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Kim Namjoon.

«Professor Kim? Che ci fa qui da solo?» Jungkook si siede di fianco a me su quella scalinata lurida. Gli sorrido togliendomi il tappo della penna della bocca, ricco dei segni lasciati dai miei denti «Ciao. Stavo solo contemplando il nulla e pensando.»

«A Jin hyung?»

Mi strozzo con la mia saliva e quel piccoletto mi tira colpi sulla schiena per farmi riprendere. Deglutisco, schiarendomi la voce e lo guardo «Che ti salta in mente? Vuoi uccidermi?»

«No, ipotizzavo soltanto. Ieri sera mi hai scritto che eri confuso e pensavo fosse successo qualcosa con lui, visto che quando ti ho lasciato eri felice.»

Sorrido alla sua preoccupazione «Solo...è strano. Nel senso, dopo ormai settimane che parliamo mi intimorisce chiamarlo hyung perché sembra non volerlo e c'è ancora quella formalità che mi mette angoscia. Siamo entrambi adulti ma è più semplice rapportarmi con i tuoi compagni.» è confuso «Voglio dire, perché non mi dice "chiamami hyung" o non mi offre nemmeno un caffè, o non mi chiede qualcosa. In quell'ora di lezione parlo solo io e lui annuisce, mi dice quando non capisce e basta. La nostra conversazione si conclude sempre con un mio "buona notte Seokjin ssi" e un suo inchino. E ieri era strano. Non mi guardava nemmeno negli occhi. Appena mi avvicinavo un po', anche solo per prendere un foglio che aveva lui in mano, si pietrificava. Non mi pare di essere così cattivo.»

Noto che sorride e con lo sguardo gli chiedo perché è così felice. Io sono dannatamente confuso da quel ragazzo più grande e non capisco cosa devo fare «Hyung, non credevo fossi così innocente.»

Io? Innocente? Questo ragazzino non mi ha mai visto in discoteca, cosa facevo io, fino a qualche anno fa.

«Voglio dire, sembra quasi che tu piaccia a Seokjin hyung.»

Sbianco a quell'affermazione. Io e quel pasticciere? Lui, quell'essere ricco e famoso, che sbava per uno come me? Mi viene da ridere e non riesco a trattenermi «Io e...come puoi pensare ad una cosa del genere?»

«Da quello che mi racconti tutte le volte appena metto piede in casa tua, mi ha fatto pensare a questo. Mi fa anche riflettere sul fatto che pure a te interessi un po' lui.»

Lo osservo, passando dal color cadavere a quello di un pomodoro. Ringrazio di avere la pelle abbastanza scura da coprire il mio imbarazzo «Kim Seokjin ama solo se stesso.»

«Non hai negato.»

Non l'ho fatto?

«D-dovresti pensare un po' più a come dichiararti a quel pazzo di Kim Taehyung, invece di psicoanalizzare me.»

Lo vedo arrossire «S-sono etero, hyung.»

Alzo gli occhi al cielo «Disse quello che "hyung, oggi Tae mi ha tenuto la mano mentre giocavamo ai videogiochi!" o "hyung, oggi Tae mi ha chiamato Kookie perché gli ricordo i biscotti di Jin che si chiamano Cookie!" oppure ancora " hyung, oggi Tae ha messo la testa sulle mie gambe e si stava addormentando mentre gli toccavo i capelli. Ha dei capelli davvero belli, morbidi e profumano di quello shampoo per bamb-»

«La la la! Non ti sento!» si tappa le orecchie con le mani e si avvia all'interno dell'istituto, sorridendomi gentilmente e con quello sguardo di stima che percepisco dai suoi occhi. Ancora mi chiedo perché si sia tanto attaccato a me, quel ragazzino. Non ho niente di speciale. Sono una persona qualunque, tra i venti e i trent'anni, che vive la vita come può e aspetta che qualcosa gliela cambi. Non c'è niente da ammirare, in uno come me. Ma Jungkook sembra stare bene a discutere, a parlare di cose intelligenti e stupide magari allo stesso tempo, mandandomi in confusione. Si diverte a stare in mia compagnia e inizio a sviluppare un forte senso di protezione nei suoi confronti. Mi ha raccontato un po' della sua situazione familiare e non è delle migliori. E' il secondogenito della sua famiglia, molto ricca e importante per quanto riguarda il commercio. Suo fratello maggiore, con cui ha un rapporto buono e si vogliono bene, mi ha raccontato, che è rimasto a Busan per presiedere alla ditta del padre ed è il preferito della famiglia, perché ha sempre avuti ottimi voti a scuola, è intelligente e capace in tutto. Mi ha detto che l'hanno sempre paragonato a lui, creandogli così delle insicurezze che si rispecchiano anche nella relazioni con gli altri. Sa di essere omosessuale, me lo ha detto lui, aggiungendo che dovrà sposarsi, però, con la figlia di un collega di suo padre per unire le due aziende, di cui poi ne sarà a capo e dice, anche, di non avere molto tempo per godersi la vita, perché si sono trasferiti a Seoul proprio per questo. Parlando dei suoi sogni, mi ha sorpreso sapere che vorrebbe diventare un cantante, solo che non glielo permettono. Si vede che soffre molto, ma si è rifugiato nella mia figura, non so sperando che cosa. Io non posso aiutarlo, se non dicendogli che con me non deve fingere di essere qualcuno che non è, perché non spiffererò niente ai suoi stupidi genitori, se un giorno mi si presenta davanti dicendomi che ha baciato un ragazzo o si è iscritto ad un provino per qualche agenzia. Mi chiedo perché i padri e le madri facciano così. Non siamo più nel medioevo; ognuno, ora, ha la sua immagine che si crea crescendo, cadendo, rialzandosi, facendo esperienze. Perché i genitori devono bloccare il futuro che i loro figli desiderano per loro stessi? Hanno la loro testa, se sbagliano, sarà solo un altro modo per rinforzarsi e diventare più saggi per altre scelte che il destino metterà loro davanti.

