10. Muffins don't lie

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Quando Harry si svegliò, la mattina dopo, sembrava davvero troppo presto. La luce fredda di ottobre filtrava tra le fessure degli scuri e tutto era silenzioso, Louis era disteso a pancia in giù e soltanto il suo viso spuntava dalle coperte. Era piuttosto carino.

Harry si mosse un po', ancora troppo insonnolito per pensare a qualsiasi cosa, e sorrise stupidamente quando vide la sua mano destra posata sulla sinistra di Louis, abbastanza grande da coprirla quasi del tutto.
Ma che cazzo?, si riprese mentalmente l'attimo dopo, spostando di colpo la mano e guardando Louis accigliarsi un momento. La sua espressione imbronciata svanì quasi subito, comunque, ed Harry non si stava sentendo in colpa.

Stava giusto per girarsi dall'altra parte e riaddormentarsi quando qualcosa iniziò a suonare in modo irritante, producendo dei bip-bip-bip acuti e svegliando Louis.
«Cosa devo cantare?» biascicò il ragazzo ad occhi chiusi, Harry aggrottò la fronte e scosse un poco la testa.
«Che ne so io?»

Il maggiore aprì un occhio, confuso e ancora stanco nonostante avesse dormito tutta la notte. Il bip-bip-bip non si era ancora fermato, ed Harry era molto vicino all'alzarsi in piedi e cercarne la causa per farla a pezzi.
«Pensavo di dover registrare qualcosa, scusa,» mormorò lentamente Louis, poi si girò a spegnere la sveglia e- oh. Ecco cos'era. «Adesso devo andare, tu puoi restare qui se vuoi. Se non hai altro da fare. Credo che tornerò per l'ora di pranzo, ma ti lascio le chiavi di riserva sul mobile all'ingresso, così se preferisci andare a casa puoi chiudere la porta.»

Harry colse all'incirca due parole su dieci, che a suo parere era una buona percentuale, biascicò qualcosa in risposta e affondò la faccia nel cuscino. Stava troppo bene e aveva troppo sonno per recepire davvero qualcosa. Sentì vagamente Louis che si alzava e sbirciò oltre le coperte per vedere la sveglia segnare le sei meno un quarto (decisamente troppo presto), e si distrasse un po' quando Louis tolse i pantaloni e la maglietta che aveva usato come pigiama e li lasciò sul pavimento prima di sparire in bagno.

Era un po' deprimente trovarsi all'improvviso da solo in un letto così grande, perciò prese il cuscino di Louis e se lo schiacciò contro la schiena, dopodiché richiuse gli occhi, cacciando via ogni immagine di pelle vellutata nella luce del mattino.

Quando si svegliò di nuovo, alcune ore più tardi, le coperte gli erano state rimboccate fin sotto il mento e la stanza era illuminata in modo soffuso.
Harry sgranò gli occhi nel mettere a fuoco la camera, perché la sera prima era stato troppo stanco per vederla davvero, ma ora che aveva riposato poteva guardarla e- wow. Era enorme, e bellissima, e... enorme.

Il letto era ampio e morbido, posto in modo che la testiera si trovasse al centro della parete alle sue spalle, con un comodino da entrambi i lati. Di fronte a lui, invece, c'erano quattro grandi finestre rettangolari, intervallate da tende bianche come le lenzuola sul letto. Anche l'armadio alla sua destra era bianco, con le ante decorate da sottili intagli, e accanto ad esso si trovava una scrivania piuttosto sgombra, fatta eccezione per alcuni quaderni sgualciti, un paio di penne e il computer portatile di Louis. Sopra di essa e lungo il muro erano appese varie fotografie, alcune in cornici singole, altre unite in una sorta di collage in cornici più grandi.

Harry si alzò per guardarle, rabbrividendo quando l'aria fredda sostituì il calore delle coperte, e osservò Louis ritratto in molte di esse con la sua famiglia (presumibilmente sua mamma, suo papà e le sue sorelle). In altre era da solo, con Niall e Zayn, o con altre persone che Harry non conosceva, ma era evidente che gli amici di Louis fossero rimasti più o meno gli stessi attraverso gli anni, e quella era una cosa ammirevole. Forse non si era completamente montato la testa, anche se era famoso e viveva da solo in una villa.

Quando ebbe troppo freddo per continuare a guardare le foto, Harry tornò di corsa a letto e si infagottò nelle coperte, sospirando di piacere al calore che lo accolse. Si premette bene tra il suo cuscino e quello di Louis mentre i suoi occhi proseguivano ad esplorare la stanza: sempre alla sua destra, vicino alla finestra più esterna, c'era una poltroncina di velluto rosso. Alla sua sinistra si trovavano invece la porta, una piccola libreria e un divanetto a due posti, di velluto rosso come la poltrona. Ai piedi del letto era posta una cassapanca rivestita di tessuto - sempre rosso ma più scuro - e oltre essa era steso un morbido tappeto bianco, che copriva in parte la pavimentazione in legno chiaro.

Never in My Heart || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora