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Dopo che è arrivato Taehyung si è calmato subito. Appena si sono visti, il piccolo Kook gli si è fiondato tra le braccia e ha iniziato a raccontargli tutto, ma io e Seokjin siamo usciti dalla mia stanza, lasciando loro la giusta privacy. Sono le cinque e trenta del mattino quando il grigio fa il suo ingresso nella mia cucina, sedendosi a peso morto su una sedia e poggiando la testa sul tavolo. Nei quarantacinque minuti che ha impiegato a calmare Jungkook, io e il pasticciere non ci siamo rivolti la parola e c'era un silenzio imbarazzante che riempiva l'aria.

«Come sta?» chiede il corvino dalle spalle larghe all'altro, che alza di poco il capo per poter guardare sia me che lui negli occhi.

Sospira «Male. Ha sognato che suo fratello finiva in prigione per averlo aiutato, che suo padre tornava e faceva del male a tutti voi, allontanandovi da lui e, come se non bastasse, ha sognato che suo padre veniva da me, mi torturava, pestava, aggrediva e che mi faceva stuprare sotto i suoi occhi e lui non riusciva a fare altro che tagliarsi, perché qualcuno nella sua testa gli diceva di farlo.» deglutisce, con occhi lucidi e tremendamente spenti. Vederlo così mi fa stare male.

Prendo un respiro profondo «E' la seconda volta che succede.»

Si tira su dritto «Come!? Quando è successo? Perché non mi avete detto niente?»

«Tae, calmati.» si intromette Jin «Non era stato così grave.»

Annuisco «Una notte l'ho sentito lamentarsi, ma dopo poco che lo abbracciavo ha smesso e si è tranquillizzato. Non vorrei doverlo dire ad alta voce e farvi preoccupare, ma credo che sia meglio per Jungkook iniziare a vedere uno specialista.»

«Intendi...uno psicologo?» chiede il grigio confuso e poco convinto.

«Si. Non possiamo aspettare che ricapiti ancora. Ha praticamente avuto un attacco di panico nel sonno a causa di suo padre, persona che non vede da parecchi giorni ma che lo ha costretto a dipendere dal fratello e dai suoi amici.»

«Conoscendo Jungkook, non accetterà mai.» dichiara il corvino, non guardandomi in faccia.

Lo sapevo che sarebbe successo. Ora scapperà da me per chissà quanto tempo.

«Taehyung, forse dovresti parlarci tu. Cercare di fargli capire cosa vuole dalla vita e cosa lo renderebbe felice, che lavoro vorrebbe fare, se magari vuole fare qualche ora in palestra, se-»

«Al The Pink Bakery.» mi interrompe il pasticciere. Sia io che il grigio lo guardiamo confusi, così riprende a parlare, guardando solo Taehyung e mai me «Gli ho proposto di lavorare al The Pink Bakery e lui sembrava entusiasta. Gli ho spiegato che non gliel'ho detto prima perché dovrebbe sostituire Hoseok e non vi vedreste mai. Mi ha detto che ne avrebbe parlato con te.»

«Hyung, non puoi farmi questo. Come faccio a non vederlo nemmeno un giorno alla settimana? No, non voglio che lavori da te, anche se sarebbe il posto più sicuro per lui.»

«Effettivamente è una buona idea Taehyung. Pensaci: nessuno potrebbe provarci con lui perché in qualsiasi caso c'è Seokjin hyung che lo terrebbe d'occhio; non può avere alcun tipo di ricadute emotive per la stessa motivazione; e in più, avrebbe dei soldi tutti suoi e voi due con i vostri stipendi potreste benissimo trovarvi un piccolo appartamento poco costoso per vivere insieme come una coppia a tutti gli effetti.» provo con questa soluzione perché, sinceramente, l'idea di Jin mi è piaciuta parecchio. Se Jungkook lavorasse lì, potrebbe fare esperienza e se nei futuri curriculum aggiungerà che ha lavorato per un pasticciere così famoso, non avrà problemi ad entrare in qualche altra azienda.

«Dovete parlarne, ma non fargli questo ragionamento egoista perché se si arrabbia con te non ti aiuterò a fare pace con lui.» sputa il più grande, alzandosi per versare i due caffè in delle tazzine e dare del succo a Taehyung.

The Pink BakeryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora