La lunga settimana che i due ragazzi avevano dovuto affrontare era, ufficialmente, giunta al termine.
Era un venerdì sera come tanti altri, molti abitanti si stavano recando al centro di Modena per guardare i vari addobbi natalizi ed assistere all'illuminazione dell'albero.
L'indomani sarebbe stata la vigilia e tutti i bambini fremevano di gioia e felicità: il natale era sempre stato una della feste più belle e divertenti per i bambini che amavano aprire i regali di natale allo scoccare della mezzanotte, aspettavano con ansia l'arrivo del cosiddetto "Babbo Natale" che li prendeva in braccio e li faceva sedere sopra le proprie gambe, portando i doni ai bimbi buoni ed il carbone ai bimbi cattivi.
Altri, invece, aspettavano il natale per provare quella bellissima sensazione di stare in famiglia, assieme alle persone che gli hanno dato la vita e tutto l'amore del mondo, per passare una serata in pace e serenità.Nella dimora dove viveva la giovane coppia regnava un silenzio tombale quasi fastidioso.
Quel venerdì i ragazzi lo avevano passato a sistemare la casa, consapevoli del fatto che Kail sarebbe stato presente poco e niente, intento anche lui a passare delle vacanze con i propri colleghi.
Si erano recati dalle proprie comitive per salutarli, per augurare a loro delle serene festività e di promettere a tutti di farsi sentire il più possibile.
Avevano preparato le loro valigie, mettendo dentro esse le cose più essenziali: il treno sarebbe giunto alla stazione alle dieci e mezza, e ogni minuto che passava, l'ansia cresceva.
Federico era ansioso di incontrare i genitori del più grande, coloro che avevano messo al mondo il suo fidanzato.
E se poi non sarebbe stato di loro gradimento?
Se poi lo avessero respinto?
Come poteva accettarlo?
In più, Federico aveva paura.
Paura della brutta sensazione di Stefano.
Nella settimana appena trascorsa, aveva riflettuto parecchio su le varie ipotesi che si era creato nella sua testa ma nessuna di queste poteva essere una buona ragione.
Non aveva avuto modo di incontrare Stefano per parlarci, se non per parlare del più e del meno.
Ogni giorno, in Stefano, cresceva una strana sensazione esattamente come in quella giornata: si sentiva strano, lo stomaco era sottosopra e qualcosa cercava di avvertirlo.
Aveva messo in allerta il minore che si era promesso e ripromesso di stare attento, in quelle situazioni non si doveva scherzare.
Ma c'era un dubbio che sorgeva in lui: qual'era quella brutta sensazione?
"Piccolino, a cosa pensi?" Chiese Benjamin, facendo tornare con i piedi a terra il bianco.
I due ragazzi si erano seduti sul divano e, in poco tempo, il maggiore aveva fatto sedere Federico sopra le sue gambe: questo teneva la testa poggiata sul petto del suo fidanzato, respirando il dolce profumo che emanava.
"A nulla di importante." Rispose Federico.
"È qualcosa di cui devo preoccuparmi?" Disse il maggiore.
Il più piccolo alzò lo sguardo, incontrando gli occhi dolci di Benjamin che intanto aveva iniziato a lasciare delle carezze sopra il braccio, coperto dal maglione bianco, del minore.
Fece unire le loro labbra, mettendosi successivamente sopra il suo bacino per poi farsi stringere dal fidanzato.
"Perché non ti stai zitto e mi baci un po'?" Domandò, retorico, il minore.
"Ti do tutti i baci che vuoi."Dopo diversi minuti di baci e coccole, Federico e Benjamin avevano deciso di recarsi alla stazione dove ad attenderli c'era già il loro treno.
Salirono sul vagone, sedendosi agli ultimi posti.
Federico poggiò subito la testa sulla spalla del moro, sospirando successivamente.
"Amore, se hai bisogno di dormire e riposarti un po' fallo, appena saremo a Roma ti sveglierò io." Disse Benjamin.
"Grazie." Sussurrò il suo fidanzato, chiudendo successivamente gli occhi.
Benjamin estrasse dalla tasca del giubbotto le sue amate cuffie e lasciò che la riproduzione casuale facesse sentire tutte le canzoni che aveva nella sua playlist.
Li attendeva un lungo viaggio.Le sei ore stancanti erano giunte al termine e, così, i due ragazzi scesero dal vagone.
Erano da poco giunte le quattro e mezza del mattino quando il taxi raggiunse la stazione: in poco tempo, raggiunsero il quartiere prescelto da Benjamin.
Questo era una serie di case, chiamate da loro lotti, grandi e numerose.
Benjamin lasciò i giusti soldi al signore che li fece scendere davanti il cancello di un lotto enorme.
"Siamo arrivati, Fè." Disse il moro. "Il palazzo che vedi qui di fronte a te è dove abiteremo noi, per ora.
È il balcone che vedi al quarto piano, i miei genitori mi hanno preso questa casa per lasciarmi terminare gli studi in pace anche perché loro continuavano a viaggiare in lungo ed in largo." Aggiunse.
Il minore diede uno sguardo intorno e non pochi erano gli alberi, assieme ai giardini governati da piante, a contornare i palazzi.
Una volta entrati nel portone, raggiunsero il quarto piano e la casa era più spaziosa del previsto: non era un granché, c'era da dare una sistemata a delle cose ma del resto era ben sistemata e profumata.
"Mia madre, Jocelyn, si è offerta di pulire per accoglierti nel migliore dei modi." Disse Benjamin. "Spero che per ora sia di tuo gradimento." Aggiunse.
"Mi piace." Disse Federico. "È piccola ma allo stesso tempo spaziosa, adatta per passare delle giornate di vacanza assieme." Aggiunse.
Il moro gli sorrise, lasciando un leggero bacio sulle sue labbra.
"Cavolo, che sbadato!" Disse Benjamin. "Ho dimenticato una borsa giù, non è che potresti andare a prenderla mentre io sistemo qui?" Domandò poi.
"Certo." Gli sorrise il bianco.
Uscì dalla porta, non sapendo che quello era stato un grande errore.
Scese le rampe di scale e prese con sé il borsone: quando si voltò, sentì tutto il mondo cadere sopra le sue spalle.
"Quanto tempo." Disse una voce che, per tempo, aveva amato.
I suoi occhi azzurri incontrarono quelli verdi di una persona particolare, i capelli marroni chiari cadevano disordinati ed una giacca bianca e azzurra copriva il suo corpo.
"Ne è passato davvero tantissimo di tempo, bocconcino." Disse questa persona, allungando una mano verso il volto di Federico che, prontamente, si scansò.
"Smettila di chiamarmi così." Disse a denti stretti. "Smettila, Lucas."
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Istruttore || Fenji
FanfictionUna storia dove il giovane ventiquattrenne Benjamin Mascolo decide di aprire una palestra tutta sua. Ma cosa succede se Federico Rossi, un ragazzo ventitreenne dai capelli tinti di bianco, decidesse di iscriversi con il migliore amico alla palestra...