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Kim Namjoon*

Merda! Ci mancava solo questa. Spero di non aver svegliato nessuno...

«E lei che ci fa qui?!»

Una voce mi fa sobbalzare.

Bravo Namjoon. Ora dovrai litigare con il tuo nuovo vicino!

Alzo lo sguardo, notando il ragazzo della pasticceria che indossa un pigiama di flanella tendente al rosa.

«Oh, salve. Ci incontriamo di nuovo.» sorrido gentilmente.

Guardalo come mi guarda. Questo mi odia...

Torno a sistemare le mie cose sparse sulla scala e provo a rimetterle nella valigia distrutta. Sospiro.

Questa è inutilizzabile...

«Vuole una mano?»

Senza che gli rispondessi si avvicina e inizia a raccogliere le mie cose.

«Non deve per forza...» sussurro imbarazzato.

Mi aiuta a portare i miei averi nel mio nuovo appartamento, ancora spoglio di qualsiasi cosa, tranne per un divano in pelle, nero, simile a quello della mia vecchia casa.

La mia catapecchia...stupidi ragazzini.

Si inchina e fa per andarsene. Lo raggiungo appena prima che entri nel suo appartamento, proprio di fronte al mio «Grazie. Kim Namjoon, comunque.» allungo la mia mano, educatamente e sorridendo, sperando che non mi detesti.

«Kim Seokjin...» ricambia la stretta e poi si volta subito, entrando nel suo appartamento.

Sospiro di nuovo, frustrato «Perfetto...sono nuovo e mi sono già creato un nemico. Stupendo...»

§

Il giorno seguente è domenica e mi alzo abbastanza presto per andare a fare un po' di spesa e comprare qualcosa da appendere sulle pareti fin troppo bianche del mio appartamento nuovo.

Mentre torno a casa, in tarda mattinata, passo davanti a quella pasticceria che attira l'attenzione con quella sua insegna gigante, con il nome del locale scritto di un rosa fosforescente, il quale cavalca una nuvola bianca piena di brillantini. Sorrido a tutta questa sfarzosità ed esagerazione. Mi avvicino di poco e noto che c'è davvero molta più gente rispetto a ieri mattina.

Waw...come fanno in tre a gestire tutte quelle persone? Io non riesco neanche a gestire venti studenti...

Con un po' di tristezza mi avvio sull'altro lato della strada, entrando nel negozio di pollo fritto. Mi siedo ad un tavolo dopo aver ordinato e sospiro, ordinando anche un bottiglia di Soju.

§

Ho passato l'intero pomeriggio seduto dentro quel locale, a correggere i compiti dei miei studenti che porto sempre con me e a scrivere poesie su quanto io ami il pollo fritto, su quanto ami bere alcolici e su quanto mi manchi Ilsan, nonostante tutto. Mi manca quel posto, paese da cui vengo, situato a nord-ovest dalla capitale della Corea del Sud dove tutt'ora vivo, ovvero Seoul. Mi ricordo che andavo spesso a Lake Park, girovagando tra fiori di tutti i tipi con la mia bicicletta e mi sdraiavo sempre sotto allo stesso albero. Quell'albero era diventato il mio rifugio. Andavo lì sotto a leggere, a studiare, a fare i compiti, a giocare al Game Boy, ad ascoltare la musica, a scrivere. La mia prima poesia fu proprio dedicata a quell'albero. Proprio grazie ad esso incontrai quella che diventò la mia prima ragazza. Durò per due anni quella relazione. Poi io capì di provare attrazione anche per gli uomini e lei decise di partire senza dirmi niente. Non so che fine abbia fatto. Lei e la sua famiglia sparirono.

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