42. Niall and the gays

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«Cazzo-» Harry cercò qualcosa a cui aggrapparsi, gli occhi chiusi e le sopracciglia corrugate, la schiena premuta contro la porta mentre le sue mani ne esploravano la superficie. Trovò la maniglia proprio nel momento in cui Louis strinse la presa sui suoi fianchi, e il gemito che gli sfuggì fu profondo e decisamente imbarazzante.

«Lou, oh- oh mio Dio-» Riuscì ad aprire gli occhi per miracolo, la vista del tutto offuscata quando abbassò lo sguardo su Louis, inginocchiato davanti a lui mentre lo succhiava, le labbra meravigliosamente avvolte intorno al suo cazzo. I suoi occhi erano lievemente lucidi, l'azzurro splendente nella luce tenue della stanza, e Harry non sarebbe mai riuscito a distogliere lo sguardo.

«Così, ti prego,»
Louis inarcò leggermente le sopracciglia, poi lo leccò dalla base fino alla punta e riprese a succhiare con più decisione, le mani che si spostavano dai fianchi alle gambe del riccio, per accarezzargli il retro delle cosce e risalire fino ai testicoli. Harry sbatté accidentalmente la testa contro la porta per l'improvvisa scarica di piacere che lo scosse.
«Cazzo,» piagnucolò piano, le sue gambe sembravano sul punto di cedere per quanto erano deboli.

Posò la mano libera dietro la nuca di Louis perché aveva davvero bisogno di tenersi a qualcosa, la sua vista si stava riempiendo di puntini scuri ai lati, e fu anche peggio quando Louis iniziò ad alternare movimenti rapidi ad altri più lenti e profondi, la sua bocca era impossibilmente calda, le sue dita gli stavano ancora massaggiando i testicoli, e l'insieme portava al sovraccarico sensoriale più intenso che Harry avesse mai sperimentato.
Era pazzesco, era così bello da fare quasi male.

«Lou-» gemette, Louis emise un gemito a sua volta e il suono creò una magnifica vibrazione contro il suo cazzo. «Oh- merda,» Le sue dita iniziavano ad essere un po' sudate, quelle della mano destra intrecciate tra i capelli di Louis, le altre aggrappate disperatamente alla maniglia. Non ce l'avrebbe mai fatta.

«Puoi muoverti, sai?» mormorò Louis con un piccolo sorriso, la voce così roca che Harry rischiò di venire solo sentendola.
Fece del suo meglio per trattenersi, però, e annuì anche se si sentiva completamente perso, gemendo senza controllo mentre si spingeva nella bocca di Louis e si abbandonava del tutto al suo calore, la mente piacevolmente vuota e il corpo percorso da brividi. Non aveva più senso trattenersi, il bisogno e la tensione accumulati nel suo stomaco erano insostenibili, e non riuscì a controllare proprio nulla quando Louis gli bloccò i fianchi contro la porta e prese a succhiarlo più in fretta.

Le sue gambe cedettero, i suoi gemiti si fecero alti e distrutti, l'orgasmo lo colpì con tale forza da farlo tremare. Non riusciva nemmeno a respirare correttamente, tutto ciò che poté fare fu abbassare lo sguardo su Louis e guardarlo deglutire intorno al suo cazzo, le labbra rosse e lucide di saliva.
Era così bello, forse per quello Harry non riusciva a respirare.

«Oh mio Dio,» biascicò il riccio, completamente a pezzi, lasciandosi scivolare contro la superficie della porta fino a raggiungere il pavimento.
Louis si sedette sui talloni, il sorriso compiaciuto mentre osservava lo stato di devastazione dell'altro, ma si sporse docilmente in avanti quando Harry lo tirò a sé per baciarlo, aiutandolo poi a liberarsi dei pantaloni e dei boxer che erano rimasti ammucchiati intorno alle sue caviglie.

«Mi sei mancato,» mormorò Harry, allungando le gambe per farlo sedere sulle proprie cosce. Louis gli spostò alcuni ciuffi di capelli dalla fronte, sorridendo.
«Lo dici solo perché ti ho appena fatto un pompino,»
«Beh, sì, ma è vero.» scherzò il riccio, la voce lenta e bassa per la stanchezza.
Louis gli diede un buffetto sulla guancia. «Tu non mi sei mancato per niente. Questa settimana di lontananza è stata la più bella della mia vita.»

«Mh-mh, immagino,» annuì piano Harry. Sapeva di avere un sorriso da idiota stampato in faccia e non era ancora riuscito a distogliere lo sguardo da Louis, ma- sette giorni erano tanti, okay? Erano lunghi e interminabili e tanti. Il suo cuore batteva a una velocità assurda per il solo fatto di avere di nuovo Louis lì con lui, tra le sue braccia. Non voleva lasciarlo andare.
«Andiamo sul divano,» mormorò, perché ora che ci pensava erano ancora seduti sul pavimento della cucina ed era quasi del tutto colpa sua.

Never in My Heart || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora