Capitolo cinquantadue

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Blake Oliver Carter.
Bronx, New York.

"Alt. Alt. Alt, dove credi di andare?" fermo Mia, prendendola piano per un braccio. "Cos'hai... detto?
"Non... farmelo ripetere di nuovo, per... favore"
"... tu provi qualcosa per me? Provi dei sentimenti per... me?"
Non risponde, solleva soltanto le spalle.
"E da... quando?"
"Credo di averlo capito nell'esatto momento in cui hai messo piede in casa mia"
"Entriamo in casa, per... piacere, dobbiamo parlare e farlo qui, in mezzo ad un cortile, non... lo accetto"
"Domani Blake, adesso non... posso, devo tornare a Manhattan"
"Domani? Manhattan? Assolutamente no" rido, scuotendo leggermente la testa. "Mi hai appena confessato tutto quello che volevo sentirti dire da almeno due mesi e adesso non aspetto fino domani per parlarne, il lavoro in ufficio può aspettare mentre io no..."
Borbotta qualcosa, alzando gli occhi al cielo.
"... e con tutta sincerità, non credo proprio che sia un lavoro così importante quello che ti aspetta a Manhattan, altrimenti saresti già andata via da un pezzo e non saresti rimasta qui, ferma immobile davanti a me" le prendo la mano nella mia, avvicinandomi poi a lei.
"Il tuo essere così... fastidiosamente testardo, potrebbe tranquillamente essere uno dei tanti motivi per cui potrei odiarti, sai?"
"Impossibile" sorrido, stringendola a me. "Non saresti capace di odiarmi, mai"
"Vuoi forse scommettere Carter? Vuoi scommettere che..."

La bacio e tutto il resto del mondo, non esiste.

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