- Epilogo -

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"You will forever be my always"

Mia Harper Moore.
Manhattan, New York.
Tre anni dopo.

"... nella sala d'attesa c'è una persona che insiste per incontrarla"
"Non posso, oggi assolutamente non posso incontrare altri clienti, ho un caso estremamente complicato da risolvere e non... ho tempo, le dica però di tornare domattina, intorno alle nove sarebbe perfetto"
"Non ha intenzione di andarsene dalla sala d'attesa finché lei non lo riceve, dice che Mia Harper Moore è il miglior avvocato dell'intero quartiere di Manhattan"
Profondamente, sospiro. "Mi pento, in momenti come questo, mi pento di aver scelto di trasferirmi lontana da mio padre" seguo Clara, la mia nuova assistente, fino la sala d'attesa. "Prego, le posso dedicare al massimo..." un colpo al cuore, un forte, colpo al cuore. "Blake? Cosa... cosa... ci fai tu qui?"
"Sono contento anch'io di rivederti, dopo quasi quattro anni di lontananza" ironizza, scartando delle caramelle alla menta. "Sto bene, la mia vita va decisamente meglio e sì, vivo ancora nel mio quartiere, nel Bronx"
"In quale altro casino più grande di te, ti sei cacciato questa volta?"
"Perché diamine pensi subito a questo?"
Incrocio, le braccia al petto.
"E va bene, potrei aver combinato qualcosa"
Alzo, gli occhi al cielo. "Quanto grave?"
"Sicuramente meno grave di anni fa, ma comunque impegnativo"
"Blake..."
"Lo so, lo so, lo so"
"... avanti vieni, posso dedicarti un quarto d'ora"
Rivederlo davanti a me, a distanza di qualche anno mi sembra quasi strano.
Lui, bello come un tempo. Dannato come la prima volta che l'ho conosciuto.
"Ho impiegato quasi una giornata intera per cercare il tuo nuovo ufficio"
"Avendo il mio numero di telefono, potevi semplicemente chiamare o non so, mandare un messaggio, oppure... chiedere semplicemente il nuovo indirizzo a Seth"
"Come ben sai, quando si tratta di te, Seth non spiccica mai una parola" entra in ufficio, si siede e improvvisamente, sposta ogni singolo foglio appoggiato sulla scrivania, sul mobile bianco alla sua destra. "Quel ragazzo ha un senso di protezione nei tuoi confronti così forte che potrei definirlo fuori dal normale"
"Non... toccare niente, se mischi anche un solo foglio, giuro che ti taglio entrambe le mani, all'istante" sospiro, spostando nuovamente le pile di appuntamenti, sopra la scrivania. "Non... sono cose da toccare, lascia ogni dannata cosa che vedi al suo posto"
"Sapevo, tramite tuo padre, che avevi cambiato ufficio, ma non pensavo così..."
"... lontano dal vecchio?" mi siedo, a braccia conserte, di fronte a lui. "Beh, non ho avuto molta scelta, sai? Savannah la stronza era costantemente nei paraggi e di conseguenza anche tu, lo eri, avendo scelto di lavorare part-time nel suo bar"
"Diamine sono passati cinque minuti da quando ho messo piede in questo ufficio e già mi parli di cose successe tre anni fa" nervoso, si accende una sigaretta. "Lo so di essere stato un completo idiota, ma..."
"... spegni immediatamente quella roba, ci sono i rilevatori di fumo attivi, sei per caso impazzito?"
"... ma ti ho chiesto scusa in tutte le maniere possibili, ho fatto qualunque cosa per riaverti, ma tu... tu Mia, hai preferito andartene" spegne la sigaretta nel piccolo vaso di fiori vicino a lui.
"Cos'altro avrei dovuto fare? Abbracciarti e dirti di non preoccuparti che avremmo risolto tutto, che avremmo risolto ogni cosa?"
"Non necessariamente" solleva le spalle, indicando poi la mia mano sinistra. "Ma sei comunque un controsenso, perché indossi ancora il mio regalo"
"Non è l'anello che mi hai regalato" sospiro, togliendo il mozzicone della sigaretta dal vaso.
"Ah no? Allora come mai quell'anello ha lo stesso identico brillante, lo stesso identico taglio, colore e spessore del mio regalo? Se dovessi guardare all'interno, ci scommetto quello che vuoi che trovo la nostra frase incisa: You will forever be my always"
"Parliamo dei tuoi... casini"
