La vigilia di Natale era, finalmente, arrivata: gli abitanti della città si erano riversati in strada in quel sabato diverso dagli altri, cercando di terminare le spese iniziate settimane prima.
Il vento gelido si infrangeva sopra i muri di Roma, il sole regnava alto nel cielo e i bambini erano colmi di felicità all'arrivo della festività che più amavano.
Anche Federico amava il natale, specialmente quando lo festeggiava nei suoi primi anni di vita: tutti i suoi parenti si recavano a casa sua con enormi scatole con dentro giocattoli immensi, roba da vestire che il piccolo Federico buttava a terra contento solamente di giocare con le nuove cose ricevute.
Tutto era più bello da bambini, quando si è piccoli non si è a conoscenza di ciò che ti attende un futuro, di ciò che ti gira attorno.
Ai suoi occhi, tutto era meraviglioso, fino a quando quella magia non fu spezzata dal perdere i suoi genitori.
Lui gli voleva un bene dell'anima, erano pur sempre le persone che lo avevano messo al mondo, per questo lui non aveva intenzione di legarsi qualcuno per poi ricevere questo genere di dispiaceri.
Ma ora che era con Benjamin, nulla sarebbe stato come prima.Il giorno che più terrorizzava il minore era arrivato in fretta e quella sera avrebbe incontrato i genitori di Benjamin, nonché Jocelyn e Nicolas.
Era in ansia, forse anche impaurito da ciò che i genitori del suo fidanzato potessero pensare di lui: lo avrebbero ritenuto un ragazzo per bene?
Nella casa in cui i due vivevano c'era un silenzio tombale, infranto solamente dai baci che i due ragazzi si stavano scambiando sopra il divano.
"Ma tu ci pensi mai al nostro primo natale assieme? A tutto quello che abbiamo passato in questi ultimi mesi dell'anno?" Chiese Benjamin, lasciando delle carezze sopra il braccio tatuato del suo fidanzato.
"Ci penso eccome." Rispose Federico, sorridendo. "Io penso sempre a te." Aggiunse.
Benjamin riprese la lunga sequela di baci, ma sentiva che in Federico c'era qualcosa che non andava affatto bene.
Si alzò dal divano per dar modo all'altro di sdraiarsi: una volta steso, il moro si chinò sedendosi a terra.
"Se pensi a quello che questa sera potrebbe succedere a quel ristorante, ti dico solo di stare tranquillo." Gli disse il più grande. "I miei genitori sono brave persone, viaggiano tantissimo per il lavoro che fanno e sono felicissimi di poterti conoscere. Gli ho parlato tanto di te, gli ho raccontato ogni singolo dettaglio del tuo essere così speciale e sono curiosi di vederti." Aggiunse.
"Davvero tu hai parlato di me con i tuoi genitori?" Chiese, incredulo, Federico.
"Gli ho raccontato tutto, piccolo. Tra me ed i miei genitori non ci sono segreti, in più loro sanno della mia omosessualità già da tempo e che male c'è?" Rispose Benjamin.
Federico gli sorrise prima di trascinare il suo fidanzato sopra il suo corpo e riprendere a baciarlo.Il numeroso via vai di macchine sull'asfalto era giunto al termine: tutti gli abitanti si stavano recando nelle proprie abitazioni pronti a passare quella giornata con la rispettiva famiglia e forse qualche ospite in più.
L'orologio al polso del bianco segnava esattamente le otto e Federico si era già ritrovato ben vestito: per quella sera, aveva deciso di mettersi un paio di jeans eleganti accompagnati da una camicia bianca e una giacchetta nera in pelle, i capelli erano ben sistemati e tenuti a bada dalla gelatina messa sopra essi.
"Eccomi." Disse una voce, proveniente da dietro le sue spalle.
Federico rimase, totalmente, a bocca aperta alla visione del più grande: indossava dei jeans neri strappati seppure le temperature non fossero calde, aveva deciso di mettere poi una camicia del medesimo colore e il ciuffo lo aveva lasciato ricadere tranquillo senza metterci nessuna gelatina.
Una scia di profumo invase le narici del suo fidanzato che sorrise, sorrise e sorrise per poi avvicinarsi a lui.
"Ma quanto sei bello?" Domandò, retorico, Federico. "Quanto sei mio?" Aggiunse.
Benjamin gli sorrise imbarazzato, lasciando un bacio a stampo sopra le labbra che tanto amava.
Dopodiché, i due giovani uscirono dall'abitazione che avevano a disposizione per raggiungere l'autista personale che, i genitori di Benjamin, gli avevano mandato.Non ci volle molto nel raggiungere il ristorante, se così poteva essere definito, dove Jocelyn e Nicolas lavoravano.
I due ragazzi scesero dall'auto di Trey, uno dei tanti signori che lavoravano per i proprietari del ristorante.
Federico aveva iniziato a tremare, sentiva la sua testa scoppiare e quella volta non era per le solite discussioni che aveva giornalmente con il moro, ma era dovuto alla paura di ciò che sarebbe potuto succedere.
