I muscoli delle gambe tirano mentre con rabbia calpesto il terreno sotto i miei piedi, perché si, sono arrabbiata con Chanel, con Christopher, con me stessa.
Lotterò per te questo ho promesso, ma ora, che la testa ha prevalso sul cuore, quanto sono ancora sicura di questa mia scelta? Ma soprattutto quanto sono disposta a soffrire per mantenere questa mia promessa?
Ieri quando l'ho baciato non pensavo che mi respingesse; è vero che il giorno prima, in palestra, era stato duro con me, ma non pensavo che con quelle sue parole avrebbe voluto mettere fine a quella qualunque cosa ci fosse tra noi.
Sbuffo frustata a causa di tutta la strana situazione che si sta creando; e pensare che mi ero trasferita a New York solo ed esclusivamente per frequentare la Columbia mentre ora mi ritrovo invischiata in un casino di nome Christopher Collins.
Rallento quando giungo nei pressi di Center Park.
Stamattina mi sono svegliata prima del previsto ed essendo sabato ho deciso di andare a correre, così ho infilato le cuffie alle orecchie e con la musica che anestetizzava i miei pensieri ho iniziato a correre per le strade di New York cercando di placare la rabbia che mi scorre dentro.
Sono arrabbiata per come mi ha trattata Christopher ieri.
Sono arrabbiata perché non doveva tornare indietro da Chanel, soprattutto non davanti ai miei occhi.
Sono arrabbiata perché non doveva fare ciò che ha fatto.Sospiro sconsolata sedendomi su una panchina.
Alzo lo sguardo verso il cielo che stamattina è nero come il mio umore.
Non ho portato nemmeno l'ombrello penso quando in lontananza vedo un lampo squarciare il cielo.
Mi tolgo una cuffia quando sento una mano posarsi sulla mia spalla.
Mi volto incontrando due occhi color caramello troppo simili a quelli di Madison: Hunter.
"Che ci fai qui tutta sola?" domanda sendendosi al mio fianco.
Mi affretto a levare anche l'altra cuffia prima di rispondergli.
"Avevo bisogno di correre"
"Scappi da qualcosa?" sorride spostandosi il ciuffo di capelli dalla fronte sudata e solo ora mi accorgo che anche lui sicuramente deve essere andato a correre, visto i pantaloni della tuta e la maglietta sudata che indossa.
"Da qualcuno" mormoro "E tu scappi da qualcosa?" chiedo di rimando puntando i miei occhi nei suoi.
"Ci crederesti se ti dicessi che scappo da me stesso?" chiede serio come non l'avevo mai visto.
"Ci crederei perché anche a me succede" ammetto pensando a quante volte durante la mia adolescenza, ogni volta che mi ritrovavo a pensare a mio padre, provavo un senso di talmente tanta insufficienza e di inadeguatezza, che desideravo scappare da tutti; da mia mamma, da quelle poche persone che consideravo amiche, da me stessa.
"Ora devo andare" dice alzandosi in piedi "Ci vediamo lunedì al campus" mi sorride prima di riprendere la sua corsa.
Lo guardo sparire oltre gli alberi che ci circondano e non posso fare a meno di pensare che anche lui, dietro i suoi sorrisi, le sue battute, il suo fare sempre gentile nasconde un qualcosa di doloroso.
Scuoto la testa cercando di scacciare tutti questi pensieri e con le cuffie alle orecchie rimango lì un'altra oretta, fino a quando grosse gocce d'acqua non iniziano a cadermi in testa, facendomi così levare i battenti e tornare di corsa al campus.
Quando arrivo ai dormitori, sono zuppa.
I leggings neri fasciano le mie gambe come fossero una seconda pelle così come la felpa bianca che indosso. I capelli che prima erano legati in una coda alta ora cadono liberi oltre le mie spalle dove si adagiano a causa della pioggia.
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Heal Me
Romance* SOSPESA* Troppe volte si tende a giudicare una persona dall'apparenza, dal suo modo di fare ma anche da cose molto più stupide come per esempio dal modo di vestire, di parlare, di camminare. Certo tutte queste cose formano l'immagine di una person...