"Non cambiare discorso, Mia Harper Moore" ride lievemente, appoggiando i gomiti sul bordo della scrivania. "Quell'anello, è il mio di anello e se tu lo indossi ancora perché ti senti legata o perché ami mostrarlo al mondo intero o perché non... non so, non ci vedo nulla di male... in fin dei conti è solo l'anello che ti ha regalato il tuo ex fidanzato con cui non stai più insieme da ben due anni"
"Sono tre, gli anni Blake. Sono ben tre anni che io e te non siamo più insieme" apro, un nuovo fascicolo. "E d'accordo, ammetto che questo è il tuo di anello, ammetto che alcune volte, lo indosso, ma non... farti strane idee"
"No, assolutamente..."
"Blake..."
"... dovrai però trovare una scusa credibile quando il tuo nuovo fidanzato, vedrà che indossi un anello così... importante"
"Non sarà necessario, io ed Edward non stiamo più insieme da almeno sei mesi"
"Ah... non lo... sapevo"
"Invece tu, con Savannah? Come vanno le cose?"
Solleva le spalle. "Non hanno funzionato, lei abita di nuovo ad Ocean city e ha venduto il locale qui a New York subito dopo il trasferimento..."
"Che gran peccato" ironizzo.
"... quindi se vorrai tornare nel tuo vecchio ufficio nel cuore di Manhattan, puoi tranquillamente farlo"
"Preferisco di gran lunga rimanere qua... adesso concentriamoci però sui nuovi reati commesi, avanti"
"Preferirei invece parlare del passato"
"Io invece, direi di parlare di lavoro" mi passo, una mano tra i capelli. "Si sta facendo tardi e ho del lavoro urgente da finire"
Scarta, un'altra caramella alla menta mentre borbottando, annuisce. "Coinvolgimento in un paio di risse, in una di queste sono stato fermato dalla polizia e ho un richiamo in tribunale tra un paio di mesi, affiancato dal mio avvocato, perciò ho nuovamente bisogno di te"
"Perché l'hai fatto?"
"Semplice, sono Blake Oliver Carter, il ragazzo problematico del quartiere più malfamato della città"
"Non esisteva più quel Blake"
"Non esisteva più con te al mio fianco" confessa, guardandomi. "Poi tu, hai scelto di andartene e quella parte di me è tornata di nuovo"
"Parleremo di questo in un altro momento, non adesso" prendo un paio di appunti mentre Blake, scarta altre caramelle. "Ora pensiamo al tribunale"
"Mi aiuterai?"
"Ho scelta?"
"Beh, puoi sempre rifiutarti"
"Non lo farei mai, è pur sempre il mio lavoro"
Allunga una mano verso di me, ma d'istinto l'allontano.
"Prendi appuntamento con Clara, poi portami le denunce e il richiamo in tribunale, così vedrò quello che posso fare"
"Grazie, Mia" accenna un sorriso, alzandosi in piedi. "Comunque dovresti cambiare segreteria, non credo di piacerle, credo che mi odia già tanto quanto mi odiava Natalie e poi... poi è leggermente acida con i clienti, potrebbe farteli scappare tutti, uno ad uno"
"Oggi l'ufficio sarebbe chiuso, perciò non è lei acida ma tu stressante, testardo e insistente come sempre"
Ride, scuotendo leggermente la testa.
"Mi... raccomando, in questi giorni comportati bene"
"Ci proverò"
"Non devi provarci, devi farlo"
Annuisce. Annuisce soltanto e poi, se ne va. Se ne va lasciando in tutto l'ufficio il suo inconfondibile profumo di menta mista a tabacco.
Mi è dannatamente mancato, lo ammetto. Esattamente come ammetto che lui, rimarrà per sempre la parte più bella e più importante della mia vita.
Lui rimarrà sempre e comunque il ragazzo problematico del Bronx ed io rimarrò sempre e comunque il suo avvocato di Manhattan che un giorno, di quattro anni fa, ha scelto di percorrere insieme a lui la stessa strada, mano nella mano.

Lo schermo del mio cellulare si illumina e senza neanche accorgermene, un paio di lacrime mi rigano le guance.

"Più di quello che siamo stati, mi manca quello che insieme saremmo potuti essere, se solo tu avessi voluto... ti amerò per tutta la vita, Mia Harper Moore e se sarà necessario, ti amerò anche oltre"

Stringo, il telefono al petto piangendo a dirotto, ti amo anch'io Blake Oliver Carter, ora e per sempre, più di qualsiasi altra cosa al mondo.

The end.

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