La campanella mi distrae e sono costretto a tornare con i piedi per terra, per tornare in classe da quella mandria di ignoranti che neanche vogliono provarci ad essere un po' colti.

§

Jung Hoseok.

Appena lo vedo entrare avviso Jin hyung che per me è giunta l'ora di prendere una decisione. Lo vedo uscire dalla cucina, salutare il suo migliore amico e augurarmi un in bocca al lupo con il pugno stretto in aria «Fighting*!» sussurra dolcemente mentre prende il mio posto per quel periodo in cui mi assenterò dal lavoro, nonostante resti nello stesso locale. Deglutisco, mentre mi avvicino a quel tavolo appartato, ma visibile dal bancone, dove mi parlò per la prima volta, dandomi quel biglietto da visita che mi fece venire un infarto.

«Accomodati, Hoseok ssi.» parla con voce tranquilla, che invece di calmarmi, al mio stupido corpo, causa l'effetto contrario perché so che lui è insensibile e freddo, che sorride e parla poco, che non cerca il contatto o l'approccio con le persone perché non tollera il genere umano in nessuna delle sue sfumature.

Mi siedo come chiesto dopo aver fatto un breve inchino ed essermi tolto il grembiule rosa della divisa di Seokjin.

«Allora: hai deciso?»

Sussulto.

Waw, è andato dritto al punto.

«Ehm...»

Mi scruta con quei suoi occhi scuri e penetranti che mi inquietano «Non mi piace perdere tempo, quindi con te sarò sincero: non sarà semplice. Dovrai spaccarti la schiena lavorando per Bang Sihyuk. Peggio ancora se, come spero accada, ti metterà nelle mie mani rendendomi tuo manager. Ora, non voglio influenzare la tua scelta, ma entro stasera, se decidessi di fare il provino, dovrai creare una coreografia per una mia canzone che dovrà uscire a breve.» tira fuori una chiavetta.

Una coreografia entro questa sera!? Come dovrei fare!

«Qui dentro c'è la canzone. Non perderla, non farla sentire a nessuno e soprattutto: fa' quel dannato provino.» sussulto al suo tono serio e deciso.

«P-perché proprio io? Voglio dire, perché vuoi proprio me come ballerino? So che la Big Hit ha un sacco di trainee* che aspettano solo di debuttare; sono giovani, belli e preparati. Perché vuoi proprio me?»

Sul suo volto si forma un sorrisetto che mi lascia confuso «Sai, Hoseok, vedo parecchi ballerini che vorrebbero avermi come manager e diventare famosi, ma per me loro hanno solo talento, quantomeno la maggior parte. Io, però, cerco passione in una persona. Il talento non basta. Puoi essere bravo quanto vuoi, ma se hai la passione, diventi inarrestabile. Con la passione non ti interessano i soldi, la fama. Ti basterà solo fare quello che fai, con divertimento e senza ansia. Lo stress ci sarà, se te lo stai chiedendo. Ma non riuscirà mai a schiacciarti se tu senti dentro di te quella forza che ti farà sempre alzare in piedi dopo una caduta. Tu ci metti quella forza, quando balli. L'ho visto nei tuoi occhi, il fuoco, quando ti muovi a ritmo di musica e io ti voglio a lavorare per me. Ci sono sempre meno persone interessate a fare davvero spettacolo e sempre più persone interessate solo al profitto, ai soldi. Io con quelle fecce non ci lavoro. Io, al mio fianco, voglio gente come te, Hoseok. Quindi pensaci. Spero di vederti questa sera.»

Senza darmi il tempo di metabolizzare se ne va, salutando Jin con un cenno del capo e le mani nelle tasche.

Ora sono davvero in ansia.

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*I coreani usano questo modo per darsi coraggio a vicenda. E' come il nostro "forza!" o "coraggio!" o ancora "ce la puoi fare!".

*I cantanti in Corea, prima di iniziare a fare il loro lavoro, se passano le audizioni, devono fare un periodo (che può variare da mesi ad anni) da trainee, ovvero un periodo di preparazione. Studiano canto, ballo e nel mentre, di solito, completano gli studi superiori. Quando chi comanda pensa siano pronti li fanno debuttare.

P.S.

Nella foto abbiamo Min Yoongi (a sinistra) e Jung Hoseok (a destra).

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