Capitolo 57 pt. 1

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Fin da quando ero piccola, la mamma mi ha sempre detto di godermi i momenti.

Piccoli o grandi essi siano.

Ogni momento, ogni minuto, ogni piccolo stralcio di felicità deve essere vissuto a pieno. Con tutte le proprie energie perché solo in questo modo si evita di avere nostalgia quando finisce.

Bisogna lasciarsi trasportare nel momento, farlo proprio. Viverlo quando è ancora qualcosa di presente e non rimpiangerlo quando ormai è diventato un ricordo.

Ho sempre adottato questa ottica di vita e l'ho fatto anche questa notte, mentre con le stelle sopra le nostre teste, e i fiocchi di neve a riempire un'aria già satura di noi, mi sono lasciata andare. Mi sono goduta il suo calore, i suoi baci, le sue carezze, le sue parole, tutto. Ho fatto mia ogni piccola parte di lui e in cambio ho dato a lui ogni piccola parte di me.

Sospiro, lasciando che una piccola nuvola di condensa fuoriesca dalle mie labbra screpolate a causa delle basse temperature.

Anche se fa male mi ha sussurrato all'orecchio, quando, intrappolata tra le sue braccia, con il volto nascosto nell'incavo del suo collo, sniffavo il suo profumo, come farebbe il peggiore dei drogati in crisi di astinenza. Quando quelle parole hanno lasciato le sue labbra, ho sentito il cuore fermarsi per un secondo. Non capivo, cosa intendeva dire? Cosa mi voleva dire?

Avevo la testa affollata da domande, ma la bocca troppo arsa per domandargliene anche solo una e così ho taciuto, sono rimasta in silenzio, ad aspettare che proseguisse, che rispondesse a quei quesiti che silenziosamente gli stavo porgendo, ma ho aspettato invano. Ho atteso secondi, che poi sono diventati minuti, fino a trasformarsi in dubbi. Tanti, piccoli dubbi che non ho avuto il coraggio di dissipare. Tanti piccoli dubbi che, però, lui è riuscito a mettere a tacere con dei semplici gesti.
Carnali.
Passionali.
Troppo per me.
Troppo per noi.

Per la prima volta, ho sentito la sua bocca in posti a me sconosciuti. Ho percepito le sue mani lì, dove l'eccitazione che provavo per lui in quel momento era al culmine e mi ha toccata, mi ha portata in paradiso, così come poco prima aveva annunciato, e l'ho amato.
Con tutta me stessa.

L'ho amato senza volere nulla in cambio. Senza pretese, in silenzio. E l'ho accettato. In tutti i suoi difetti. In tutte le sue imperfezioni, con il cuore colmo di gioia e apprensione consapevole del fatto che il mio di amore, sarebbe bastato per portare avanti entrambi. Il mio, d'amore, avrebbe salvato me e fatto respirare lui.

E allora ho lasciato che poche, calde, lacrime mi bagnassero le guance.
Ho lasciato che versi strozzati e gemiti di piacere lasciassero le mie labbra e finalmente ho goduto. Anche così, senza fare l'amore, senza fare sesso. Ho provato piacere solo ed esclusivamente avendolo accanto. Solo ed esclusivamente godendomi le attenzioni, che sotto un cielo stellato ha deciso di concedermi.

E mentre, a cavalcioni su di lui, lasciavo la mente libera di correre lontana, in posti mai esplorati prima, ho dimenticato le sue parole. Ho dimenticato quella frase. Quei dubbi e quelle paure. Tutto era scomparso. Tutto è scomparso in quei momenti. Piccoli, bei momenti che io ho vissuto a pieno.

Senza rimpianti.
Senza esitazione.
Senza inibizione.

E sono stata bene tra quelle braccia che ormai, nonostante i litigi, nonostante le lacrime sanno di casa. Sono stata bene durante tutto il tempo in cui la polvere di fata ha agito su di noi. Sono stata bene sì, fino a quando la magia non è svanita e allora ho capito.

Tutto.
Ogni singola parola.
Ogni suo gesto.

Anche se fa male.
Anche se ti faccio male.
Nonostante tutto... Tu resta.

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