(scene forti, se siete sensibili non leggete)
Narratore.
Il piano era pronto. Lo avrebbero messo in atto appena Junghyun gli avrebbe dato il via libera. Erano già tutti nelle due macchine: una di Yoongi, con all'interno Jimin, Hoseok, Jisoo e Jennie, che scappata dalla finestra di camera sua, era riuscita a raggiungere gli altri e aiutarli col piano; l'altra vettura conteneva Seokjin alla guida, Namjoon al suo fianco e sui sedili posteriori, con l'ansia e la preoccupazione a farlo tremare, c'era Taehyung. Il grigio era stato svegliato solo nel momento in cui dovevano partire dall'attico del verde menta e solo durante il viaggio in auto gli era stato spiegato il tutto.
Erano le tre del mattino e ormai Jungkook era chiuso in camera sua da più di ventiquattro ore senza avere contatti con l'esterno. La sua finestra era stata bloccata con delle travi di legno, perché una volta, da bambino, era riuscito a fuggire dalle grinfie dei suoi genitori, ma questa volta non glielo avrebbero permesso, suo padre non glielo avrebbe permesso. La porta era chiusa a chiave e più volte aveva provato a buttarla giù, tirando spallate, calci e pugni con una forza che nemmeno lui credeva di avere, ma tutto sembrava inutile. Ha pianto molto, piange tutt'ora. E' a digiuno dal giorno precedente, nonostante il maggiordomo Choi gli abbia portato sempre da mangiare e da bere, guardandolo con occhi dispiaciuti. Jungkook ha sempre odiato quello sguardo che gli ha sempre trasmesso che lui, un semplice diciottenne ricco sfondato, fa pena. Fa pena agli occhi dei dipendenti della sua famiglia, fa pena agli amici ricchi dei genitori, fa pena ai suoi compagni di scuola. Inizia a pensare che pure ai pochi amici che si è riuscito a fare nell'ultimo mese fa pena. Lui, per gli altri, è solo un ragazzino pieno di soldi, solo, che non sa vivere e affrontare le situazioni più difficili della vita senza l'aiuto di qualcuno. Vuole farla finita. Il pensiero del suo tempera matite nell'astuccio gli salta alla mente proprio dopo l'ennesima spallata alla porta e dopo l'ennesimo urlo di frustrazione, misto a un singhiozzo e alle lacrime che scendono copiose dai suoi occhi. Corre verso la cartella, ne lancia il contenuto per tutta la stanza, tanto la scuola è finita e cerca il suo temperino rosso. Lo scaraventa contro quella dannata porta e lo rompe in mille e miseri pezzettini, miseri proprio come si sente il suo cuore. Distrutto in milioni di pezzi minuscoli e miserabili, inutili, deboli e doloranti. La lama balza via dal suo posto originario e il giovane la prende, la poggia sul suo braccio e fa il primo taglio. Brucia, Dio se brucia, ma continua, accecato dalla disperazione. Mano a mano che sfiora la sua pelle con quella lametta sporca del suo stesso sangue, si avvicina alla vena del polso. Ormai il suo materasso è sporco, la sua moquette sembra un dalmata dalle macchie rosse e lui si decide, con il pensiero di Taehyung nella testa, a fare quel taglio. Quel misero e piccolissimo taglio che lo strapperebbe dal mondo terreno per portarlo probabilmente all'Inferno. Non crede di meritarsi un posto in Paradiso, non dopo aver tentato di suicidarsi. Per quel poco che ne sa, la vita è un dono e non dobbiamo essere noi la causa della nostra stessa morte.
Mentre la lama lacera la sua pelle candida, pensa a come ha conosciuto il grigio, a come si è evoluta la loro relazione in poco tempo e a come si è sentito felice quando si sono dichiarati l'un l'altro. Per un momento pensa al futuro con lui, a come sarebbe avere dei bambini e badare a loro, a come sarebbe stato vedere Tae che porta in braccio i loro figli e di come lui stesso canterebbe per farli addormentare. Jungkook avrebbe tanto voluto creare una famiglia con quel ragazzo strambo, che è entrato nella sua vita mettendolo in imbarazzo su quel pianerottolo davanti alla casa di Namjoon e di Seokjin. In quel momento, gli vengono in mente anche loro. Gli viene in mente come il suo professore si è preso cura di lui, quando nessuno lo faceva, si ricorda della premura del pasticciere nei suoi confronti, di come una sera si offrì di riaccompagnarlo a casa in macchina dopo la lezione serale di inglese. Si ricorda di Jimin, quel nanetto tenero che balla sempre e a prescindere da qualsiasi cosa. Si ricorda di Hoseok, quel ragazzo che sta per realizzare i suoi sogni dopo anni che sperava e provava. Si ricorda persino di Yoongi, quell'essere così freddo e impassibile che riserva la sua dolcezza solo ed esclusivamente per l'arancione.
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The Pink Bakery
FanfictionMi sento tirare in avanti e mi rendo conto che mi sta stringendo più forte di prima, senza farmi male, tra le sue braccia calde. Il mio cuore sta impazzendo, lo sento battere così dannatamente forte che mi spaventa. «Amo quando mi abbracci.» si allo...