Capitolo cinquantanove

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Blake Oliver Carter.
Manhattan, New York.

"... sono più che consapevole che il nostro rapporto non è cominciato con il piede giusto, ma credimi, io... non sono una persona cattiva, anzi, tutto il contrario..."
A braccia conserte, ascolto Chris, il padre di Mia.
"... mi faccio in mille per aiutare i ragazzi come te, i ragazzi nella tua stessa situazione e fidati che ognuno di loro, ogni loro racconto, ogni loro storia, mi ha rubato un pezzo di cuore..."
"Mi perdoni, ma non capisco cosa vuole da me"
"... esattamente come un pezzo di cuore mi è stato rubato da te... posso finire di parlare? Diamine hai lo stesso vizio di mia figlia: quello di non far finire un discorso alle persone" ride lievemente, mentre allunga verso di me delle fotografie e dei fogli stampati. "Stavo dicendo, che proprio perché il tuo caso mi ha rubato un pezzo di cuore, ho deciso di fare delle ricerche, delle indagini personalmente sulla famiglia Hunter e quello che ho trovato sul loro passato e sul presente di Scott lascia senza parole..."
Non batto ciglio.
"... certo, non è stato semplicissimo arrivare a tutto ciò, ma con le conoscenze giuste e qualche supplica, un paio di giorni fa, sono riuscito ad entrare negli archivi del tribunale"
"Non... capisco... per quale motivo? Perché sta facendo tutto questo per me se mi odia"
Chris, sospira. "Io... non ti odio, non potrò mai odiare un qualcosa che mia figlia ama più di lei stessa e inoltre, vorrei che tu... che tu accettassi le mie scuse"
"Non... so cosa dire"
"Assolutamente niente, ma devi però ascoltami, perché sono qui per aiutarti, sono qui per darti una mano" sospira, questa volta profondamente. "Io conosco quella famiglia, forse addirittura più di loro stessi, conosco ogni loro punto debole, ma soprattutto conosco ogni minuscolo punto debole di Jefferson e so perfettamente come metterlo con le spalle al muro, in pochissimi secondi... conosco ogni sua mossa lavorativa e per me, non sarà affatto difficile batterlo"
"Jefferson ha così tante conoscenze da potermi seppellire vivo"
"Non... dirlo nemmeno per scherzo, noi vinceremo contro quella gente, anche a costo di portarli in tribunale cento volte in un solo anno e ora non perdiamo altro tempo, maniche alzate e aggiorniamo il tuo fascicolo, mentre Mia è al supermercato con sua mamma"
"Io... non penso proprio che lei, signor Moore, si senta molto bene questo pomeriggio"
"Mi sento benissimo, invece... voglio semplicemente darti la chance che avrei dovuto darti mesi fa... sei un bravo ragazzo e mi pento di come ti ho trattato" confessa, versando del whisky per entrambi. "Conosco la mia bambina e so che non si sarebbe mai messa contro me e sua mamma se tu, non ne valevi la pena, ma soprattutto non si sarebbe mai messa contro di noi se tu eri realmente il balordo, disgraziato, delinquente che almeno metà Manhattan crede..."
"Io... non so se queste siano parole sincere, ma in ogni caso le apprezzo, come apprezzo il suo aiuto, signor Moore"
"... lei con te brilla, con te è realmente felice e se fino a qualche giorno fa non approvavo la vostra relazione, ora posso dirvi con certezza che avete la mia benedizione" accenna un sorriso, per la prima volta, sincero. "Quello che per me conta, quello che per me è estremamente importante è che mia figlia stia bene, che sia al sicuro e che al suo fianco abbia un bravo ragazzo che la ama, la rispetti e tu, sei proprio quel ragazzo"
Quasi timidamente, sorrido.
"E ora mio caro Blake, non perdiamo altro tempo, concentriamoci sul tuo fascicolo"
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