché? Perché io ti ho baciato." Concluse.
Federico spalancò la bocca, era davvero incredulo.
"C- cosa?" Chiese il bianco.
"Hai capito perfettamente, Federico.
Ti ho dato un bacio a stampo, uno sfioramento di labbra, ma non posso continuare e far finta di niente, mi è impossibile, ho provato troppe sensazioni che non so spiegare." Gli disse Benjamin.
"Ma almeno puoi..." tentò di dire Federico, ma venne bloccato dall'altro.
"Non posso fare nulla." Disse l'altro. "Nulla sarà più come prima." Aggiunse, prendendo poi il telefono, le chiavi del motorino e lasciare il minore seduto al tavolo, immerso nei suoi pensieri.

Istruttore || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora