58. Downfall

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Harry adorava l'appartamento di Abbie. Ci era stato solo una volta, in realtà, quando la donna e il marito si erano trasferiti lì circa due anni prima e l'avevano invitato a pranzo, ma ricordava bene il salotto ampio con le pareti dipinte di giallo dorato, la cucina piccola ma confortevole, il corridoio lungo il quale si trovavano più e più scaffali pieni di libri, le camere da letto luminose.

Nel complesso era un appartamento piuttosto piccolo e disordinato, pieno di soprammobili per lo più inutili, piante, quadri, dischi e CD sparpagliati su ogni superficie disponibile, ma dava una meravigliosa sensazione di accoglienza e calore. E quando il riccio ci era entrato, quella mattina, era stato felice di scoprire che tutto fosse quasi come lo ricordava. C'erano tovagliette, asciugamani e vestitini per bimbi sparsi in giro al posto di dischi e CD, che erano stati riposti accuratamente in un mobile accanto alla tv per tenerli al sicuro; le piante erano state spostate in terrazza, tranne un paio lasciate sugli scaffali più alti del corridoio; ma il numero dei soprammobili sembrava immutato, il vago disordine sempre presente, l'atmosfera calda immancabile.

Il fatto che al consueto aspetto dell'appartamento si fossero aggiunti giochi per bambini, confezioni di salviette e pannolini, tutine e biberon non faceva che rendere tutto ancora più bello; Harry si sarebbe trasferito lì volentieri.

«Vuoi ancora qualcosa, tesoro?»
Harry scosse la testa, sollevando lo sguardo dal bambino stretto tra le sue braccia per sorridere ad Abbie. «No, grazie, sono a posto.»
La donna annuì, ricambiando il sorriso e iniziando a sparecchiare con calma la tavola, mentre il riccio tornava a fare buffe smorfie per far ridacchiare Charlie.

Il bimbo era ancora più adorabile che in fotografia, tutto occhioni blu e sorrisoni allegri, con le manine e i piedini più piccoli che Harry avesse mai visto e radi capelli color castano chiaro a coprire la pelle liscissima della testolina. Era molto vivace per aver appena superato i tre mesi, Harry aveva passato la mattinata a guardarlo rotolare in giro e tentare di gattonare mentre ridacchiava o emetteva altri versetti tanto teneri da far sciogliere chiunque in una pozza di adorazione.

Aveva continuato a giocare con lui anche quando Abbie era uscita brevemente per alcune compere, gli aveva cambiato attentamente il pannolino e lo aveva cullato quando aveva pianto un po', cantando a bassa voce per distrarlo e poi sedendosi con lui sul divano quando il piccolo si era addormentato.
Abbie si era congratulata per le sue doti da baby-sitter non appena era tornata a casa, e lui aveva sorriso ancora di più perché, davvero, non c'era niente di meglio che passare la mattina con un bimbo adorabile e sentirsi fare addirittura i complimenti.

Dopo quello aveva dovuto rassegnarsi a lasciare Charlie nella sua culla per farlo riposare, e aveva raggiunto Abbie in cucina per aiutarla con il pranzo, dato che suo marito era già tornato al lavoro dopo il periodo di paternità e perciò non poteva ovviamente essere lì a darle una mano.
Avevano chiacchierato mentre preparavano da mangiare, Abbie aveva parlato di tutte le novità nella sua vita e Harry aveva raccontato di nonna Ashton e Calum, di Liam che aveva iniziato il suo ultimo mese di corso per diventare vigile del fuoco, di come procedevano le cose al canile, del dottor Corden che gli aveva suggerito di diventare veterinario.
Aveva apprezzato il modo in cui Abbie l'aveva ascoltato senza commentare troppo, lasciandogli semplicemente il tempo di esprimere ciò che pensava e riflettere a voce alta, e alla fine si era sentito almeno un po' più leggero.

Charlie si era svegliato di nuovo verso l'una, affamato anche lui, Abbie lo aveva allattato e poi riconsegnato a Harry con un sorriso a metà tra l'affettuoso e il divertito, perché evidentemente il riccio non era in grado di nascondere il proprio entusiasmo di fronte ai bambini. Aveva persino pranzato tenendo Charlie in braccio, onestamente non se ne vergognava neppure.

«Un giorno sarai un papà fantastico,» sorrise Abbie, accarezzandogli dolcemente i capelli mentre si avvicinava a prendere i piatti per portarli nel lavandino.
Harry smise di far rimbalzare cautamente Charlie e alzò lo sguardo verso la donna. «Lo pensi davvero?» espirò sorpreso, mentre il bimbo sbrodolava una risatina tra le sue braccia.

Never in My Heart || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora