Capitolo 53

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Christopher's POV

Sbuffo quando per l'ennesima volta la suoneria del mio telefono riecheggia nell'aria.

Con non poca fatica apro gli occhi, mettendo a fuoco lentamente la stanza in cui mi trovo.

Lascio che lo sguardo vaghi su ogni piccolo particolare di queste quattro mura, che da poco più di un mese sono diventate la mia casa. Mi guardo intorno soffermandomi poi sulla finestra, che con le persiane ancora aperte, lascia entrare dei tenui raggi di sole che vanno ad illuminare una piccola porzione di pavimento.

Risalgo con gli occhi la fascia di luce, ritrovandomi a guardare il cielo che stamattina è sereno. Nuvole etere dipingono quella distesa azzurra con maestria, mentre il sole, alto, illumina e scalda ogni cosa tranne me, che indipendentemente dalla temperatura che c'è fuori mi sento sempre così freddo, buio, vuoto.

Sbatto le palpebre, distogliendo lo sguardo dalla finestra quando percepisco un movimento delicato sul petto.

Immediatamente abbasso lo sguardo scontrandomi con una chioma castana; ciocche disordinate di capelli sono sparpagliate sulla mia felpa, e subito ne percepisco l'odore delicato del cocco, che senza permesso mi penetra fin dentro i polmoni.

Inspiro a pieno questa fragranza che sa di lei, avvertendo immediatamente la tensione sciogliersi.

Accenno un sorriso quando mi accorgo della posizione stramba in cui si trova.

Le braccia esili, ricoperte da uno strato di stoffa nera, avvolgono il mio torace, così come le gambe, legate ai miei fianchi in maniera salda.

Il suo addome è premuto contro il mio, trasmettendomi un senso di calore a me estraneo. Non si tratta di quel calore che percepisci, i raggi del sole ti scaldano la pelle. Si tratta di qualcosa di più profondo, più intimo. Un qualcosa che percepisco sotto pelle, nel sangue che scorre, nelle ossa.

Porto una mano sui suoi capelli, che come onde ribelli gli coprono il volto, rigorosamente nascosto nell'incavo del mio collo, lì dove il suo fiato bollente mi colpisce la pelle.

Lentamente le scosto una ciocca di capelli scoprendole quel volto così innocente, così puro.

Involontariamente lascio che i miei occhi vaghino su ogni suo tratto, ormai impresso a memoria nella mia mente. Lascio che il mio sguardo le accarezzi le palpebre chiuse, sotto cui si trovano qui due oceani limpidi quando il sorriso le decora le labbra e qui due laghi ghiacciati quando è ferita. Osservo poi il suo nasino piccolo e leggermente all'insù, fino ad arrivare a quelle labbra a cuore, che schiuse lasciano fuoriuscire dei piccoli sbuffi.

Non staccandole gli occhi di dosso nemmeno per un secondo, porto un braccio sui suoi fianchi avvicinandola ancora di più a me. L'avvolgo completamente tra le mie braccia, respirando il suo respiro, il suo profumo, ogni cosa di lei, prima di chinarmi e lasciarle un casto bacio sulle labbra, che a contratto fremono sotto le mie. Scendo poi sul collo candido, mordendole con non troppa forza la pelle che immediatamente si riempie di brividi.

Rafforzo la presa su di lei, nascondendo poi la testa tra l'incavo del suo piccolo collo, non potendo fare a meno di pensare che in questo piccolo corpo, stretto tra le mie braccia, c'è una forza straordinaria.

Lei è straordinaria.

Mai avrei creduto, quando mi venne addosso in quel corridoio, che un giorno avrei pensato questo di lei.

Ricordo che appena la vidi, pensai che fosse una stupida ragazzina. Aveva quei jeans attillati che le fasciavano le gambe come una seconda pelle e una maglietta bianca, che aderiva sul suo busto perfettamente. Quando poi alzò lo sguardo, incontrando il mio già posato su di lei, ricordo di averci visto il mare dentro, ma soprattutto ci vidi determinazione, coraggio, forza d'animo.
Tutte cose che io non ho.
Tutte cose che lei, cerca di trasmettermi ogni giorno, rimanendo al mio fianco, stringendomi la mano.

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