Capitolo 12

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Inspiro a pieno.

L'aria che mi circonda ha un buon profumo, un profumo scoperto da poco ma al quale mi sono già affezionata, il suo.

Chiudo gli occhi.

Mi beo di questa meravigliosa sensazione.
Il mio corpo premuto contro il suo, il mio petto premuto contro la sua possente schiena e in questo momento mentre sfrecciamo tra il traffico di New York, non desidero essere in nessun altro posto se non qui, spalmata contro il suo corpo.
Qui dove mi sento viva, felice.

Ammetto che fino a qualche minuto fa io non volessi nemmeno parlare con lui, lo evitavo sperando di non dover giungere al confronto che lui ha preteso, come ora ammetto di essere stata una stupida.

Una stupida perché tutti hanno bisogno di spiegare ciò che gli ha spinti a compiere un azione.
Una stupida perché non dovevo giudicarlo. Non è da me giudicare le persone, soprattutto se le conosco da poco tempo come Christopher, ma ormai l'ho capito, lui mi porta a fare cose che non farei mai e questo da una parte mi piace ma dall'altra mi fa fottutamente paura, perché io lo so che qualcosa mi lega a lui, non so cosa sia ma qualcosa ci lega e non parlo del progetto.

"Sei ancora viva?" la sua voce mi risveglia dai miei pensieri poco sani.

"Cosa?"

Guardo il suo riflesso nello specchietto.

"Ho chiesto se sei ancora viva, non vedi che siamo arrivati" afferma prima di sfilarsi il casco liberando così i suoi capelli ribelli.

"Ah si scusa ero sovrapensiero"

Mi do uno slancio poggiando il piede sulla marmitta e velocemente scendo dalla moto. Mi sfilo il casco e dopo aver cercato di dare una sistemata ai capelli glielo do.

Mi volto a guardare lo splendido paesaggio che mi circonda; l'acqua limpida del fiume scorre pacatamente trasmettendomi un senso di tranquillità. Uno splendido prato pieno di fiori mi circonda, in lontananza, vicino la riva del fiume spicca un albero con il tronco robusto che attira subito la mia attenzione,
dalla sua robustezza e dalla corteccia rovinata deduco che sia un albero molto vecchio, starà lì da molto tempo, avrà superato molti ostacoli e intemperie uscendone vincitore, certo un po' ammaccato ma comunque vincitore.

"Andiamo lì?" domando puntando i miei occhi nei suoi talmente chiari da vedermici riflessa dentro.

"Dove?" scruta l'ambiente non riuscendo a capire qual è la mia meta.

"Lì" ripeto "Sotto quell'albero" lo indico.

Segue con lo sguardo la direzione del mio indice, finché i suoi occhi si posano su ciò che ha attirato la mia attenzione facendogli sputare un piccolo sorriso sulle labbra carnose.

"Ovvio lentiggini che saremmo andati lì" inforca i suoi Ray-Ban prima di avviarsi verso l'albero.

"Forza non vieni?" ruota la testa sulla spalla osservandomi.

"Eccomi"

A grandi passi lo raggiungo affiancandolo e sorridendo per la differenza d'altezza.

Non sono bassa, è lui che è troppo alto, la differenza è parecchio evidente e non parlo solo a livello d'altezza. Lui in confornto a me è un armadio.

"Perché ridi?"

Mi fissa con aria maliziosa, essendosi accorto che lo stavo fissando.

"Non stavo ridendo" provo a mentire sapendo bene di aver già perso in partenza visto che faccio abbastanza schifo quando si tratta di mentire.

"Se come no" scuote la testa "Hai visto qualcosa che ti piace?" mi fa l'occhiolino prima di scoppiare a ridere.

"Smettila" cerco di spintonarlo "Comunque si qualcosa che mi pace c'è... Il paesaggio è meraviglioso"

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