Capitolo 42.

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La proposta che Benjamin aveva fatto al più piccolo lo spiazzò completamente: gli aveva proposto, indirettamente, di entrare a far parte della sua famiglia.
Quello poteva considerarsi un passo importante per loro che erano ancora agli inizi, erano passati pochi mesi dal fidanzamento e compiere questo passo era, probabilmente, azzardato.
Federico cercava di entrare nelle grazie del moro il più lentamente possibile, stando sempre sulle sue senza intromettersi in questioni che non lo riguardavano.
"Mi hai lasciato senza parole." Disse Federico, buttandosi sul divano a peso morto.
Il maggiore si mise sopra il suo corpo, passando una mano nei capelli bianchi dell'altro.
"Non ti chiedo di darmi una risposta su due piedi, hai poco più di una settimana per darmi la conferma a questa domanda." Disse Benjamin. "In tal caso, i biglietti sono pronti e se magari la risposta è negativa, rinuncio a tutto e passiamo una serata con i nostri amici." Aggiunse, sorridendo.
"I- io non lo so..." disse il più piccolo. "Siamo fidanzati da pochi mesi ormai, come posso pensare di compiere un passo così grande? E se poi non sono di loro gradimento? Se mi ritengono uno sbaglio ed una rovina per te?" Aggiunse e nella sua voce si poteva intuire una forte sensazione di dolore.
"Secondo te, con la persona meravigliosa che sei, potrebbero mai dirti una cosa del genere? Poi, pure se fosse, io non ti lascio." Disse il moro. "Come già ti ho anticipato, voglio portare avanti questa relazione e non m'interessa quello che i miei genitori possano pensare, quelli sono semplici pareri." Aggiunse. "Ed io voglio certezze." Continuò. "E l'unica certezza che ho è quella di amarti e di volerti vivere." Concluse.
Federico sorrise timidamente prima di far incontrare le loro labbra: era follemente innamorato di quel ragazzo.

Il giorno seguente si era rivelato un trauma per Federico che si risvegliò stretto tra le braccia del moro mentre teneva la schiena poggiata sul divano.
Quel divano era scomodo per passare una notte insieme al proprio fidanzato o chiunque altro, perciò fece fatica ad alzarsi e raggiungere la cucina.
"Buongiorno." Disse una voce alle spalle del minore che quasi lo fece sobbalzare.
"Giorno, amore." Rispose Federico, voltandosi verso il suo fidanzato.
Questo sentì una strana sensazione invadere il suo petto quando le labbra del più piccolo pronunciarono la parola "amore".
Amore.
Amore.
Amore.
Quella semplice parola che gli aveva fatto battere il cuore.
A passi lenti, si avvicinò al corpo del suo fidanzato per poi passare una mano sopra la guancia rossa e calda di Federico.
"Come mi hai chiamato?" Chiese Benjamin.
"Ti ho chiamato amore." Disse Federico, imbarazzato. "Non ti piace? Ti ha dato fastidio?" Chiese.
"Assolutamente no." Rise il moro. "Potresti, ehm, ripeterlo?" Aggiunse.
Il bianco sorrise, allacciando le braccia intorno al collo del suo fidanzato.
"Amore, amore, amore." Cantilenò il più piccolo. "Sei il mio amore." Aggiunse.

