Capitolo cinquanta

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Blake Oliver Carter.
Ocean city, Maryland.

"... ascoltami Mia, non ha senso continuare così, o parliamo di stanotte oppure... oppure impazzisco"
"Mi dispiace ma adesso non... ho niente da dire" risponde lei, con un filo di voce. "Ho solo una gran... confusione in testa"
"Io invece qualcosa da dire ce l'avrei, cominciando dalla cosa più... importante: Seth..."
"Possiamo parlarne, con tutta calma, non appena arriveremo a New York? Adesso ho del lavoro da finire"
"... ti ha forse parlato di sentimenti?" continuo io, sedendomi di fronte a lei. "Perché se è così, allora io e te abbiamo un lungo discorso da affrontare"
"Non sono stata abbastanza chiara, forse? Ho del lavoro da finire, parleremo di questo argomento una volta arrivati a New York, una volta arrivati a casa"
"Sei libera di non parlare, di rimanere in silenzio, ma io ho bisogno di mettere le cose in chiaro con te, una volta per tutte"
"Non abbiamo molto da chiarire Blake, tu... provi qualcosa per me ed io... beh io... non... lo so..."
"Cosa non sai? Non sai se provi qualcosa per me?"
"... non... so più niente, mi stai facendo impazzire, letteralmente impazzire dannazione, tu... mi stai mandando fuori di testa, fuori di testa completamente, fuori di testa come mai nessuno prima di te" si alza in piedi e nervosa, comincia a camminare intorno al tavolo del salotto. "Avevo tutte le idee chiare, su ogni cosa, poi... poi due settimane fa mi ha chiamato Seth e..."
"Un momento. Un momento. Un momento, Seth ti ha... chiamata?"
Annuisce. "... e da quel giorno, da quel dannato giorno, niente è più stato lo stesso"
"Sei confusa, probabilmente. Sei confusa tanto quanto lo sono io"
"Non dire idiozie" ride, fermandosi davanti alla vetrata più grande. "Sei l'unica persona al mondo che non è mai confusa su qualcosa"
"Vero, ma stavolta credimi che è diverso, stavolta ho una grandissima confusione in testa" accendo, l'ennesima sigaretta. "Una confusione che mi sta facendo impazzire... diamine sei... il mio... avvocato e non posso aver perso la testa per te, non posso permettermi di andare contro la legge se..."
Mia, mi interrompe. "Non hai mai rispettato la legge perciò non dirmi che la tua preoccupazione principale è proprio lei: la legge infranta perché non me la bevo una stronzata simile" sospira, incrociando le braccia al petto. "E poi, per la cronaca, a nessun giudice importa se tra noi due dovesse esserci un qualcosa di... sentimentale"
Accenno un sorriso. "Mi stai forse dicendo che le stesse cose che provo io, le provi anche tu?"
"Come la metti con... come si chiama? Quella ragazza di ieri sera del bar?"
Mi avvicino, lentamente a lei. "Pensi davvero che io sia andato a casa sua, nel suo appartamento e che ci abbia fatto sesso? No Mia, con Savannah non è successo assolutamente nulla... mi ha baciato, sì, l'ho riaccompagnata a casa, sì, ma nulla di più... al ritorno, mi sono fermato nel pub irlandese qui dietro, da solo, ho passato lì un paio d'ore, mi sono scolato non so quanti drink e alla chiusura, sono tornato a casa... per questo puzzavo di alcol, bar e fumo" prendo per un attimo fiato. "E ora per... favore, rispondi alla mia domanda: provi le stesse cose che io provo per te?"
"Non... lo so, non... lo so davvero Blake, mi... dispiace"
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