"Piccolino, stai calmo." Disse Benjamin, come se questo leggesse il suo pensiero.
Il minore annuì poco convinto prima di entrare dentro quel luogo tanto grande quanto elegante: l'interno era rivestito in pareti bianche, tanti erano i tavoli del medesimo colore con diverse rose e candele poggiate sopra alla tovaglia in oro o rossa, a seconda della posizione del tavolo.
Le luci erano basse, dando un tocco di eleganza in più e vicino alla porta - finestra, giaceva un meraviglioso karaoke pieno di casse da dove proveniva musica moderna.
Federico rimase spiazzato dalla bellezza di quel locale, esattamente come dalla vastità di cibo che i genitori del moro avevano programmato per quella serata.
"Posso esservi d'aiuto?" Chiese un ragazzo, visibilmente sui diciannove anni, che Benjamin non aveva mai visto prima.
"Lascia fare a me, Lorenzo." Disse una voce più roca, attirando l'attenzione dei tre. "Benjamin, che piacere immenso rivederti!" Aggiunse.
"Il piacere è tutto mio, Roberto." Rispose Benjamin, stringendo in un abbraccio quel ragazzo. "Federico, lui è Roberto, uno dei dipendenti dei miei genitori." Aggiunse.
"Lavoro per loro ormai da anni, esattamente venticinque, ovvero da quando è nato questo ragazzo." Disse Roberto, facendo ridere il più grande. "Tu invece, chi sei, giovanotto?" Aggiunse.
Benjamin si staccò dal ragazzo sulla quarantina per raggiungere il suo fidanzato: prese la mano di questo e la fece intrecciare con la sua.
"Poi ti dirò più avanti, ora la mia precedenza è quella di farlo incontrare ai miei genitori." Disse Benjamin, anche se ormai aveva capito che Roberto sospettasse qualcosa.
"Sono in saletta, la solita." Sorrise l'uomo.
Il moro gli sorrise, prima di portare con sé il fidanzato che aveva iniziato a sudare a freddo.
Raggiunsero una porta vigorosamente nera e da fuori si potevano udire delle piccole conversazioni tra Nicolas e qualcuno al di là del telefono.
Benjamin esitò, entrando dentro il loro studio: l'attenzione dei genitori fu preso attirata dalla porta ed i due non poterono che sorridere felici di vedere il proprio figlio dopo tanto tempo.
"Benjamin!" Gridò la madre, stringendolo in un abbraccio.
La stessa cosa fece Nicolas, dopo aver attaccato la telefonata che doveva essere importante, dato il tono di voce che stava utilizzando.
Federico, invece, era rimasto sulla soglia della porta: aveva assistito a quella scena con il sorriso ed il rancore, avrebbe voluto anche lui stringere i propri genitori ed essere amato, ma purtroppo era capitato nella famiglia sbagliata.
"Oggi sono qui per presentarvi una persona a me importante. Vi ho raccontato di questa persona diverse volte al telefono, sapete benissimo chi è e per questo l'ho portato qui." Disse Benjamin. "Per dimostrarvi la persona meravigliosa che è." Aggiunse, facendo cenno al minore di afferrare la sua mano e avvicinarsi a lui.
Federico, titubante, si avvicinò ed un sorriso imbarazzato fece capolinea sopra il suo volto.
Davanti a lui si parò una donna all'incirca sui quarant'anni e passa, stretta in un bellissimo abito nero e i capelli biondi cadevano dietro la sua schiena: gli occhi erano esattamente come quelli del moro, ma niente a che vedere con ciò che quest'ultimo aveva dentro essi.
Nicolas, invece, era stretto in un completo elegante e i capelli corti erano ben sistemati: questo aveva gli occhi scuri, ma lo stesso sorriso di Benjamin.
"È un piacere conoscervi, finalmente." Disse Federico, imbarazzato.
"Non devi avere vergogna e non devi essere così imbarazzato, siamo delle semplici persone." Sorrise Nicolas, mentre Jocelyn sistemava gli ultimi fogli che erano presenti sulla scrivania.
"Si è fatto abbastanza tardi, che ne dite di andare a prendere posto a tavola?" Propose Jocelyn.
I tre annuirono, così Nicolas uscì dalla porta seguito da sua moglie.
Federico stava facendo la stessa cosa, ma venne bloccato da Benjamin che lo attirò al suo corpo.
"Come ti senti ora?" Gli chiese il maggiore.
"Molto meglio rispetto a prima." Disse Federico. "Grazie per le tue raccomandazioni, sono servite tantissimo." Aggiunse.
Benjamin gli sorrise per poi lasciare sopra le sue labbra un bacio casto.
Si apriva a loro una lunga serata.
STAI LEGGENDO
Istruttore || Fenji
FanfictionUna storia dove il giovane ventiquattrenne Benjamin Mascolo decide di aprire una palestra tutta sua. Ma cosa succede se Federico Rossi, un ragazzo ventitreenne dai capelli tinti di bianco, decidesse di iscriversi con il migliore amico alla palestra...