Capitolo 50.

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Ed ecco che tutto era ricominciato: il dolore, lo strazio e la tortura.
Lucas era un miscuglio di queste cose, o almeno così lo definiva Federico: questo si dava sempre dello stupido, si prendeva la responsabilità di tutto quel danno combinato.
Federico credeva che fosse tutta colpa di stesso se Lucas si era approfittato così di lui: questo aveva bisogno di un tetto dove stare e di uno scopo riguardante il piacere.
Il minore credeva di essersi fatto abbindolare troppo facilmente dal ragazzo che considerava importante per lui, colui che era tutto.
Forse succede questo quando qualcuno regala troppo ad una persona che non merita niente, si era fatto scappare la mano tanto che voleva fargli la proposta di matrimonio, ma si era ritrovato nel sentire una conversazione poco gradevole che aveva intrapreso Lucas con un suo amico dall'altra parte del telefono.
Quando credeva che tutto fosse giunto al termine, che il suo dolore era svanito, il ragazzo era tornato come un fulmine a ciel sereno.
L'unica differenza, però, era che ora aveva accanto una persona in grado di proteggerlo e sostenerlo sempre.
Federico aveva con sé Benjamin.

Il bianco aveva sentito la sua testa girare vorticosamente, tanto che Benjamin dovette sostenerlo dai fianchi per non farlo cadere a terra.
Sentiva il petto alzarsi e abbassarsi irregolarmente e il minore potè giurare di poter scoppiare in lacrime da un momento all'altro, come poteva Kail essersi rivelato così crudele?
Forse sapeva la sua storia, forse non la sapeva, tutto era un mistero.
"Kail, tu non puoi farlo!" Disse Benjamin.
"Invece ho tutti i diritti di far venire chi voglio in questa casa, con o senza il tuo consenso." Ribattè Kail. "Per la legge, questa è anche casa mia fino a che non ti deciderai a seguirmi in un istituto ed intestare casa a nome tuo." Continuò. "Lucas è un mio caro amico, si è trasferito a Modena e sarà qui fino a che non troverà una dimora stabile." Concluse.
Lucas riservò uno sguardo malizioso al minore che non aveva smesso di fissare la scena in silenzio, con la mano del moro fissa sopra la sua spalla.
"Ti avviso già in partenza." Disse Benjamin, avvicinandosi pericolosamente al ragazzo. "Tocca Federico e sei morto." Continuò.
"Quanta paura mi fai." Alzò gli occhi al cielo Lucas. "Io e il tuo ragazzo abbiamo dei conti in sospeso." Aggiunse.
Benjamin aggrottò la fronte, non capendo a cosa si riferisse.
"Non abbiamo nulla da dirci, Lucas. Sei semplicemente un verme che voleva scoparmi." Disse la voce cristallina di Federico.
Lucas guardò i due ragazzi prima di avvicinarsi al minore e sussurrare qualcosa che il moro non potè decifrare.
"Stai attento, sono ovunque." Disse Lucas, ridacchiando prima di andarsene dal salone.
"Piccolo, non pensarci ti prego." Disse Benjamin, abbracciando il suo fidanzato rimasto fermo a ripensare alle parole di Lucas.
"Non so quanto resisterò ancora, Benjamin, non posso vivere di nuovo con lui!" Disse il bianco. "Quel periodo era stato uno strazio..." aggiunse, al ricordo delle scene in casa.
Il maggiore si staccò dal corpo del ragazzo prima di guardarlo negli occhi: aveva intuito che, il bianco, aveva qualcosa da nascondere.
"C'è qualcosa che stai tentando di dirmi?" Domandò il moro.
"Non posso dirtelo qui, andiamo a fare una passeggiata." Rispose Federico, uscendo di casa seguito dal suo fidanzato.

La giovane coppia raggiunse il parco così, mano nella mano, raggiunsero il piccolo laghetto e si sederono sulla panchina davanti a questo.
"Come ben sai, io e Lucas abbiamo anche vissuto assieme per parecchio tempo, fino a che quella chiamata non aveva fatto traboccare il vaso.
Lui era un ragazzo difficile da capire, un tipo che aveva un carattere complicato e a volte era dolce, altre di meno." Disse Federico, sospirando e chiudendo gli occhi, ricordando le varie scene. "Quando capitava che litigavamo nel pomeriggio, Lucas mi picchiava. Mi tirava addosso tutto ciò che gli capitava sotto tiro, non pochi erano i pugni che ricevevo in volto e mi aveva sempre minacciato dicendo che se io ne avessi fatto parola con qualcuno, mi avrebbe fatto molto male." Aggiunse. "Dopo queste discussioni, la maggior parte delle volte andava in discoteca e si ubriava fino al midollo: tornava a casa, trovandomi già al letto mezzo addormentato, con il pretesto di fare sesso. Se io rifiutavo, mi usava e violentava senza pietà." Disse ancora.
Benjamin rimase a bocca aperta sentendo quella storia: tutto poteva aspettarsi, ma non questo.
Come poteva pensare ad un Federico picchiato e maltrattato da una persona del genere?
Il minore tolse il giubbotto, seppure il tempo non fosse dei migliori, alzò il maglione e fece vedere al suo fidanzato i vari segni che con il tempo stavano svanendo, ma la maggior parte erano permanenti.
Non pochi erano i tagli e i punti rossi che contornavano il suo braccio, ancora dolorante per i numerosi colpi.
"Vedi questi tagli e questi segni? Sono sempre stati opera di Lucas. Un giorno era arrivato persino a prendere il coltello e sferrare colpi a vuoto, colpendo però anche gran parte del mio braccio destro." Continuò. "Per questo motivo non voglio farlo vivere di nuovo con me, lui sarebbe capace di farmi del male ancora una volta ed è un ragazzo senza pietà." Disse ancora, scoppiando a piangere.
Il moro lo abbracciò, tenendolo stretto al suo corpo: aveva capito che quel ragazzo necessitava solamente di affetto, di una persona in grado di amarlo e portargli rispetto.
Restarono così, abbracciati, mentre il cielo con sfumature di mille colori faceva da sfondo.

Istruttore || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora