Capitolo nove

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Mia Harper Moore.
Manhattan, New York.

"... avanti Mia, manchi soltanto tu, Jefferson e..."
"... Jefferson e famiglia sono in salotto da almeno due ore, a sorseggiare costosissimi cocktail e sgranocchiare costosissimi salatini mentre aspettano me, lo so" di sfuggita, guardo mio padre. "Sai, è abbastanza difficile ignorare la loro ingombrante e non affatto gradita presenza, soprattutto se, a voce fin troppo alta, definiscono Blake un mostro"
"Non... è come sembra, Scott è molto scosso, quando ripensa a quella nottata va in tilt, totalmente"
"Non dire idiozie" rido, nascondendo il fascicolo di Blake sul fondo del comodino. "Scott è soltanto un bravissimo attore, suo padre un abilissimo avvocato e insieme formano un duo in grado di raggirare la giustizia e raggirare te, ogni volta che serve"
"Mentre siamo sul discorso Hunter, ti comunico con largo anticipo che nessuna delle tue richieste verrà accettata: nessuna cena del mercoledì a casa nostra verrà annullata e nessun pranzo della domenica a casa Hunter verrà annullato" sospira, incrociando le braccia al petto, mentre si appoggia con la spalla allo stipite della porta della mia stanza. "E tu ci sarai, ad ognuna di loro"
"Scordatelo, potrà anche cascare il mondo ma questa sera sarà l'ultima volta che siederò in un tavolo fatto di falsità, corruzione, malvagità e..."
"Mia, basta, smettila"
"... non siederò di fianco a quell' idiota di Scott e men che meno risponderò a stupide e inutili domande su Blake o sul caso Hunter - Carter, poi per concludere..."
"... dannazione Mia, vuoi chiudere il becco, immediatamente? Abbiamo... visite"
"Cosa significa che... Jefferson? Cosa diamine ci fai tu qui, nella mia camera?"
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