Il pomeriggio di quella domenica era arrivato, Federico aveva ricevuto una proposta da parte di Yuri di uscire con la propria comitiva e lui accettò, portando con sé anche Benjamin.
Quest'ultimo, una volta raggiunto il bar di Khloè, si sentì parecchio a disagio in mezzo a quei ragazzi che non aveva mai visto prima.
Aveva scambiato delle semplici parole con tutti, parlando del più e del meno: le battute non erano poche, Federico rideva ad ognuna di queste mentre si lasciava stringere dalle braccia possenti di Benjamin.
Quest'ultimo avrebbe passato l'intera vita ad ascoltare la sua risata, il suono della sua voce che sempre aveva amato e che continuava ad amare.
Il telefono di Benjamin prese a vibrare, così dovette staccare il corpo del minore dal suo.
Sul display si poteva leggere il nome di Kail e, quando il più piccolo se ne rese conto, sentì il sangue bollire nelle sue vene: cosa voleva ancora da lui?
"Piccolo, vado a rispondere e poi torno." Disse Benjamin.
"Non mi piace il fatto che Kail ti debba chiamare, cosa vuole ancora?" Chiese Federico, esasperato.
Il moro scrollò le spalle prima di uscire dal bar, seguito dallo sguardo di Federico su di lui.
I ragazzi si erano allontanati per sedersi al tavolo e sullo sgabello era rimasto solo lui, con davanti Stefano.
"Tutto bene?" Gli chiese il suo amico.
"Sì." Disse, semplicemente, il minore.
"Federico, non ti credo. C'è qualcosa che non va con lui?" Ribattè l'altro.
"Come già ti ho raccontato dell'esistenza di Kail, questo l'ha appena chiamato ed ora è uscito dal bar per parlarci.
I- io ho paura che possa tradirmi ancora con lui, non penso poi di potercela fare." Disse il bianco.
"Se te l'ha fatto una volta, non vuol dire che debba farlo anche una seconda. Benjamin è un ragazzo strano e difficile da capire, ma tu sei intelligente e in grado di agire con cautela." Rispose il suo amico. "Rifletti bene prima di fare passi enormi, come quello di andare dai suoi genitori a Roma." Aggiunse. "Ho un bruttissimo presentimento, Federico, ma in questa storia non c'entra Benjamin." Concluse.
Federico inarcò le sopracciglia, di cosa stava parlando Stefano?
"E allora, cosa vorresti dire?" Chiese il minore.
"Eccomi, piccolo." Disse una terza voce.
Federico si voltò ed incontrò gli occhi e il sorriso del più grande, prima di lasciargli un dolce bacio sulle labbra.
"Tutto bene con Kail?" Chiese Federico.
"Sì, voleva solo informarmi del fatto che questa sera non sarebbe stato presente a cena perché il capo lo voleva trattenere di più in ufficio." Disse il moro. "Ho interrotto qualcosa?" Domandò, rendendosi conto della presenza di Stefano.
"Nessun problema." Sorrise l'amico del bianco, prima di unirsi al gruppo che aveva iniziato una giocata a carte.

Le ore in compagnia dei ragazzi erano volate: Benjamin, in poco tempo, riuscì a buttarsi e mettersi in gioco con gli altri, ridendo e scherzando con tutti i presenti.
Federico anche si era divertito, adorava vedere il suo fidanzato sorridere in quel modo e i momenti di baci e coccole, tra i due, non erano mancati.
Continuava, però, a riflettere su ciò che Stefano gli aveva detto qualche ora prima: cosa voleva dire?
Spesso e volentieri, quando Stefano gli riferiva queste cose, accadevano dopo poco e il minore non poteva negare di avere tanta paura delle conseguenze che potrebbe portare.
I due ragazzi erano da poco tornati a casa, Benjamin aveva messo in forno le pizze comprate al supermercato la mattina stessa e notò poi la presenza del minore poco dietro di lui.
"Hai bisogno di qualcosa, piccolino?" Domandò Benjamin, sorridendo al suo fidanzato.
Quest'ultimo scosse la testa come segno di negazione, avvicinandosi al moro: allacciò le sue braccia intorno al collo prima di iniziare a parlare.
"Senti Ben, io ho riflettuto tantissimo in questa giornata riguardo alla proposta che mi hai fatto." Disse Federico. "Mi sono consultato con dei miei amici, compresa Khloè, e loro stessi mi hanno dato la stessa risposta, ma ti premetto che tutto questo è deciso dalla mia testa e non mi sono fatto influire da nessuno." Aggiunse.
"Che hai deciso?" Domandò Benjamin, impaziente.
"Verrò a Roma." Disse il minore, sorridendo ampiamente quando vide il volto del più grande riprendere colore.
Benjamin sentiva la sua testa scoppiare esattamente come il suo cuore, amava alla follia quel ragazzo.
Prese in braccio il suo fidanzato, facendo unire le loro labbra.
Erano felici e pronti per affrontare quel natale a Roma, ma non sapevano che la brutta sensazione di Stefano era alle porte.

Istruttore || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora