Capitolo 30

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Christopher's POV

Chanel.

Quante volte ho cercato di ferirla.
Ho giurato a me stesso che l'avrei ridotta come quello stronzo del fratello ha ridotto me.

E ci ho provato.
Cazzo se ci ho provato.
In tutti i modi possibili.

Ho ferito i suoi sentimenti, ho ferito la sua persona. A volte la mia mente malata mi spingeva a scoparla così forte che urlava il mio nome tra le lacrime, ed io ero lì, con il mio cazzo ancora dentro di lei, che gemevo.

Gemevo dal piacere.
Gemevo nel vederla soffrire, perché da egoista quale sono, io non volevo e non voglio essere l'unico a soffrire in questa vita di merda.

Se io soffro per colpa di quel coglione, lui soffre perché mi fotto la sorella, e lei soffre perché me la scopo come se non ci fosse un domani.
Me la scopo così forte che il giorno dopo non riesce a camminare.
Me la scopo come un animale.

Era questo ciò che pensavo di lei fino a qualche mese fa, ed ecco perché ora non riesco a trovare un cazzo di motivo, per cui io sto portando Brandon lontano da occhi e orecchie indiscrete per parlare proprio di lei.
Di Chanel.

Esco dal Blu Moon e tiro un sospiro di sollievo quando l'aria fredda di fine ottobre mi penetra nei polmoni, sostituendo tutta quella merda che si respira lì dentro.

Con fare disinvolto, sotto gli occhi attenti di Brandon, mi appoggio sul muro di mattoni alle mie spalle e mi accendo una sigaretta.

"Allora che cazzo vuoi da me e mio fratello?" chiede con fare annoiato.

"Lo sai cosa voglio" mi limito a dire facendo un lungo tiro.

"Perché ti intrometti nel mio lavoro?" chiede prima di fare un passo verso di me.

"Perché il tuo lavoro" dico facendo le virgolette "Sta fottendo Chanel" sputo staccandomi dal muro e avanzando verso di lui.

"Non ci credo" ride "Da quand'è che a te importa di Chanel Bennet?" mi sfotte, non sapendo che sta toccando un tasto sbagliato "E poi comunque non è colpa mia se è una tossica del cazzo. Io e mio fratello la vendiamo la droga, ma non costringiamo nessuno a comprarla"

"Tu e tuo fratello dovete smetterla di venderla a Chanel o mi incazzo di brutto" sibilo sputandogli il fumo in faccia prima di dargli una spallata e avviarmi verso l'entrata.

"Non ti prometto niente" lo sento dire alle mie spalle.

"Invece sì che lo farai, perché sennò ti giuro che te la faccio pagare cara" dico non degnandolo di uno sguardo.

"Ma che cazzo ti prende? Sono io, Brandon" dice nel momento in cui volto lo sguardo e i miei occhi si scontrano nei suoi.

E lo vedo.
Occhi marroni.
Capelli castani.
Fisico piazzato dovuto alle tante ore di palestra.
I tatuaggi che fuoriescono dalla sua camicia blu arrotolata sui gomiti.
Un bel bravo ragazzo un po' scapestrato.

Questo è quello che da fuori può sembrare Brandon a chi non lo conosce, ma io che conosco tutti i suoi fottuti casini, so che non è questo.
Lui non è più un bravo ragazzo. Un tempo lo era, ma la merda che accumoli e ti porti dietro ti cambia e questo è successo anche con lui.

È cambiato.
È fottutamente cambiato.

"Fai ciò che ti ho detto Brand e vedi di non farmi incazzare" dico semplicemente prima di fare l'ultimo tiro della sigaretta, gettarla a terra, e avviarmi poi verso l'entrata.

Sbuffo quando il rumore assordante della musica sparata a palla mi arriva alle orecchie.

Questo posto stasera mi da incredibilmente fastidio.
Ci sono troppe persone.
Troppo casino.
Troppo movimento.

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