Capitolo 36.

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Federico non aveva più certezze.
Il futuro che voleva con il maggiore non c'era più.
Kail aveva avuto la sua vendetta, stavano partecipando ad una gara di cui però Federico non ne sapeva affatto l'esistenza.
Non sentiva più nulla, solo una strana sensazione nel petto che non lo lasciava stare: tristezza, delusione, ma era soprattutto schifato da quel ragazzo.
Quel ragazzo a cui aveva dedicato tutto, di cui si era innamorato.
Ma forse aveva sbagliato, eccome se l'aveva fatto.
Aveva smesso di lottare per le cause perse, seppure continuava a ripetersi che per Benjamin avrebbe dovuto farlo, non si sarebbe dovuto arrendere così facilmente.
Ma Benjamin sarebbe stato in grado di lottare per lui?

Benjamin, dopo l'accaduto, aveva chiamato immediatamente un'ambulanza che portò Kail in ospedale.
Era corso subito fuori la casa, seguendo la scia di profumo che Federico aveva portato con sé, ma non lo trovò.
Si ritrovò in un semplice vicolo cieco, senza via di scampo.
Di Federico nessuna traccia e sentiva il suo cuore spezzarsi sempre di più: l'aveva fatto ancora.
Aveva fatto soffrire il ragazzo che aveva sempre amato.
Aveva fatto soffrire il suo, ormai, ex fidanzato.

L'orologio che Federico portava al polso segnava precisamente le dieci e mezza: erano passate due ore dell'accaduto, all'ennesima chiamata del più grande aveva spento e buttato a terra il telefono.
Questo aveva il vetro spaccato, ma a lui cosa importava?
Cosa gli importava del mondo intorno?
Lui ormai non pensava più a nulla, solo alle sue sigarette che in breve tempo aveva terminato.
Entrambi i pacchetti di sigarette erano stati consumati e buttati a terra, esattamente come i mozziconi: quella casa era diventata una camera a gas, non si poteva più percepire il grande profumo che aveva con sé.
Solo quel divano era rimasto, quello che Federico aveva condiviso con Benjamin.
Un'idea balenò nella sua testa: prese le chiavi ed il telefono, rotto, per poi uscire di casa e raggiungere la discoteca che serate prima aveva aperto.
Entrò dentro e il forte odore di alcool era entrato prepotente nelle narici di Federico.
Quest'ultimo non amava questi posti, preferiva stare con il proprio fidanzato oppure i giusti amici in casa, trovava quei luoghi inutili ma efficaci per distrarsi.
Quella sera aveva intenzione di strafare, di bere e dimenticare quei fottuti occhioni verdi, anche se a volte indecifrabili, che facevano parte di ogni suo pensiero.
Quella sera sarebbe stata illegale.

Corpi sudati ballavano uno attaccato all'altro, non poche erano le persone che bevevano ogni tipo di liquido colorato assieme a tante sigarette e roba che Federico non aveva intenzione di provare.
Questo era in pista con attorno più di un ragazzo che aveva osato toccare il suo corpo, ma lui era troppo ubriaco per pensarci.
La bottiglia di vodka era stretta tra le sue mani, se la stava bevendo tutta eppure Benjamin ancora non era scomparso dalla sua mente: si ripeteva, come un boomerang, la scena del suo ex fidanzato che si faceva dominare da Kail, quella specie di essere umano.
Un ragazzo dai capelli rossi e gli occhi scuri, con davvero un bel fisico e un viso del tutto particolare a parere di Federico, si avvicinò a lui.
"Ciao." Disse questo, toccando il petto del minore.
"Mh." Mugolò quest'altro, sorseggiando il liquido che continuava a bruciare nella sua gola.
Il ragazzo sconosciuto attirò a sé il corpo del minore, iniziando a lasciare dei baci sopra il suo collo.
"Sai, sei un ragazzo davvero invitante." Gli sussurrò. "Sono ormai ore che ti osservo, non sembri niente male." Aggiunse. "Chissà se posso dire la stessa cosa di quando sei a letto." Sussurrò, con fare provocante.
"Perché non lo scopri, allora?" Gli chiese Federico, mordendosi il labbro inferiore.
"Comunque piacere, sono Axel." Disse questo. "Ma puoi chiamarmi come preferisci." Aggiunse.
"Sono Federico." Si limitò a dire il minore, prima di baciare il collo nudo del ragazzo sconosciuto. "Andiamo in bagno, ora." Ordinò Federico.
I due ragazzi raggiunsero i bagni della discoteca e, con grande fatica, riuscirono ad entrare dentro uno di questi.
Federico si tolse la camicia, permettendo ad Axel di possedere il suo corpo.
Non voleva pensare a niente, quella sera aveva intenzione di peccare.
Solo una semplice passione.
Solo uno sfogo.
Solo del sesso.

