Capitolo 56.

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"Federico." Una voce.
Quella voce.
Il bianco sentì le gambe cedere e, non appena si staccò dal corpo di Lucas, sentì un brivido lungo la sua spina dorsale mentre un sorriso soddisfatto riempiva il volto del suo ex fidanzato.
"B- Benjamin." Sussurrò Federico, guardando il volto di quello che era il suo fidanzato, o che sperava ancora fosse.
Lo guardava con aria schifata, delusa: il moro iniziò a muovere la bocca per parlare, ma il minore non riuscì a capire niente di quello che stava dicendo.
La vista era offuscata, le lacrime scendevano e il suo corpo era scosso da numerosi singhiozzi.
Dopodiché, il buio.

Benjamin, quel pomeriggio, aveva chiesto al capo di poter staccare prima essendo che il lavoro era già stato terminato e questo non aveva opposto resistenza.
Una volta fuori il suo ufficio decise di prendere il telefono per avvisare il suo fidanzato del cambio di programma, ma voleva fargli una sorpresa.
Una sorpresa andata male, però.
Quando vide Federico attaccato al corpo di Lucas capì che qualcosa stava succedendo, che non era frutto della sua immaginazione: vedeva l'ex fidanzato stringere il corpo del bianco anche se questo continuava a dimenarsi.
Benjamin non era arrabbiato con Federico, provava semplicemente un senso di delusione da parte di questo.
Non se lo sarebbe mai aspettato da lui, quello che gli aveva promesso amore vero.

Il tempo aveva iniziato a correre in fretta, anche se Federico giaceva ancora sul divano.
Questo non aveva aperto occhio dal momento che il suo corpo aveva toccato il suolo: Benjamin l'aveva preso subito, prima di fargli sbattere la testa contro un mobile.
Gli aveva portato una coperta e Lucas lo aveva aiutato, anche se il più grande non voleva nessun aiuto da parte di questo.
Lentamente, gli occhi di Federico si aprirono e sentiva un forte dolore alla testa: tentò di alzarsi, ma un capogiro lo fece ricadere con la testa sul divano.
Sentiva le voci di Benjamin e Lucas in cucina, voleva urlare per chiamare il suo fidanzato ma tutto tornò forte e chiaro nella sua mente.
Aveva baciato Lucas.
Il moro fece il suo ingresso nel salone e quando vide il più piccolo sveglio, gli sorrise debolmente.
"Vuoi un po' di tè?" Domandò Benjamin, avvicinandosi al divano.
"No." Disse solo Federico. "Vorrei soltanto parlare con te." Aggiunse.
Benjamin si irrigidì di colpo quando anche Lucas li raggiunse: lo sguardo di ghiaccio che Federico stava usando non migliorava la situazione, tanto che uscì dalla casa con le lacrime agli occhi, si odiava per quello che aveva fatto.
"So che hai visto tutto, Ben, ma se mi lasci spiegare..." disse Federico, ma il più grande gli mise un dito sulle labbra e lo fece fermare.
"Non ho bisogno di ricevere spiegazioni, Federico. Sei ancora confuso e dopo questo più che mai, non ti chiederò mai di scegliere tra me e Lucas ma non posso andare avanti così." Disse il moro. "Ora non sei nella condizione adatta per parlare di questo e nemmeno io, non posso nascondere che ciò che ho visto è stato difficile da mandare giù, ma non ho intenzione di sentire nessun tipo di spiegazione." Continuò.
"Invece io voglio darti delle spiegazioni valide perché non sono io ad averlo baciato, sei il mio fidanzato e devi averne." Disse il bianco.
"Non sono più così sicuro di esserlo." Disse Benjamin, dando voce in capitolo ai suoi pensieri.
"C- cosa vuoi d- dire?" Balbettò il minore. "M- mi stai l- lasciando?" Aggiunse. "C- ci siamo l- lasciati?" Concluse, con le lacrime agli occhi.
Benjamin sospirò, sedendosi accanto al corpo del più piccolo: prese il volto di questo e lasciò un bacio tenero sopra le labbra calde e soffici del minore, che intanto cercava di trattenere il pianto.
"No." Disse Benjamin. "O meglio, non voglio arrivare a questo." Continuò. "Sai che non amo mettere in mezzo a scelte difficili le persone, ma Federico, capisci che così non si può andare avanti? Kail e Lucas continuano a mettersi in mezzo, e le opzioni sono poche e difficili da mettere in atto." Concluse.
"Che hai intenzione di fare?" Chiese Federico, sistemando il corpo del più grande sopra il suo.
"Andare via da qua." Disse il moro, dando voce ad un pensiero che tormentava il suo sonno da settimane.
Federico rimase interdetto e con la gola asciutta, gli occhi erano spalancati e non riusciva a connettere il cervello alla sua lingua.
"Mi stai dicendo che dobbiamo partire?" Domandò il più piccolo, incredulo.
"Ci resta solo questo." Disse Benjamin. "Altrimenti, ci resta che prenderci una pausa." Continuò. "Non era nei miei piani mettere in atto questa considerazione, ma non ci resta altro da fare." Concluse.
"Non voglio lasciarti." Disse il bianco, piangendo. "Perché non possono andare via loro? Ben, questa è anche casa tua! Non solo di Kail, capisci?" Urlò Federico, fuori di sé.
"Federico, la legge ha dato un foglio e noi dobbiamo rispettarlo! Non possiamo fare come ci pare, altrimenti i guai li passiamo tutti e quattro." Tentò di far calmare Federico, ma fu tutto inutile.
Il minore si alzò di fretta, rischiando di cadere più di una volta.
"Sai cosa ti dico? Fai un po' come cazzo ti pare, non si è mai sentita una cosa del genere e non ho intenzione di star a sentire quello che dice uno sbruffone come Kail." Urlò Federico, salendo le scale.
Prese dal cassetto della camera di Kail il foglio con su scritto tutto ciò che c'era da sapere: afferrò un giacchetto al volo e con ancora il profumo del moro sopra i vestiti, scese in salone e si diresse verso la porta.
"Dove stai andando?" Gli chiese, arrabbiato, Benjamin.
"A fare dei controlli." Rispose, freddo, Federico mentre il rumore sordo della porta si liberò nell'aria.
Fece uno squillo a Yuri che, dopo nemmeno dieci minuti, era già fuori casa con la macchina accesa.
"Portami dove già sai." Disse Federico.
Yuri annuì e così si diressero al centro della città: il minore voleva scoprire la verità.

