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Kim Seokjin.

«E'-è stato colpito in faccia?»

Sospiro all'ennesima domanda tentennante di Jimin «Sì, più volte. Ma ora basta domande, vi prego. Non ha neanche raccontato a me quello che è successo e quando saremo là, evitate di forzarlo. Non parlerà se non si sentirà pronto. Ve lo dico per esperienza. Potrebbe girarsi male e dirvi cose che nemmeno pensa.» dopo questa raccomandazione busso alla porta dell'attico dove vive Yoongi. Questi ci apre, a testa bassa, facendosi da parte per permetterci di entrare e di chiudere la porta a chiave.

«H-hyung...»

Come non detto, Jimin.

§

Min Yoongi.

«H-hyung...»

Guardo quella testa arancione, mostrando il mio volto rovinato da un livido sull'occhio destro e un taglio sul labbro inferiore. Sospiro, facendogli strada in casa mia, guidandolo fino al divano dove sono seduti tutti gli altri, in attesa di una spiegazione che non voglio dare.

«Non dovevate venire tutti.»

«Accetta di avere degli amici, Yoongi. Non sei più solo; noi, non siamo più soli.»

Sbuffo leggermente alle parole del mio hyung e mi siedo a peso morto sul divano, provocandomi un forte dolore al fianco. La mia faccia mi tradisce e quella voce inconfondibile mi arriva alle orecchie, colpendomi i timpani in maniera prepotente «Hyung! Stai bene? I-io, vado a prendere del ghiaccio. Hai bisogno di cure e-»

«Jimin non-»

«Adesso stai zitto! Se voglio aiutarti, ti aiuto. Non mi importa se puoi ferirmi in qualche modo. Qualcuno a cui tengo è stato picchiato e non resterò con le mani in mano solo perché sei imprevedibile e non si sa come potresti reagire. Quindi, stai zitto e fermo.» va verso la cucina, rischiando di finire nel bagno degli ospiti. Deglutisco, inquietato da quel suo tono autoritario, ma al contempo sono ancora più curioso sul suo conto.

«Aish...» sorrido leggermente, riaprendo la ferita sul mio labbro.

«Potete andarvene, davvero. Tanto non vi dirò niente di quello che è successo. Non oggi almeno.»

«E invece parli, Min Yoongi.» ritorna il nano della situazione e non sono l'unico ad essere stupito dal suo comportamento, notando i volti degli altri presenti.

Sospiro e mi allontano da quel ghiaccio che Jimin avvicina al mio viso «Se vuoi sentire come è andata non provarci nemmeno.» lo minaccio, ma il mio sguardo sembra più una supplica. Lo vedo rilassare le spalle e sedersi di fronte a me. Non posso smettere di sospirare e inizio a raccontare l'accaduto, non volendo guardare quelli che si definiscono miei amici e che, forse, lo sono.

Sto camminando tranquillamente per Seoul, cercando un po' di ispirazione per una prossima canzone. Non so proprio come poter iniziare un nuovo testo: triste, confortante, arrabbiato, felice? Non lo so...

«Min Yoongi?»

Mi volto verso quella voce, notando un tizio con mascherina e cappello nero, proprio come me, ma più alto e più robusto «Chi lo desidera sapere?»

«Oh, che sbadato. Mi presento: sono Choi Banryu. Vorrei farle qualche domanda, se possibile.»

«Mi spiace, sono un po' impegnato ora.» mi incammino nuovamente verso la pasticceria di Jin, dando retta al mio sesto senso che mi dice di non fidarmi. Lui non sbaglia mai.

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