50. But I'd always save you, Louis (Part I)

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[a/n]

HAPPY 50th CHAPTER!!
Per questa volta vi è andata bene, se avessi messo tutto in questo capitolo avrei avuto bisogno di altri tre/quattro giorni prima di poter aggiornare (oltre al fatto che sarebbe uscito un capitolo enorme di almeno 15k parole, uh), perciò l'ho diviso in due parti e il drama è spostato alla prossima volta.
Se cogliete la citazione del titolo vi adoro
Enjoy

***

«Dio, è incredibile,» Liam si sporse verso il finestrino, la fronte premuta contro il vetro per far spaziare lo sguardo il più possibile attraverso la veduta sotto di loro.
Harry, al contrario, non riusciva davvero ad apprezzare il fatto di trovarsi su un aereo pronto ad atterrare. In parte perché Liam copriva del tutto la visuale, in parte perché era davvero fottutamente ansioso. Voleva solo arrivare all'aeroporto, recuperare la sua valigia e raggiungere l'hotel in cui i No Direction si trovavano. Voleva vedere Louis.

«Guarda, Hazza, guarda!» lo chiamò l'amico, tirando la manica della sua felpa per avvicinarlo al finestrino, l'espressione raggiante come quella di un bambino la mattina di Natale «È grandioso! Stiamo per atterrare su un'isola artificiale!» Mollò la manica di Harry per riprendere la guida turistica che si era portato da casa, e «L'Aeroporto Internazionale del Kansai è situato su un'isola artificiale nella Baia di Osaka.» lesse a voce alta «Serve le maggiori città della regione del Kansai - Osaka, Kyoto e Kōbe - alle quali è collegato attraverso diverse linee ferroviarie. L'aeroporto è stato progettato dall'architetto italiano Renzo Piano e aperto al pubblico il quattro settembre 1994 - l'anno in cui sei nato tu! Si trova a circa cinquanta chilometri a sud ovest di Osaka e-»

«Aspetta, cinquanta chilometri?» lo interruppe il riccio «E dovremo prendere un treno? Dio, io credevo che fossimo quasi arrivati!»
«Non hai letto il tema su Osaka che ho scritto per te?» ribatté Liam «Mi sono addirittura trattenuto a due sole pagine per non renderlo troppo pesante.»

Sì, Harry ricordava di averlo ricevuto la sera prima, quando lui e l'amico si trovavano sul taxi che da casa li aveva portati al London Heathrow Airport. Il loro volo sarebbe partito alle ventitré, e lui aveva già troppi pensieri per la testa per concentrarsi sul tema di Liam. Era piuttosto sicuro di averlo infilato in valigia o nello zaino, e ora, dodici ore più tardi, non aveva davvero la forza di cercarlo. Magari l'avrebbe letto in hotel.

«Adesso a Osaka sono quasi le sette di sera. Wow, sarà stranissimo atterrare e trovarsi quasi al buio, per il nostro corpo adesso sono le undici di mattina.» riprese Liam, tornando a guardare fuori dal finestrino quando il pilota annunciò di prepararsi all'atterraggio.
Harry sospirò. «Già...» mormorò distrattamente, controllando che la sua cintura fosse allacciata bene e abbandonandosi contro lo schienale.

Fortunatamente l'atterraggio fu meno lento di quanto si fosse aspettato, e una volta raggiunto l'aeroporto i passeggeri cominciarono ad alzarsi e recuperare i bagagli a mano, dando poi inizio alla fila per uscire. Fu un processo un po' snervante, ma Harry smise di pensarci quando poté finalmente scendere la scaletta e rimettere piede al suolo.
L'aeroporto era enorme, le varie strutture che lo componevano si estendevano a perdita d'occhio, oltre la pista d'atterraggio c'erano file e file di aerei di diverse misure, l'isola artificiale non pareva nemmeno un'isola. Sembrava più un intero continente, Harry riusciva a malapena a vederne i confini.

«Wow,» espirarono lui e Liam, all'unisono.
«Andiamo, da questa parte.» disse poi Liam, riprendendosi abbastanza da controllare la sua guida turistica e indicare la direzione corretta.

Harry annuì, incantato, e seguì l'amico verso l'edificio a diverse decine di metri davanti a loro. Rimase a bocca aperta di fronte all'incredibile organizzazione degli spazi una volta raggiunto l'interno, perdendosi a guardare l'efficiente suddivisione delle aree di accesso e di uscita, la distribuzione dei servizi, i diversi livelli su cui l'edificio si articolava, e ritrovandosi ad attaccarsi alla felpa di Liam per non rischiare di perdersi. Tutti i viaggiatori che popolavano l'aeroporto sembravano ordinatamente spartiti nelle varie aree, le indicazioni per raggiungere qualsiasi punto erano chiare e ben distribuite, quel posto era la definizione di logica ed efficacia. Praticamente il Paradiso.

Never in My Heart || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora