Capitolo 34

4K 144 30
                                    

Madison's POV

Siamo sempre state noi.
Io, Hunter e Christopher.
Loro ci sono sempre stati per me ed io voglio fare lo stesso per loro.

Entrambi, mi hanno sempre stretta forte al loro petto quando ero in lacrime. Entrambi mi hanno accarezzato i capelli quando la notte non riuscivo a dormire a causa di un brutto sogno. Entrambi mi hanno fatta sorridere nei momenti tristi della mia vita ed ora, vedendoli persi, ognuno nel proprio dolore non posso fare a meno di ricambiare tutto l'amore che mi hanno sempre dimostrato, perché per me sono importanti; Hunter il fratello scemo che a dieci anni sputacchiava a causa dell'apparecchio e Christopher, il bambino problematico che mi ha sempre difesa da tutti come un vero fratello.

"Perché siamo qui?" la voce di mio fratello a risvegliarmi dai miei pensieri.

"Cosa vi succede?" chiedo senza giri di parole facendo rimbalzare lo sguardo su entrambi.

Ho bisogno di capire.

So che hanno qualcosa che non va.
So che qualcosa li sta divorando piano piano, così come so che io non li lascerò affondare. Io sarò la loro ancora in un mare di problemi.

"Perché dici questo?" Hunter alza un sopracciglio fingendosi sorpreso.

"Siete le due persone più importanti della mia vita. Capisco quando avete qualcosa che non va" alzo gli occhi al cielo, stanca di queste mezze verità.

"Io voglio andarmene da qui. Ora"

Mi volto verso Christopher che tiene le mani premute sulla tempie.

"Cosa hai?" Hunter lo scruta con attenzione, così come sto facendo io.

"Non voglio stare in mezzo a tutta questa gente. Ho bisogno di stare solo" mormora tenendo la testa bassa sul tavolo di legno.

Dopo aver lasciato il campus siamo venuti in un caffetteria vicina. Volevo parlare con loro in un posto tranquillo, senza occhiate indiscrete, ma a quanto pare la mia idea non è andata a buon fine.

"Sei fatto?" quando vedo le sue mani tremare, rifaccio la stessa domanda che gli ho fatto poco fa in mensa e a qui ancora non ha dato un risposta.

"Ho bisogno di uscire da qui" mormora in tono cantilenante tenendo lo sguardo assente sul tavolo.

"Aiutami" dico a Hunter sapendo che quando si trova in uno stato del genere è meglio evitare il contatto con la gente.

A volte dopo questo suo stato di smarrimento temporaneo, seguono scatti di ira, in cui urla e distrugge ciò che gli capita a tiro, oppure scoppia a piangere così dal nulla facendosi prendere dal panico. È per questo che non si deve impasticcare. La merda che prende gli altera troppo l'umore, ed uno come lui non può permetterselo.

Mi alzo, lascio una banconota da dieci dollari sul bancone, per poi farmi strada verso la porta d'ingresso sentendo i passi dei due tallonarmi.

Entriamo nella mia macchina e aiuto Hunter a far sedere Christopher sul sedile posteriore e poi mi siedo al suo fianco. Lascio che Hunter guidi mentre io accarezzo i capelli del gigante ora seduto sulle mie gambe.

È così vulnerabile e lo si vede in momenti come questi. Quando lo vedi tremare sulle tue gambe, e non puoi fare nulla per aiutarlo. È così rotto da far paura; la vita con lui è stata veramente bastarda. Gli ha portato via l'affetto dei genitori, gli ha portato via una delle persone più importanti della sua vita, lo ha fatto essere diverso fin da bambino. Lo ha fatto crescere infretta quando ha visto i suoi nonni morire a solo quindici anni.
Loro erano importanti per lui.
Loro erano la sua famiglia.

Heal MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora