9. Dreaming is not a crime (is it?)

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Cinque episodi di Friends più tardi, Harry iniziava a sentirsi insonnolito. Non perché fossero noiosi, anzi, ma era tardo pomeriggio e l'abat-jour sul suo comodino diffondeva la sua luce dorata nella stanza, Louis era al suo fianco e tutto era caldo e confortevole.
Avevano cambiato posizione durante gli ultimi tre episodi, spostando il computer verso la testiera del letto e distendendosi a pancia in giù per stare più comodi, le spalle e i fianchi così vicini da toccarsi. Il materasso era da una piazza e mezza, quindi non è che avessero poi tanto spazio, e a Louis piaceva davvero il contatto fisico.

«Vuoi guardarne un altro?» mormorò quando lo schermo del computer si scurì, dopo i titoli di coda.
Louis scosse la testa, stiracchiandosi pigramente. «Mi piacerebbe, ma penso di dover tornare a casa.»
Giusto, Louis aveva una casa. Harry si schiaffeggiò mentalmente nel tentativo di risvegliarsi, soprattutto perché stava ancora fissando Louis e non aveva detto una parola. «Giusto, sì,» annuì appena riuscì a riprendersi.

Il maggiore sorrise, la luce calda che si insinuava tra le rughette agli angoli dei suoi occhi e ammorbidiva l'azzurro delle sue iridi. Harry dovette trattenersi dal tracciare i contorni che le ombre creavano sul suo viso, a lato del naso e sotto il suo mento e lungo la parte più incavata delle guance.
«Okay,» disse, giusto per non restare in silenzio. Non sapeva chi tra lui e Louis avesse parlato per ultimo, ma non sembrava poi così importante. Sospirò mentre si alzava dal letto, passandosi una mano tra i capelli per spingerli indietro e riportando il computer sulla scrivania.

Louis si alzò a sua volta, si sistemò la felpa ora un po' stropicciata e si allungò verso la porta proprio mentre Harry faceva lo stesso, incontrando la sua mano sulla maniglia. «Oops,» sorrise a bassa voce. Il modo in cui alzò lo sguardo sul riccio e si spostò la frangia dagli occhi fu abbastanza da mandare in cortocircuito i neuroni di Harry. Sempre che fossero mai stati funzionanti.
Era così bello. In quella luce sembrava un angelo.

Harry aprì la bocca per dire qualcosa, il respiro ancora bloccato in gola. Cos'è che doveva fare?
Louis accarezzò con il pollice il lato della sua mano, e a quello il corpo di Harry si mosse da solo. Non sapeva cosa stesse facendo quando si chinò lievemente in avanti e posò le labbra su quelle del maggiore.

«Oh,» sembrò espirare Louis. Harry non ne era sicuro perché le loro bocche erano premute insieme e il suo cervello era completamente vuoto. Sentì Louis irrigidirsi un momento prima di rilassarsi e stringere un po' la sua mano, così cercò di aiutarlo spostando la mano libera sulla sua nuca e approfondendo il bacio. Le sue labbra erano così morbide, calde e perfette, Harry dovette aggrapparsi al suo fianco per non cadere, perché le sue ginocchia stavano per cedere.

Louis spostò entrambe le mani sulla sua schiena, accarezzandolo da sopra la felpa e sospirando nella sua bocca. La sua espressione era un fantastico mix di smarrimento e meraviglia quando Harry si distaccò per guardarlo.

«Ancora,» chiese, la voce bassa e arrochita, Harry lo accontentò immediatamente perché a quanto pareva non sapeva resistere. E la seconda volta sembrò persino meglio: Louis socchiuse spontaneamente le labbra, la sua bocca sapeva ancora un po' di dentifricio alla menta ed Harry poté solo spingerlo contro la porta quando le loro lingue si accarezzarono, lentamente. Sentiva le mani di Louis arricciate nella sua felpa, il suo corpo contro il proprio, il battito cardiaco troppo veloce, il sangue che quasi frizzava nelle sue vene. Gli girava la testa e dovette staccarsi per calmare il respiro, ma non riusciva a tenere la bocca lontana da Louis e così rimediò premendo baci lungo la linea della sua mandibola.

«Cazzo,» sospirò guardando Louis inclinare il capo all'indietro. La pelle del suo collo era ancora abbronzata e così magnificamente esposta ed Harry voleva solo passarci sopra la lingua, così lo fece. «Sei così bello, è insopportabile.»
Louis gemette in risposta, stringendo la presa nella sua felpa ma lasciandola andare l'attimo dopo, per spostare le mani verso l'alto e infilarle tra i capelli del riccio. Strinse la presa lì, ed Harry dimenticò come respirare perché- ugh, amava farsi tirare i capelli. Non troppo, solo... un pochino, abbastanza da sentire quel lieve dolore che faceva aumentare il suo battito cardiaco e diffondeva eccitazione in tutto il suo corpo. Non era una cosa da disperati.

Never in My Heart || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora