Capitolo 21

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Balzo a sedere sul letto.
Guardo Christopher accanto a me; è sudato, trema e stringe con forza il lenzuolo, come se questo fosse il suo unico appiglio, il suo unico modo per rimanere a contatto con la realtà.

Con mano tremante gli sfioro la fronte, i capelli sudati appiccicati su di essa. Provo a scuoterlo sperando di svegliarlo, di portarlo via dal luogo oscuro in cui si trova, ma a differenza di ciò che speravo si aggita ancora di più.

"Charlotte" mormora con il respiro ansante.

"Sono io Clare" sussurro impaurita quando mi afferra il polso.

"Non andare ti prego" supplica.

"Svegliati" mormoro scuotendolo da una spalla sul punto di piangere.

Non mi piace vederlo così, mi fa male.

"Lentiggini" sussurra quando finalmente le sue gemme verdi si scontrano con i miei occhi.

"Va tutto bene" gli accarezzo la fronte cercando di rassicurarlo.

"Io" boccheggia "Ti ho fatto male?" chiede vedendo il segno rosso intorno al polso.

"Va tutto bene" ripeto cercando di convincere anche me stessa.

"Non va bene un cazzo invece" sbotta alzandosi dal letto come una furia.

Lo guardo fare avanti e indietro per la stanza, e mi sembra un animale in una gabbia di demoni, i suoi.

"Perché dici così?" chiedo coprendomi con il lenzuolo il petto coperto solo dal reggiseno in pizzo nero.

"Ti sembra normale questo?" sbotta allargando le braccia per enfatizzare la cosa.

"A cosa ti riferisci?"

Lo guardo cercando di decifrare il suo linguaggio, molto spesso incomprensibile per me.

"A questo. Io che mi sveglio ansimante dopo aver avuto uno dei miei fottuti incubi, io che alle tre di notte sbraito come un fottuto psicopatico, io che non so cosa cazzo sto facendo con te. Io cazzo... Ti sembro normale Clare?" urla colpendosi il petto con rabbia. Troppa per un ragazzo della sua età.
Troppa per chiunque.

"Sì Christopher mi sembri normale" dico sinceramente.

So che qualcosa lo tormenta.
So che qualunque cosa sia lo fa stare male, così come so che mi fa male vederlo così, perso in sé stesso, smarrito in qualcosa più grande di lui.

"Allora ti sbagli di grosso" sorride amaramente prima di prendere una sigaretta dal pacchetto sul tavolino, portarsela alle labbra e avviarsi poi verso la porta finestra.

"Ho bisogno d'aria" dice guardandomi serio per poi voltarsi e uscire.

Sbuffo per poi ristendermi sul letto.
Guardo il soffitto bianco e penso; penso al fatto che io so di non aver risposto correttamente alla sua domanda, lui è normale, e non ne deve dubitare mai, perché dubitare di ciò che si è ti porta a non accertarti, ti porta a farti del male da solo e lui non se lo merita. Ne sono sicura.

Mi posiziono su un fianco e chiudo gli occhi, quando all'improvviso sento la sua mano sfiorarmi il ventre scoperto.

"Mi dispiace" sussurra prima di lasciarmi un casto bacio sul collo.

"Non devi preoccuparti, per me non è successo niente" dico cercando di rassicurarlo, per poi afferrargli la mano e intrecciarla con la mia.

"Ho detto qualcosa?" chiede dopo un po' e capisco subito che si sta riferendo all'incubo.

"Hai detto un nome" inzio a dire combattuta sul dirglielo o no.

Probabilmente sarà un suo scheletro nell'armadio. La disperazione che ho sentito nella sua voce mi ha fatto venire i brividi, ma d'altro canto non voglio mentirgli.

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