Capitolo 49

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"Mi dispiace ragazze... Veramente tanto" mormora Kate, abbassando lo sguardo sulle sue mani poggiate in grembo.

Quando stamattina ha bussato alla nostra porta con lo sguardo distrutto, io e Madison l'abbiamo subito stretta in un abbraccio. Avevamo capito ciò che le era successo, forse ancora prima che lei ce l'ho dicesse espressamente ed era proprio per questo che sapevamo avesse bisogno di conforto, ancor prima di qualsiasi parola. Quando poi, abbiamo sciolto l'abbraccio, non l'abbiamo forzata a parlare. Sapevamo che avrebbe parlato solo quando se la sarebbe sentita, ecco perché ci siamo semplicemente sdraiate, tutte e tre nel letto di Mad, e l'abbiamo stretta a noi, mentre ancora scossa continuava a singhiozzare. Continuava a ripetere il nome di Hayden, nel frattempo che nella mano stringeva con forza la piccola busta da lettere, come se quella fosse l'ultima cosa che serbasse di lui. L'ha stretta anche quando ormai sopraffatta dalla stanchezza è caduta in un sonno profondo.

"Le vere amiche si riconoscono quando restano nel momento del bisogno, e tu ora hai bisogno di noi" sorride dolcemente Mad, afferrandole la mano e stringendola nella sua.

"Dovevate tornare a casa e mi dispiace che ora, per colpa mia, siete costrette a rimanere qui" mormora, e dal tremolio della sua voce e dagli occhi lucidi capisco che ci stia male veramente.

"Kate" la richiamo. "È vero oggi saremmo dovute tornare a casa e lo avresti dovuto fare anche tu. Ma poi le cose sono cambiate, hanno preso una direzione diversa rispetto a quella che ci aspettavamo ma non importa. Siamo insieme, pronte a passare due giorni in tranquillità. Non è la fine del mondo e poi... Torneremo a casa tra poco per le vacanze di Natele" ammetto, sedendomi sul letto, al suo fianco.

È vero, saremmo dovute tornare a casa. Avremmo rivisto le nostre famiglie. Io avrei rivisto la mamma. L'avrei stretta tra le mie braccia e sarei stata vittima di uno dei suoi tanti interrogatori. Mi sarei divertita non lo nego, ma non avrei mai potuto fare tutto ciò sapendo che qui, Kate, stesse soffrendo. Provo per Kate, quell'affetto che avrei riservato ad una sorella. Quello incondizionato e speciale. Ecco perché non potevo lasciarla sola ora, che non sta bene. Ho sempre cercato di esserci nel momento del bisogno delle persone a cui voglio bene. Ora è il momento di rimanere al suo fianco. Ora, perché Kate ha bisogno di me. Ed io non me ne vado... Io resto. Sempre.

"Va bene" annuisce poco convinta. "Vi devo un favore ragazze" afferma prima di stritolarci in un abbraccio.

"Ricordati di queste parole perché io lo farò" ghigna Mad facendoci ridere e alleggerendo l'atmosfera per qualche secondo, prima che Kate, come colpita al cuore da una freccia di ricordi e malinconia, scoppi a piangere.

Nasconde il viso nelle mani, scuotendo lentamente la testa e lasciando che i capelli rossi, le ricadano liberi sopra le spalle, le quali sussultano a causa dei singhiozzi.

"Hey" sussurro triste.

Non mi piace vederla giù. Lei, che ha sempre stampato sul viso un sorriso che ti fa vedere il mondo da un'altra prospettiva. Lei, che è sempre pronta a mettere da parte il suo dolore pur di non far preoccupere gli altri. Lei, che è sempre così forte ora è a pezzi.

"Vuoi raccontarci cosa è successo?" chiede Mad, lanciandomi uno sguardo d'intesa.

Kate rimane in silenzio per qualche minuto, fino a quando annuisce e dopo essersi asciugata le lacrime, con la manica del pigiama che Mad è passata a prendere in stanza, si alza dal letto e si dirige in bagno.

"Mi do una struccata veloce e torno subito" abbozza un sorriso, prima di voltarsi e sparire oltre la porta del bagno.

Lascio che uno sbuffo fuoriesca dalle mie labbra, prima di lasciarmi cadere con la schiena sul letto e fissare lo sguardo sul soffitto.

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