Capitolo 56

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"Non ci credo" mormora Kate, con gli occhi spalancati, guardando con sguardo indecifrabile Mad, la quale, per niente scossa dalle mie parole, scuote la testa sorridendo.

"E poi cosa è successo?" chiede curiosa, incitandomi con la mano a proseguire il discorso.

"Ci siamo praticamente urlati contro e... Il resto penso si sia capito" affermo abbozzando un sorriso tirato, riferendomi al disastro che abbiamo lasciato al piano di sotto.

Quando io e Christopher, siamo tornati a casa il salone era tornato praticamente come nuovo.
Non c'erano più vetri frantumati.
Non c'erano più oggetti sparsi a terra, ma soprattutto non c'erano più le urla ad imbrattare l'aria.
C'era un silenzio che quasi stonava con tutto il rumore che avevamo prodotto noi due, solo qualche ora prima.

"Ha dato di matto vero?" chiede Kate, arricciando le labbra contrariata.

"In realtà sono esplosa anch'io questa volta. Abbiamo dato di matto entrambi" ammetto, abbassando lo sguardo imbarazzata, ripensando alle tremende parole che gli ho vomitato addosso.

Ho esagerato e per questo non me ne pentirò mai abbastanza. Avrei dovuto ponderare le parole, moderare le espressioni, ma soprattutto avrei dovuto dirlo in un altro modo.
Più delicato.
Più accettabile.

"Non ti biasimo Clare" prorompe Kate, rivolgendomi uno sguardo carico di comprensione.

Scuoto la testa, visibilmente contraria alle sue parole, quando è Mad ad esporre i suoi pensieri.

"La verità è che Christopher non è pronto per essere amato" afferma, alzandosi dalla poltrona in pelle bianca, per poi venirsi a sedere sul letto a due piazze su cui siamo sedute io e Kate. "Io so Clare che tutto questo è stressante, difficile, snervante ma Christopher è così. So bene cosa voglia dire rincorrere una persona che invece di venirti incontro prosegue dritto per la sua strada, velocizzando persino il passo pur di sfuggire, lo so per esperienza" inizia a dire, lasciando che il suo sorriso venga sostituto da un'espressione seria. "Io amo mio cugino ed è per questo che ti chiedo di essere sincera con me. Conosco la sua malattia da anni ormai e so cosa lo porta a fare quando si sente soffocare dalle emozioni o minacciato" si interrompe, chiudendo gli occhi, prima di lasciarsi cadere, a peso morto, sul letto.

Esito qualche secondo, prima di fare un cenno a Kate e stenderci poi al suo fianco. Rimaniamo ferme, ognuna persa nei suoi pensieri mentre in silenzio osserviamo il soffitto bianco sopra le nostre teste.

Quando ancora stretta a Christopher, sono uscita dall'acqua avevo il cuore che batteva a mille e il corpo che tremava. Non riuscivo a togliermi dalla testa quello che era appena successo. Per la prima volta avevo assaporato la paura di perderlo veramente. Vederlo scomparire tra le onde, così, senza reagire, mi aveva fatto pensare al peggio. Ecco perché poi, quando insieme siamo riemersi, non l'ho lasciato nemmeno per un secondo. Mi sono accoccolata a lui, stritolandolo tra le mie braccia e quando, bagnato dalla testa ai piedi, si è seduto sulla sabbia, con me tra le sue gambe, sono riuscita a tranquillizzarmi un poco. Mi ha cinto le spalle con le sue braccia forti, per impedirmi di tremare ancora, e mi ha coccolata, come poche volte ha mai fatto ed è stato solo a quel punto che ho sentito finalmente i miei muscoli rilassarsi. E siamo stati così, in silenzio, stretti l'uno all'altro per ore, fino a quando è stato il suo di corpo, ancora privo di indumenti, che ha iniziato a tremare. Percepivo il freddo penetrargli la pelle e raggiungere le mie ossa. Così, a quel punto, ho deciso di farlo alzare, ed insieme, ci siamo diretti qui, trovando con nostra sorpresa tutto il disastro creato ormai ripulito e due paia di occhi preoccupati ad attenderci alla porta.

"L'ha rifatto vero?" chiede Mad con un fil di voce, inspirando rumorosamente. "Ha fatto qualcosa di stupido e di pericoloso non è così? Ha tentato di..."

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