Axel si era spogliato e aveva lasciato Federico che si stava togliendo gli abiti lentamente, facendo aumentare la voglia del rosso.
Una voce, però, lo fece fermare.
Quella voce che aveva amato e che continuava ad amare.
Cadde a terra, facendo preoccupare il ragazzo che era con lui.
"Federico, tutto bene?" Domandò Axel.
"I- io..." tentò di dire il bianco, ma non ci riuscì.
Un qualcosa lo stordì, mentre la voce di Benjamin si faceva spazio nella sua testa.
Era frutto della sua immaginazione?
Era lì?
Si alzò da terra, seppure con grande difficoltà, raccogliendo i suoi vestiti.
"A- Axel perdonami, i- io devo a- andare." Balbettò Federico, uscendo dalla discoteca soffocante.
Una volta fuori, la sua vista divenne meno nitida ma riuscì a riprendersi e camminare, con le lacrime agli occhi.
Pensava al suo fidanzato, fumando la sua solita ed amata sigaretta, l'unica rimasta.

Erano ormai minuti che Federico passeggiava piangendo, non sapeva più orientarsi e rideva da solo, gridando il nome del moro.
Lo voleva accanto a lui, ma allo stesso tempo avrebbe voluto urlare contro il più grande per ciò che gli aveva fatto.
Qualcosa lo bloccò, la presa di una mano forte sul suo giubbotto lo fece voltare e sentì la terra mancare: gli occhi erano arrossati e magari era solo una semplice illusione, ma davanti a lui c'era Benjamin.
Questo non aveva affatto una bella cera: i capelli cadevano disordinati sopra la sua fronte, gli occhi erano rossi e cupi, le labbra martoriate da morsi e non poche erano le croste su queste.
Cosa aveva combinato quel ragazzo?
"Federico..." Sussurrò Benjamin, con il labbro inferiore che tremava.
"Lasciami stare." Disse secco il minore.
"Non ti lascio andare, almeno lasciami spiegare." Ribattè l'altro.
"Cosa vorresti dirmi? Che non ti sei reso conto della situazione? Che avresti voluto respingerlo? Risparmia il fiato, Benjamin, perché io non voglio le tue scuse." Disse, freddo, Federico. "Non voglio nemmeno te." Aggiunse, marcando bene le ultime parole.
"A me non interessa, invece. Tu mi devi ascoltare Federico, non so esattamente cosa mi sia preso ma..." tentò di dire l'altro, ma venne bloccato da Federico.
"Ma invece ci sei stato senza respingerlo." Disse. "Mi fai schifo." Disse acido, guardando in malo modo il ragazzo che aveva di fronte.
Buttò a terra la sigaretta prima di riprendere a camminare, quando un capogiro lo fece fermare.
Benjamin lo prese in tempo, quel ragazzo aveva bevuto troppo e non poteva continuare così.
Due fari della macchina attirarono la loro attenzione, facendoli voltare contemporaneamente.
Dopodiché, il buio.

Istruttore || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora