Capitolo cinquantacinque

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Mia Harper Moore.
Manhattan, New York.

"... ristorante italiano, cucina giapponese, cucina cinese e qualche fetta di pizza classica, niente farcitura"
Ne prendo una fetta, sorridendo. "Non potevi fare scelta migliore di questa"
"Pensi di riuscire a finire tutto?" ride, guardando la scrivania interamente ricoperta di sacchetti di carta, scatole take away e fascicoli ancora da archiviare. "Ho esagerato, lo ammetto, ma così facendo sono andato sul sicuro"
"Mi accontento di poco: una pizza e una Coca-Cola vanno più che bene, sempre" accenno un sorriso, rubando qualche patatina fritta dal pacchetto di Blake. "Niente ristoranti stellati, niente pranzi o cene gourmet, niente di sofisticato, ma cose semplici"
"Ne hai ancora per molto qui?"
Annuisco. "Ho cominciato da poco i fascicoli con la lettera M, devo arrivare alla lettera Z"
"Potrei... restare, con te, a darti una mano"
"Apprezzo molto il tuo volermi aiutare ma non credo che tu voglia restare chiuso qui dentro fino domattina"
"Se ti dicessi che non accetto un no come risposta?" mangia, un abbondante forchettata di pasta al pesto. "Poi... poi sarei più tranquillo se rimanessi con te, non mi piace che resti sola in piena notte in un palazzo così... grande e senza il servizio di portineria notturno"
"Perché diamine sei così testardo, sempre?"
"Perché sono Blake Oliver Carter e la testardaggine fa parte di me, sempre... comunque, vorrei rimanere così da poter... parlare, ho un paio di cose che vorrei... chiederti"
"Se si tratta di Scott, non risponderò a nessuna domanda, almeno per questa sera"
"Non si tratta di lui, ma si tratta di... noi" agitato, apre una bottiglia di birra. "Esattamente cosa... siamo? Intendo, io e te, insieme, cosa siamo?"
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