Capitolo 39.

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Erano passate due settimane da quando la giovane coppia aveva deciso di prendersi una pausa.
Federico e Benjamin stavano continuando la loro vita seppure difficilmente: ogni qualvolta si incontrassero in casa, Benjamin tentava di iniziare una conversazione ma l'altro non era intenzionato a far nulla.
Kail, nel frattempo, era stato dimesso dall'ospedale e il suo medico gli aveva consigliato di restare in casa senza fare enormi sforzi e senza innervosirsi.
La conversazione che Kail e Federico avevano avuto in ospedale era del tutto nascosta a Benjamin, nessuno dei due ci teneva a far sapere ciò che si erano detti.

Un altro giorno era iniziato: erano da poco giunte le due e mezza del pomeriggio quando a Federico venne voglia di uscire per prendere una cioccolata calda.
Dicembre si stava avvicinando e con questo anche il natale e la fine dell'anno, una delle feste che il minore aveva sempre amato.
La sua infanzia non era stata affatto felice, ma non aveva mai smesso di tenere con sé la gioia di scartare i regali e di urlare ai quattro venti gli ultimi dieci secondi del vecchio anno per salutarlo con estrema felicità ma anche malinconia.
Camminava a testa bassa nelle strade, le cuffie stavano riproducendo le note di Me Rehùso e Federico potè giurare di aver sentito il suo cuore esplodere.
Quella canzone gli portava dei ricordi, uno dei più belli: la serata passata con il moro in discoteca, mentre ballavano stretti l'uno all'altro.
Cercava di essere un ragazzo forte, ma le sue certezze crollarono e una lacrima amara scese sul suo volto arrossato date le temperature costantemente fredde: in quel momento, avrebbe voluto soltanto un abbraccio del più grande.
A seguire, altre lacrime lasciarono i suoi occhioni azzurri facendoli diventare rossi, le mani gli tremavano e ci mise un po' ad asciugarle tutte.
Le strade della città sembravano immense, ma allo stesso tempo così vuote e prive di colore.
Senza rendersene conto, raggiunse il bar ed era pronto per fare una piccola merenda, ma una notifica attirò la sua attenzione.
Il messaggio recitava:
"Ci vediamo, tra mezz'ora, in palestra.
Voglio parlarti e voglio vederti.
- Benjamin."
Il suo cuore prese a battere forte, Benjamin gli aveva scritto che voleva vederlo.
Si morse il labbro per evitare di sorridere, ma fu tutto inutile: quel ragazzo lo faceva stare bene.

Il vento gelido si abbatteva contro i palazzi della città, tante erano le persone con grandi scaldacollo e sciarpe intorno a questo.
Federico aveva terminato da poco la sua cioccolata calda e corse come un forsennato tra le strade di Modena per raggiungere la palestra dove Benjamin lo stava aspettando.
Una volta arrivato, con i capelli in disordine e affannato, entrò dentro la palestra e all'interno trovò Benjamin con addosso dei pantaloncini neri e una canottiera nera bianca.
Tutti i suoi tatuaggi erano in risalto ed anche le varie macchie violacee che Federico stesso gli aveva lasciato.
Quando il più grande si voltò, non potè fare a meno di sorridere alla visione del minore davanti a lui.
Questo si avvicinò con passi lenti, ma ben presto il moro prese il suo braccio e lo attirò al suo corpo: gli lasciò un lieve bacio sulla guancia, prima di lasciarlo.
"Pensavo non ti saresti presentato." Disse Benjamin, rompendo il ghiaccio e la tensione che si era creata. "Come stai?" Buttò fuori il moro, ci teneva davvero a sapere come stesse l'altro e faceva di tutto per farlo star bene.
"Sto bene." Disse Federico. "Qui con te." Aggiunse.
"Amo sentirti dire queste cose, specialmente poi amo quando fai il dolce." Gli rispose l'altro, facendolo sorridere automaticamente.
"Avevi qualcosa da dirmi? Il tuo messaggio recitava..." tentò di dire il bianco, ma venne bloccato da Benjamin.
"Non devo dirti niente, avevo solo intenzione di vederti perché mi mancavi tanto." Disse il moro.
L'orologio di quest'ultimo gli ricordò che la lezione privata con Federico doveva iniziare, così diede al minore una maglietta a maniche corte che si era portato dietro e dei pantaloncini bianchi.
Raggiunsero la sala dove si sarebbe dovuta svolgere la loro lezione di difesa personale, poggiando poi gli asciugamani e le bottiglie d'acqua a terra.
"Dove posso cambiarmi?" Domandò Federico.
"Anche qui." Disse Benjamin.
Il minore arrossì all'affermazione del moro, davvero si doveva spogliare sotto i suoi occhi?
"N- non..." provò a dire il bianco, ma le parole gli morirono in gola. "Insomma s- sì, qui p- proprio?" Domandò poi.
"Certo che puoi cambiarti qui." Rise il più grande. "Non è la prima volta che ti vedo senza vestiti, non è un problema per me." Aggiunse, chiudendo la porta.
Il minore annuì e fece ciò che l'altro gli aveva appena chiesto, svestendosi completamente.
Benjamin intanto si era seduto sopra il muretto poco distante da loro, guardando con occhi lussuriosi il corpo ben tatuato e scolpito di Federico: si morse il labbro inferiore, vedendo il ragazzo in quella situazione.
Dopo aver sistemato tutte le sue cose, i due ragazzi iniziarono la loro lezione di difesa personale in breve tempo.

"No, Federico!" Disse, esasperato, Benjamin.
"Non è colpa mia se questa mossa non mi riesce e mi stai dando delle indicazioni che mi fanno confondere sempre e solo le idee." Disse, a sua volta, il minore.
Era passata un'ora e mezza da quando i ragazzi avevano iniziato la loro lezione e tutto sembrava andar liscio, ma Federico si intoppò in una mossa che il più grande gli aveva chiesto di fare, la mossa base.
Il più grande, ormai disperato da quella situazione, si avvicinò lentamente al bianco e mise le mani sopra i suoi fianchi.
"Adesso ti guiderò io, lasciati trasportare da me e segui i miei movimenti." Gli sussurrò Benjamin, ma queste frasi entrarono nella testa di Federico facendolo pensare ad altro.
Le mani calde del moro avevano alzato la maglia del minore solo per poi poggiarle sopra i fianchi, facendo sistemare i suoi piedi nella giusta posizione; fece scivolare le mani lungo le braccia tatuate e muscolose di Federico fino a stringerle e guidarlo con i movimenti.
"Ricorda che il pugno destro deve essere indietro rispetto a quello di sinistra." Disse Benjamin. "Almeno l'avversario potrebbe pensare all'attacco con il sinistro." Aggiunse.
Federico, nel frattempo, si era voltato verso il maggiore e la poca distanza fra i loro volti era imbarazzatante: sentiva ancora le strane sensazioni di mesi prima e sapeva che quello era il momento giusto.
Si staccò dal corpo del moro prima di guardarlo negli occhi e lasciare una carezza sopra la sua guancia rossa.
"D- dovremo continuare l- la lezione..." disse Benjamin.
"La continueremo più tardi." Disse Federico senza pensarci troppo.
Cercava di darsi contegno, di non avvicinarsi così pericolosamente al moro ma era inevitabile.
"Fanculo." Disse Federico, facendo unire finalmente le loro labbra dopo due settimane.
Due settimane senza il sapore delle labbra del più grande sulle sue.
Due settimane senza loro.

Istruttore || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora