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Kim Namjoon.

«Spero che Taehyung non sia geloso di me, perché ho un solo letto e dovremmo condividerlo fino a che non ho la possibilità di prendere un divano letto.»

«Tranquillo hyung. Tae capirà e poi non credo che sia geloso di te. Alla festa ti ha visto sbavare dietro a Seokjin.»

Gli lancio un cuscino in faccia «Io non sbavo.»

Ride. Non potrei essere più felice di così.

«Dai, ora a dormire che è tardi. Domani andiamo a comprare dei vestiti, ok?»

Annuisce e si adagia nel mio letto, dopo essersi messo una mia maglia e dei miei pantaloncini.

«Hyung?»

«Si?» mi sdraio sotto le coperte con lui, dandogli attenzione.

«Ti da fastidio se dormo senza maglia? Di solito dormo in boxer, ma ti risparmio la scena.» è in imbarazzo.

Sorrido e mi tolgo io la mia, che avevo indossato per metterlo a suo agio «Devi fare come se fossi a casa tua. Questa ora è casa tua. Puoi cucinare, farti la doccia, mangiare, invitare qualcuno, quando e per quanto tempo vuoi. Ovviamente se esci avvisami e non farmi prendere infarti, per favore.»

Mi abbraccia, stringendomi forte, per poi staccarsi e sfilarsi la maglietta, coprirsi nuovamente con le coperte e avvicinarsi a me, accoccolandosi al mio braccio «Grazie hyung, per tutto quello che hai fatto e che stai facendo per me. Sei la mia nuova famiglia; spero che sarà per sempre così.»

Lo tengo tra le mie braccia e gli accarezzo la testa dolcemente, cercando di rassicurarlo «Lo spero anche io, Kook.»


Sono sveglio da un po' e Jin è appena entrato in casa mia per tenermi compagnia, mentre Jungkook dorme beato nel mio letto.

Sono seduto sul mio divano, mentre sorseggio il caffè che mi ha preparato il mio hyung, preoccupandosi ed essendo certo che io non abbia fatto colazione; aveva ragione.

«Sembra un angioletto.» torna in salotto e si siede di fianco a me, riprendendo la sua tazza di caffeina liquida, sorseggiando quella bevanda ancora calda.

«Credo che abbia fatto un incubo verso le sei di questa mattina. Per questo mi sono svegliato.»

Si preoccupa «Un incubo?»

Annuisco «Hm, credo di si. Ha iniziato a muoversi e a sudare, lamentandosi. Appena l'ho sentito l'ho abbracciato e si è calmato dopo circa cinque minuti.» sospiro.

«Pensi...che abbia sognato i suoi genitori?»

Lo guardo, con un leggero broncio pensieroso «Non lo so. Spero solo che riesca a vivere come si deve ora.»

«Che intendi?»

«Voglio dire, io non sono ricco. Non posso dargli tutto quello che aveva prima. Certo, vivendo in questa casa così piccola sto risparmiando parecchio e posso permettermi di dargli una paghetta o un po' di soldi per, che ne so, andare a farsi un giro per la città, ma non posso comprargli videogiochi, non posso preparargli qualsiasi cibo desideri, non ho contatti per un buon lavoro da cui poter iniziare. Non lo posso aiutare in niente se non tenendolo al caldo in casa mia.»

Sento uno spostamento e noto che si sta avvicinando a me, per poi abbracciarmi stretto, facendomi sprofondare il viso nella sua grande spalla. Dopo poco ci stacchiamo e non posso fare a meno di accarezzargli una guancia con dolcezza, sorridendo «E questo per che cos'era?» chiedo, con il cuore che batte forte.

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