Capitolo 37

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"Sono preoccupato Clare" sbuffa il tatuato prima di sedersi sul letto della cugina e scompigliarsi i capelli con fare frustrato.

"Vedrai che tra poco tornerà" dico cercando di rassicurarlo.

Dopo che Brandon se n'è andato non ho fatto in tempo a raggiungere l'aula di matematica, che Christopher mi ha chiamata. Era preoccupato per Madison così ho deciso di farlo venire nella nostra stanza e aspettarla insieme. Ma forse non è stata una buona idea, visto il modo in cui l'agitazione sta prendendo il controllo su di lui.

"Perché cazzo non risponde eh?" urla alzandosi in piedi, quando la richiama per quella che credo sia la ventesima volta da quando siamo qui.

"Sarà..."

"Non dire occupata perché non ci credo. Ci vogliono tre fottuti secondi a rispondere ad una chiamata e dire che va tutto bene" mi guarda serio prima di prendere a camminare avanti e indietro con fare nervoso.

"Cosa ti ha detto Hunter?" chiedo ricordami solo ora del fatto che poco fa dovrebbe aver parlato con lui.

"Un cazzo. Non sa niente nemmeno lui. Non ha detto niente a nessuno quella stronza" inizia a dire chiudendo le mani in due pugni "Lei lo sa che non deve fare così, non con me. Lei lo sa cazzo" sbraita colpendo il muro con un pugno potente.

"Hey" scatto in piedi pronta ad impedirgli di farsi del male.

So che è agitato, così come lo sono anch'io, ma fare così, non risolverà niente.

"Ti prego calmati" provo ad avvicinarmi a lui lentamente.

Ormai ho capito perfettamente che quando è in queste condizioni non vuole essere toccato. A meno che non sia lui a volerlo.

"Ti prego" ripeto ancora con le lacrime agli occhi, quando come non accorgendosi della mia presenza lì, vicino a lui, continua a prendere a pugni quel maledetto muro.

Lo colpisce con talmente tanta forza da farmi tremare perché ora, lui, non è qui con me. Si è lasciato inghiottire dal vortice di rabbia che me lo sta portando lontano. Lo sta portando lì dove la ragione svanisce. Lo sta portando lì, dove come un dannato lotta contro uno specchio, sul quale è riflesso il mostro che lui tanto odia. Se stesso.

"Christopher" urlo nel momento in cui ormai senza controllo ribalta tutto quello che c'è sulla scrivania facendo rompere in mille pezzi la mia cornice. Quella in qui c'è la mia foto con la mamma e la nonna.

Si ferma all'improvviso. Come se il mio urlo animalesco lo abbia riportato alla realtà.

"Clare" mormora appena, con un sopracciglio alzato, come se si fosse appena risvegliato da un brutto sogno "Mi dispiace" sussurra abbassando lo sguardo sui cocci di vetro e sulla foto.

"È tutto okay" singhiozzo facendogli alzare lo sguardo su di me.

"Che testa di cazzo che sono" sibila facendo un passo verso di me, al che io indietreggio scossa ancora da quello che è appena successo.

Non so perché sto reagendo così. Ormai sono abituata a questo lato del suo carattere. L'ho sempre saputo a dire il vero, fin dall'inizio, ma nonostante ciò ho deciso di stargli accanto. Ho deciso che avremmo affrontato le cose insieme, ma ora dopo averlo visto perdere la ragione ancora una volta, mi sono sentita ferita. Era da tanto che non succedeva, e lo so che è stupido, ma dentro di me speravo che la mia vicinanza gli facesse bene. Ero convinta che il mio stargli accanto gli avrebbe fatto cambiare quel lato di sé. Quello irascibile e violento. Ma la colpa non è sua. Me lo ha sempre detto che non sarebbe mai cambiato per nessuno. Neanche per me.

"Lentiggini" mi accarezza una guancia risvegliandomi dai miei pensieri.

Alzo lo sguardo incontrando i suoi occhioni verdi. E lo vedo, lì, in quelle iridi chiare il pentimento. Lo vedo, che come un grido disperato cerca di arrivarmi dentro, fin sotto pelle ed è proprio per questo che gli sorrido.
Sorrido a lui.
Sorrido ai suoi demoni.
Sorrido a tutto ciò che mi fa stare male di lui, ma il sorriso vero, quello che viene dal cuore, lo regalo al Christopher sotto l'armatura. Quel ragazzo tatuato che mi ha fatto ridere, piangere, arrabbiare. Quel ragazzo che mi ha dimostrato tanto senza volerlo. Quel ragazzo che mi spinge a restare al suo fianco nonostante tutto. 

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