Esistono molti tipi di ostacoli nella vita. Alcuni sono difficoltà passeggere, eventi negativi che stringendo i denti riusciamo a superare. Altri sono disastri improvvisi, inaspettati, inarrestabili; colpi che ci tolgono l'aria dai polmoni e ci stracciano il cuore, senza pietà. E a cosa serve provare a superarli, se presto o tardi saremo di nuovo a terra?
Forse la soluzione è arrendersi.Harry sospirò. Voleva davvero arrendersi.
Si rannicchiò di più sotto le coperte per proteggersi dalla luce del giorno che filtrava attraverso gli scuri, perché non voleva tornare alla realtà. Ma d'altra parte non poteva nemmeno chiudere gli occhi; l'immagine dei cuccioli trovati il giorno prima era ancora impressa dietro le sue palpebre, l'odore ancora nelle sue narici, i guaiti di paura ancora nelle sue orecchie.Quando Louis l'aveva accompagnato a casa, la sera prima, Liam e nonna Ashton erano corsi loro incontro non appena avevano notato le loro condizioni. Liam era quasi svenuto, nonna Ash si era occupata di loro preparando cibi caldi e asciugando le loro lacrime e aspettando che fossero pronti a spiegare cosa fosse successo, anche se il suo viso nascondeva a malapena la preoccupazione. Alla fine aveva invitato Louis a rimanere per la notte, Harry ne era stato grato perché non riusciva a staccarsi dal fianco del ragazzo e già doverlo lasciare per fare una doccia era stato terrificante, non voleva immaginare come sarebbe stato vederlo tornare a Londra.
L'altro problema era che trattenersi dal piangere era molto più difficile quando Louis non lo teneva per mano, e così si era rigirato nel letto per ore dopo essersi sdraiato, cercando inutilmente di scacciare le immagini nella sua testa e le lacrime nei suoi occhi finché non si era alzato e aveva raggiunto Louis in salotto. Per un attimo aveva pensato che stesse dormendo, ma quando si era avvicinato aveva visto che era sveglio e nelle sue stesse condizioni.
"Stai con me?" gli aveva chiesto sottovoce, Louis aveva annuito e l'aveva seguito in camera, e tra le sue braccia Harry era finalmente riuscito a chiudere gli occhi per un po'.Ora che era di nuovo sveglio, però, tutto era tornato come prima, e niente lo proteggeva dalla realtà.
La luce filtrava nella stanza e accarezzava il viso di Louis, illuminando le sue ciglia e rendendo dorati i ciuffetti che gli ricadevano sulla fronte, si insinuava tra le coperte e ricordava a Harry che non poteva nascondersi lì per sempre.«Sento che mi stai fissando,» sussurrò Louis, facendogli distogliere in fretta lo sguardo. Il che era stupido, perché non poteva vederlo.
«Come fai a tenere gli occhi chiusi?» chiese sottovoce Harry.
Il maggiore si strinse nelle spalle. «Sto pensando a come mia mamma prepara il tè,»
Harry annuì, assorto, restando in silenzio per qualche attimo. Poi «Puoi dirlo anche a me?» domandò.Louis aprì gli occhi, l'azzurro delle iridi reso chiarissimo dalla luce, la parte che avrebbe dovuto essere bianca venata di capillari spezzati. Toglieva il fiato, ma non in senso positivo. «Beh, lei ha una scatoletta di legno, divisa in sei parti,» iniziò, Harry si accoccolò più vicino per sentire solo la sua voce, nient'altro. «In ogni scomparto c'è un tipo diverso di tè sfuso, perciò mentre l'acqua si scalda nel bollitore, mamma mette un po' di tè in un piccolo filtro, così quando l'acqua è pronta nella tazza può immergerlo lì, per tre o quattro minuti. È rilassante da vedere.»
«Anche da ascoltare,» mormorò Harry. Sollevò le palpebre quando sentì Louis accarezzargli una guancia, e- non si era accorto di aver chiuso gli occhi, ma l'aveva fatto ed era riuscito a immaginare ciò che Louis diceva, la scatoletta di legno e il profumo del tè e i gesti attenti di sua mamma, anche se non sapeva che aspetto avesse. «Raccontami qualcos'altro,»
Louis si mordicchiò il labbro inferiore, pensieroso, poi sorrise lievemente. «Quando ero piccolo non stavo mai fermo - e mai zitto - il che diventò un problema quando iniziai la scuola. Le maestre si lamentavano sempre, poi mamma si accorse che mi calmavo solo quando la guardavo cucinare, perché mi piaceva osservare il processo, il modo in cui mescolava gli ingredienti e tutto il resto. Così mi suggerì di pensare alle lezioni come alla preparazione di un piatto, in cui ogni insegnamento era come un ingrediente per arrivare alla ricetta finale,» raccontò, la voce leggermente arrochita e lo sguardo dolce, la tenerezza mischiata a un po' di divertimento «Non funzionò molto, ma è un metodo che adesso uso quando devo concentrarmi; il fatto di pensare a qualcosa come mia mamma che prepara il tè o il modo in cui Niall fa i sandwich o... non so, cose del genere. Perché non sono più agitato come quand'ero piccolo, ma stare fermo molto a lungo continua a non piacermi granché.»
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Never in My Heart || L.S.
Fanfiction"Non- non è come sembra..." "Liam, stavi pomiciando con la versione cuscino di Zayn Malik." Liam Payne ha una cotta imbarazzante per la boy band No Direction, Harry preferirebbe una vasectomia a un loro concerto. In qualche modo, però, finisce in m...