Never in My Heart || L.S.

55. Stories unravelling

Il ticchettio della pioggia fu tutto ciò che si sentì per qualche istante. La luce che entrava dalla finestra era flebile, quasi color grigio pallido, e dava alla stanza un'aria opaca nonostante fossero appena le due del pomeriggio. Maggio era ormai arrivato a metà e, sebbene il cielo fosse spesso coperto, si poteva notare il modo in cui le giornate si stavano finalmente allungando man mano che si proseguiva verso l'estate, e almeno quello metteva un po' di buon umore.

Seduto a gambe incrociate sul letto, Harry era in attesa, il cellulare in equilibrio tra la spalla e l'orecchio mentre spostava il computer verso il cuscino, in modo da avere un po' più di spazio a disposizione. I titoli di coda di un episodio di Friends stavano scorrendo sullo schermo.

«Pronto?» rispose finalmente una voce.
Sul volto di Harry si accennò un sorriso. «Ciao, Zay.»
«Ehi, Hazza, ciao.» Bastò sentire il tono per capire che l'amico stava sorridendo a sua volta, e il riccio percepì il nodo nel proprio stomaco allentarsi un pochino. «Come stai? È qualche giorno che non ci sentiamo.»

«Va tutto bene, non posso lamentarmi.» rispose Harry «Tu come stai, invece?»
«Bene,» ripeté meccanicamente il moro «Inizio a sentirmi un po' preoccupato perché domenica finisce la mia pausa e devo tornare ad esibirmi durante i concerti. Oggi pomeriggio ho già alcune ore di prova programmate con Lou e Niall.» ammise poi.

Harry annuì, sforzandosi di non pensare a Louis. Aveva chiamato Zayn perché voleva sentire come stesse: il minimo che poteva fare, ora, era ascoltarlo. «Sono sicuro che andrà tutto bene.» assicurò, tentando il suo meglio per suonare sicuro di ciò che stava dicendo.
Tuttavia, sapeva quanto Zayn fosse stato male e quanto ancora stesse faticando per riprendersi e stare al passo con gli altri. I manager della band gli avevano finalmente affiancato uno psicologo che sembrava lo stesse aiutando, ma la strada verso la salute più completa era ancora lunga e ripida davanti a lui. Harry sapeva che l'idea di tornare ad esibirsi scatenava nel ragazzo l'angoscia e il panico più paralizzanti.
Trovarsi di fronte a migliaia di persone di certo non aiutava a curare i problemi d'ansia.

«Lo spero davvero,» espirò Zayn con voce incerta «Saranno presenti anche i miei genitori e le mie sorelle, e il rischio di vomitare sul palco davanti a loro non rende le cose più facili.»
Harry strinse le labbra, annuendo. «Lo immagino. Sono venuti a trovarti in questi giorni?» chiese per distrarre un po' l'amico.

«Sì, sono arrivati l'altro ieri.» rispose il moro «Volevano raggiungermi subito quando David li ha informati che ero stato male, ma sia i miei genitori che mia sorella più grande lavorano, e perciò hanno avuto bisogno di un po' di tempo per richiedere le ferie e organizzare il viaggio. Ci siamo sentiti per telefono durante le ultime due settimane, ma averli qui è tutta un'altra cosa. È un po' come tornare a casa.» spiegò, il sorriso di nuovo evidente nella dolcezza del suo tono di voce.

Harry sorrise per riflesso. «Sono felice che siano lì con te,» mormorò, ed era sincero, ma allo stesso tempo non poté impedire alla sua mente di tornare a Louis, perché da un po' la parola "casa" non era più solo il suo appartamento, condiviso con nonna Ashton e Liam, ma anche qualcosa di nuovo. Lentamente, durante i mesi che lui e Louis avevano passato insieme, "casa" aveva assunto altri significati, associati al calore del corpo di Louis, al profumo della sua pelle, alla familiarità dei suoi tocchi. Qualsiasi luogo poteva essere casa se c'era Louis, con il suo sorriso luminoso e i suoi occhi che racchiudevano tutte le stelle del cielo, i suoi baci rassicuranti e le sue mani morbide, la sua voce chiara e le sue battute sarcastiche. L'amore che provava per Louis lo faceva sentire sempre a suo agio, esattamente nel posto giusto, e l'amore che Louis donava a lui rendeva ogni luogo perfetto. Casa. Non era una sensazione che avesse mai sperimentato prima, ed era sempre nuova, inattesa, e difficile da descrivere.