Capitolo sessantacinque

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Blake Oliver Carter.
New York.

"... vostro onore, Blake Carter e il suo avvocato, Mia Moore, hanno una relazione e qui con me, ho delle prove che lo dimostrano..."
"Questo non rientra nel processo... obiezione vostro onore" interviene Mia, stringendo entrambe le mani in due pugni stretti. "La mia vita privata e la vita privata del mio cliente non sono argomento processuale"
"Obiezione respinta, continui signor Hunter"
"... sono delle fotografie che ritraggono la qui presente signorina Moore e il qui presente signor Carter in atteggiamenti... intimi, fuori dall'ufficio legale Moore un paio di sere fa..."
Di scatto, mi alzo in piedi.
"No, siediti immediatamente, ci penso io"
"... inoltre" continua Scott, più strafottente che mai. "Il signor Carter è stato ospite per diversi giorni in casa della famiglia Moore a Manhattan e poi, ospite in casa loro ad Ocean city"
"Giuro che lo ammazzo" sussurro a denti stretti, mentre Mia, sempre più nervosa, si sistema il tubino nero.
"Ho detto che ci penso io e così sarà, tu stai tranquillo"
"Io... non ci riesco, mi dispiace... devo..."
"... non devi niente Blake" risponde lei, girando con fare isterico le pagine del fascicolo. "Finché non verrai chiamato in causa, rimarrai lì, immobile su quella fottutissima sedia e soprattutto, rimarrai in silenzio"
La amo. La amo alla follia, sempre, in ogni momento.
La amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma credetemi, quando Mia risveglia la stronza che è in lei, arrivo ad amarla addirittura il doppio.
"Signorina Moore, risponda con tutta sincerità: lei ha una relazione con il suo cliente?" chiede il giudice, senza giri di parole.
"Non penso proprio che la mia vita privata possa interessare a lei, a quell'idiota... volevo dire, Scott e non penso proprio che possa interessare a Jefferson Hunter... oggi siamo qui, in quest'aula di tribunale per motivi decisamente più importanti, per motivi decisamente più... gravi"
"Sa che se lei ha una relazione con il suo cliente, potrebbe andar contro alla legge?"
"... ho qui le foto, le foto provano questa pseudo relazione tra i due" di nuovo Scott, di nuovo con la busta in mano.
"Oh dannazione Hunter, chiudi quella maledetta bocca" Mia sbotta, impedendo a lui di parlare di nuovo. "Se hai foto, che riguardano me e Blake sei pregato di consegnarmele, altrimenti ti giuro che..."
"... altrimenti intervengo io con queste" si avvicina a noi il padre di Mia, con una busta beige in mano. "E Scott, sei già in casini abbastanza seri, in casini probabilmente molto più grandi di te senza che il giudice veda queste"
"Non... farlo Chris, ti... supplico" Jefferson balbetta mentre tremando, allenta il nodo della cravatta chiara. "Quelle fotografie erano fotografie che andavano bruciate e tu... mi avevi promesso che te ne saresti occupato te personalmente"
"La tua prestigiosa carriera non ti ha insegnato nulla? Non ti ha insegnato che non bisogna mai buttare delle prove schiaccianti che un giorno, potrebbero tornare utili?"
Mia sorride, sedendosi di nuovo al mio fianco.
"Quelle foto... quelle foto, riguardano mio figlio"
"E quelle invece" Chris, indica la busta gialla appoggiata davanti a Scott. "Riguardano mia figlia e Blake... come la mettiamo?"
"Straccia quelle foto, immediatamente Scott"
"Neanche morto" afferra la busta e sorridendo la consegna al giudice. "La verità devono saperla tutti, papà... tutti, nessuno escluso... prego vostro onore, apra pure" lo incoraggia, guardando nel mentre, con aria di sfida sia Mia che me. "Lì dentro troverà tutto quello che serve per..."
"... signor Hunter, la prego di sedersi" sospira il giudice, allontanando la busta. "Altrimenti mi vedrò costretto a prendere dei provvedimenti"
"Quasi dimenticavo" ride isterico, allungando un'altra fotografia, una decisamente più grande delle altre. "La più importante, quella che ritrae Mia Harper Moore dentro una farmacia mentre acquista un test di gravidanza... congratulazioni Carter, evidentemente diventerai padre"
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