38. Five feet apart 'cause they're not gay

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«L'avevo detto che non avrebbe funzionato, non so perché non mi avete ascoltata.»
David sospirò, passandosi una mano tra i capelli ormai terribilmente scompigliati mentre Fiona lo guardava con disappunto.

«Possiamo provare di nuovo.» intervenne Harry, e Louis annuì anche se sembrava stanchissimo.
Seduta per terra alla fine del corridoio, anche Eleanor pareva al limite della sopportazione, e onestamente nemmeno Harry si stava divertendo.
Quando quella mattina aveva accompagnato Louis allo studio di registrazione e David li aveva fermati, proponendo loro di parlare dell'uscita prevista per la settimana seguente, erano stati entrambi entusiasti di accettare, ma adesso, dopo due ore passate ad ascoltare le raccomandazioni di David e a subire le occhiate di Fiona, Harry non vedeva l'ora di rifugiarsi in qualche posto confortevole e lontano da qualunque essere umano. Forse Louis poteva seguirlo, ma nessun altro.

Riflettendoci meglio, però, la cosa peggiore non erano state le raccomandazioni o le occhiate. Circa un'ora e mezza dopo l'inizio della loro "riunione", infatti, Fiona aveva suggerito di trasferirsi nel corridoio appena fuori dalla sala in cui si trovavano e fare qualche prova, per vedere come Louis e Harry si comportavano quando camminavano semplicemente uno accanto all'altro. Quindi, i due ragazzi avevano fatto esattamente quello: avevano camminato avanti e indietro innumerevoli volte nella mezz'ora passata, ma a quanto pareva c'era sempre qualcosa che non andava.

"Si vede che vi sfiorate le mani a ogni passo, non potete farlo." era stato il primo divieto, seguito da "Camminate meno vicini." e da "Non serve che vi guardiate così tanto."
Poi Fiona si era avvicinata per separarli ulteriormente, mentre David osservava la scena con aria combattuta, e alla fine avevano convocato anche Eleanor per farla camminare un paio di volte tra Louis e Harry, prima di permetterle di sedersi. Adesso lei era impegnata a fotografare i due ragazzi mentre continuavano con le loro insensate prove, e Fiona era accucciata al suo fianco per osservare il modo in cui Harry e Louis apparivano negli scatti.

«D'accordo, proviamo di nuovo.» sospirò in quel momento David «Ricordatevi quello che abbiamo concordato, okay?»
«Sì,» sbuffò Louis, spostandosi di un passo a sinistra per distanziarsi dal fianco di Harry.

Il riccio cercò di ignorare la sensazione di disagio nel suo stomaco, perché fino al giorno prima era stato felice alla prospettiva di uscire in pubblico con Louis, senza nessun altro intorno. Voleva ancora esserne felice, era la cosa che voleva di più al mondo. Ma allo stesso tempo la sua testa faceva male, e il suo cuore batteva troppo forte, e i palmi delle sue mani erano sudati perché quella non era libertà di uscire da soli. Non c'era niente di libero nel sentirsi dire cosa fare, come muoversi, come comportarsi. Non c'era niente di libero nel modo in cui Louis lo guardava, il dispiacere e il senso di colpa a riempire l'azzurro dei suoi occhi, come catene che lo imprigionavano.

«Okay, verso di noi, forza.» li richiamò Fiona, lo sguardo ancora puntato sul cellulare di Eleanor per studiarli attraverso lo schermo.
Harry deglutì e fece il primo passo, sforzandosi di non pensare a quanto fosse innaturale essere così lontano da Louis. Non solo perché era Louis, ma perché era innaturale camminare a mezzo metro di distanza da chiunque. In tutta la sua vita non aveva mai tenuto un tale distacco tra sé e qualcun altro: Liam aveva quasi sempre un braccio intorno alle sue spalle, nonna Ashton lo teneva a braccetto, Nora era sempre abbastanza vicina da rifilargli lievi colpetti quando lui la infastidiva con qualche scherzo stupido, e Michael e Luke non conoscevano nemmeno il concetto di spazio personale.

Inoltre, era difficile stare lontano da Louis, sapendo quanto amasse il contatto fisico ed essendo abituati alla vicinanza che condividevano quasi ogni giorno da mesi. C'erano piccoli istinti naturali che Harry doveva frenare di proposito, come prenderlo per mano o accarezzargli la schiena o semplicemente sfiorare il suo braccio con il proprio, e doveva stare sempre attento perché erano gesti così spontanei che spesso li faceva senza rendersene conto. Non sapeva come avrebbe imparato a reprimerli.

Never in My Heart || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora