37. Not even the gods above

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Erano le tre di martedì pomeriggio quando Harry recuperò il proprio cappotto e si avviò lungo il corridoio che conduceva ai box interni, un altro turno al canile concluso e i muscoli di gambe e braccia un po' indolenziti dopo il lavoro.

Nonostante all'esterno il clima non fosse dei migliori, con la pioggia che cadeva fitta e sottile e l'umidità che si appiccicava alla pelle, aveva sudato parecchio per portare i cani più grandi a passeggiare, e poi aveva sudato di nuovo per pulire i loro box da giornali sporchi e rimasugli di cibo.
Ora che il suo corpo non era più tanto in movimento, però, iniziava a sentire freddo, e dovette stringersi meglio nel cappotto mentre superava gli studi dei veterinari e la sezione dei gatti, calcandosi il beanie sulla testa perché i suoi capelli erano ormai un nido unticcio di nodi creati dal vento.

Raggiunse una delle ultime porte del corridoio ed entrò nell'ampia stanza in cui venivano tenuti i cani troppo piccoli o troppo anziani per restare all'aperto durante l'inverno, oppure quelli che avevano appena subìto delle operazioni, e si richiuse la porta alle spalle perché- okay, c'erano cuccioli ovunque.

«Lou?» chiamò, un po' incerto, mentre i cagnolini gli correvano incontro e iniziavano a saltellare vicino ai suoi piedi. Harry si accucciò ad accarezzarli, e fu in quel momento che si accorse che Louis era disteso a terra, con Clifford seduto sul petto e un altro cucciolo a leccargli la faccia.
«Sono qui,» ridacchiò il maggiore, cercando di proteggersi il viso senza muoversi troppo, per non far cadere Clifford.
Harry prese il cellulare e gli fece un paio di foto, giusto perché era dolce e adorabile e ridicolmente bello. Magari poteva stamparle, così non avrebbe più dovuto rubare i poster di Liam.

«Hazza, vieni qui,» Louis allungò una mano verso di lui e il cucciolo che fino a quel momento gli aveva leccato la faccia si lanciò a mordicchiargli le dita, facendolo ridacchiare ancora. Era tutto un po' troppo per Harry, il suo cuore doleva in modo strano, come se fosse sul punto di esplodere, ma nel miglior modo possibile. (E- aveva senso? Qualcuno si era mai sentito così, prima? O erano solo i primi stadi di una qualche malattia inguaribile?)

«Harry,» lamentò Louis, perché, giusto, Harry l'aveva fissato e basta fino a quel momento.
«Eccomi,» sorrise, sedendosi dietro il maggiore e facendogli appoggiare la testa sulle proprie cosce.
Louis sorrise a sua volta e tornò ad accarezzare Clifford, coccolando anche gli altri cuccioli quando si avvicinavano abbastanza. «Non hanno più paura di me,» commentò con espressione felice «Cliff è venuto a salutarmi non appena ho aperto le gabbie, prima.»

«Sono più tranquilli ora che sanno di essere al sicuro,» annuì Harry «E probabilmente Clifford riconosce il tuo profumo o la tua voce.»
«Lo adotterei se non stessi per andare in tour,» mormorò piano il maggiore.
Harry inarcò le sopracciglia, affondando con delicatezza le dita tra i suoi capelli. «Davvero?»
«Sì, guarda quanto è dolce e ricciolino.» s'imbronciò Louis, tornando istantaneamente a sorridere quando Clifford gli leccò il palmo della mano e scodinzolò felice «Sarebbe crudele tenerlo qui finché non sarò tornato, vero?»

«Beh, non sta male qui,» osservò Harry «Però sarebbe meglio se potesse avere una casa, invece del canile. Senza contare che più andiamo verso l'estate e più avremo problemi di sovraffollamento.»
Louis sospirò tristemente, grattando il cucciolo dietro le orecchie e avvicinandolo a sé per dargli un bacio sulla testolina. «Spero che ti adotti una brava persona.» sussurrò, ed Harry voleva sinceramente piangere.

Rimasero lì ancora per un po', semplicemente coccolando i piccoli e giocando con loro, Louis sempre disteso sul pavimento ed Harry sempre seduto dietro di lui, una mano immersa tra i suoi capelli perché erano così morbidi e delicati e Louis emetteva i sospiri più carini di tutti quando Harry lo accarezzava in quel modo, quindi non c'era motivo di fermarsi.

Never in My Heart || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora