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«Piacere, il mio nome è Wang Kayee, ma tutti mi chiamano Jackson. Tu sei il mio nuovo coinquilino, giusto?»

«Ehm...si, piacere, Kim Namjoon.»

«Kim...sei coreano?»

«Si...tu cinese?»

Annuisce con vigore «Come mai ti sei trasferito qui?»

«Per migliorare il mio inglese. Vorrei tornare in Corea dopo essermi laureato in America.»

«E come mai? Non ti piace qui?»

«Mi piacerebbe insegnare alle superiori per far capire agli studenti che l'inglese è una bella lingua e che saperla parlare e comprenderla può aiutarli nel loro futuro, perché in fin dei conti, l'inglese lo parlano un po' ovunque nel mondo.»

«Hai ragione! Ehi, visto che le lezioni non iniziano prima di domani, che ne dici di andare a fare un giro per la città?»

«Io...pensavo di girare per il campus per ambientarmi e non arrivare in ritardo domani. Ho visto dal sito che è enorme.»

«Oh, ok. Be', se cambi idea puoi sempre aggregarti.» mi sorride e inizia a mostrarmi la sua stanza, la mia che è ancora vuota, quella di uno che segue corsi diversi dai nostri; ho scoperto che Jackson, a cui non piace il suo vero nome, ha la mia età; mi mostra il bagno, che è uno solo e noi siamo in tre, mi spiega i turni per pulire e che tendenzialmente loro lo fanno la domenica; la cucina è piccola ma penso che ci staremo tutti e poi, mi dice che il posto a capotavola è del ragazzo che vive con noi.

Jackson ha i capelli tinti di biondo, un viso senza imperfezioni e adatto alla sua media statura. E' più basso di me, ma sembra molto più muscoloso e col fisico scolpito. Sembra molto aperto di mente da come parla e da come si approccia con le persone, o quantomeno con me.

«Jinyoung è coreano, ma è un po' scorbutico rispetto a te.»

Gli sorrido, un po' in imbarazzo. Speravo di non essere in mezzo ad asiatici, per capire un po' la cultura americana che tanto mi affascina, ma a quanto pare è destino.

§

«Ehi! Sei pronto per iniziare questa avventura?»

Appena entro in cucina Jackson mi accoglie con un abbraccio, che io timidamente ricambio «Si, credo.»

Un ragazzo corvino, più alto del biondo ma più asso di me, dai tratti orientali, si volta e mi osserva dalla testa ai piedi «Kim Namjoon?» il suo accento coreano, come la sua pronuncia, mi sembrano perfetti e sono inquietato. Annuisco un po' scosso «Sono Park Jinyoung, piacere di conoscerti.» si volta di nuovo e posso notare che la sua pronuncia inglese non è il massimo, ma meglio così. Mi sento a disagio e decido di uscire il prima possibile da quella casa, non riuscendo a sopportare quella tensione. Mi avvio al campus, cerco la mia aula e quando entro la trovo vuota; sono in anticipo di un'ora. Decido di mettermi a leggere e dopo poco la classe inizia a riempirsi di gente di ogni tipo: c'è chi ha tatuaggi, chi ha piercing, chi ha i capelli tinti di colori strani, chi ha dei vestiti che non coprono niente e chi invece è fin troppo coperto, chi ha gli occhiali, chi ha le lenti a contatto, colorate e non, chi ha già conosciuto qualcuno, chi urla, chi è più silenzioso. Sono tutti così diversi, in Corea non è così. Tendiamo tutti a seguire lo stesso trend e poi ci lamentiamo se negli altri stati ci definiscono tutti uguali. Qui tutti hanno uno stile diverso e lo dimostrano senza preoccuparsi di quello che la società pensa di loro; mi piace.

«Nam!» una testa bionda mi fa sobbalzare quando si siede di fianco a me.

«Jackson, che sorpresa. Non credevo frequentassimo lo stesso corso.»

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