"Il signor Finder è occupato con dei fogli, non può ricevere visite." Insistette la signorina dietro il bancone.
Erano ormai minuti che Federico stava discutendo con questa, intento a voler parlare con il signor Finder.
"Caterina, lascialo stare, è un ragazzo che conosco." Disse una terza voce che arrivò
"Signor Finder, che piacere rivederla." Disse il minore, sorridendo all'uomo sulla cinquantina.
"È un piacere per me, Federico. Non ci vediamo da tantissimo tempo e devo dirlo, sei sempre più bello." Sorrise l'uomo. "Sei esattamente come tua madre, una donna bellissima." Continuò, malinconico.
Federico abbassò lo sguardo per poi sorridere falsamente.
"Sono qui per una questione seria e solo lei può aiutarmi." Disse Federico.
"Vieni nel mio ufficio." Gli rispose Finder, facendo entrare il minore dentro l'ufficio grigio.
"Ho portato questi fogli, lei deve solo esaminarli e dirmi se sono veri e non falsificati." Disse il bianco, estraendo dalla tasca del giubbotto i vari fogli.
L'uomo li prese, facendo entrare vari colleghi sempre sulla sua età che portarono i fogli all'altezza dei macchinari.
Finder osservava e leggeva il contenuto mentre Federico si torturava il labbro inferiore, ansioso.
Il signor Finder sospirò, togliendo i suoi occhiali per poi poggiarli sopra il tavolo di vetro.
"Chi ti ha dato questi fogli, Federico?" Domandò l'uomo.
"Non sono miei." Disse il minore. "L'ha portati l'ex fidanzato del mio attuale ragazzo." Continuò.
Federico non si vergognava affatto di parlare della sua sessualità con Finder, era un vecchio amico di famiglia e su di lui poteva sempre contare.
"Mi dispiace darti questa notizia." Disse l'uomo. "Ma i fogli sono falsificati." Continuò. "La legge è questa, sì, ma non è stata approvata da nessuno." Concluse.
"Quindi?" Disse Federico.
"Quindi non sono validi."

Istruttore || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora