28. What makes you bootyful

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Fu il mal di testa a svegliare Harry, il ventiquattro dicembre.
Il dolore era così forte da stordirlo, e per i primi attimi tutte le sue energie furono spese in inutili tentativi di abituarsi alla luce e spostare la faccia dalla chiazza di bava sul cuscino. Tutto sarebbe stato più semplice se il suo corpo non fosse stato così pesante, quintali di membra scoordinate e organi brucianti. Probabilmente sarebbe morto presto.

«Lou,» biascicò quando sentì dei movimenti alla sua destra, ma in realtà uscì solo un vago gorgoglio incomprensibile. La sua bocca sembrava impastata di sabbia, la sua lingua secca e incollata al palato.
Per qualche miracolo Louis riuscì a capire comunque, e l'attimo dopo un paio di mani delicate lo aiutarono a voltarsi sul fianco, schermandogli il viso dalla luce che filtrava attraverso le tende.
«Ugh,»
«Buongiorno anche a te,» mormorò piano il maggiore.
Harry riuscì a tenere gli occhi aperti abbastanza a lungo da vedere il suo piccolo sorriso e i suoi occhi stanchi. Era anche piuttosto pallido, e- beh, non avrebbero dovuto bere così tanto, la sera prima.

«Ciao,» bofonchiò faticosamente, Louis lo sostenne per farlo sedere e gli diede un bicchiere pieno di- roba frizzante. Il cervello di Harry non riusciva a formulare una descrizione migliore.
«Antidolorifico,» spiegò il maggiore, come se gli avesse letto nel pensiero, ed Harry annuì prima di berlo a piccoli sorsi. Voleva essere sicuro che il suo corpo potesse gestire dei liquidi senza fargli venire la nausea, e quando ne fu sicuro bevve più tranquillamente.

«Non ti viene da vomitare, vero?» si assicurò anche Louis, e, davvero, c'era la seria possibilità che fosse telepatico.
«No, tutto a posto,» rispose lentamente il riccio, la bocca e la gola piene di sollievo dopo il passaggio dell'acqua.
«Bene, almeno uno di noi due non inizierà la giornata con la faccia nel water.» sorrise lievemente il maggiore, ed Harry allungò un braccio per farlo accomodare contro il proprio petto.

«Potevi svegliarmi, così ti avrei... non so, dato una mano.»
«A vomitare?» chiese scherzosamente Louis.
Il riccio roteò gli occhi, ma se ne pentì l'attimo dopo, quando il dolore alla testa si fece ancora più intenso. «No, idiota. A sciacquarti il viso o andare a prendere gli antidolorifici o- qualcosa del genere.»
«Mh-mh,» mormorò il maggiore «Non volevo disturbarti,»
Harry sospirò, chiudendo gli occhi e appoggiando la guancia al capo di Louis. Pensare di alzarsi era fuori discussione, e distendersi avrebbe peggiorato ulteriormente il mal di testa, quindi per un po' restarono seduti sul letto, al caldo sotto le coperte e con la schiena appoggiata ai cuscini.

Ci vollero diversi minuti prima che i neuroni di Harry connettessero nel modo giusto, ma quando finalmente ci riuscirono il riccio si ricordò di cosa succedeva il ventiquattro dicembre. «Buon compleanno, Lou.» sussurrò, ancora ad occhi chiusi, e sentì il sorriso di Louis formarsi contro il proprio collo.
«Grazie, piccolo.»

***

Erano circa le tre di pomeriggio quando si sentirono abbastanza in forze da alzarsi e controllare come stessero gli altri, tenendosi per mano nella discesa delle scale perché erano ancora troppo instabili per camminare da soli.
Il mal di testa di Harry si era affievolito abbastanza, Louis era un po' meno pallido, e fu confortante vedere che anche gli altri ragazzi erano nelle loro stesse condizioni. Michael e Luke stavano ancora dormendo, abbracciati sul divano più grande, mentre l'altro era occupato da Niall, seduto e impegnato a fissare il vuoto.

Liam e Nora erano gli unici a non sembrare i sopravvissuti di un naufragio, e fecero accomodare Harry e Louis accanto a Niall prima di portare bottiglie d'acqua, antidolorifici e tazze di tè in salotto, distribuendo tutto sul tavolino e svegliando Luke e Michael quando ebbero terminato.
«E quindi,» esordì Niall dopo un po'. Gli altri lo guardarono aspettando che continuasse, ma apparentemente si era già dimenticato di cosa volesse dire, e il discorso finì lì.

Never in My Heart || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora