22 Marzo 2020

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22 Marzo 2020

È quasi passato un mese dalla prima lettera e tutto ciò mi demoralizza; sono settimane che mi sveglio, mi trascino in cucina indossando la mia coperta azzurra a pois credendomi addirittura un'imperatrice, torno in camera mia, preparo il computer (ed apro le solite schede online: registro elettronico, mail, WhatsApp, Wattpad o Youtube), mi metto una felpa sopra il pigiama ed aspetto che le prof carichino il link per la videolezione.

Conte sarà arrivato alla terza autocertificazione da farci compilare per uscire e non ci sono grandi miglioramenti:

in Italia siamo a 47.000 contagi, 5.500 morti e 7.000 dimessi.

Stiamo per superare la Cina, la Spagna ci sta terribilmente raggiungendo e finalmente la maggior parte delle nazioni stanno facendo qualcosa, i Britannici devono ovviamente distinguersi...

News veloci dal mondo che si cela al di fuori delle mie mura domestiche:
Alberto di Monaco è positivo al tampone;
il paziente 1 è tornato a casa dalla moglie incinta;
molti rischiano di essere licenziati;
circa 1.700 persone si trovano senza un tetto;
si sta sperimentando un vaccino;
la Ferrari costruisce respiratori per la terapia intensiva;
a Bergamo non si possono più celebrare funerali, muore una persona ogni mezz'ora;
ci sono state sottratte 600.000 mascherine;
alcune persone devono ancora andare a lavorare (postini, farmacisti, medici, mia madre);
la Chiesa sta aiutando gli ospedali, pregando per noi.

Emotivamente siamo tutti abbastanza distrutti e penso che quelli che sorridono, postano foto su Instagram, storie, fanno videochiamate, abbiano un enorme vuoto che, se non viene nominato, non ne si nota l'esistenza: è come una trappola nel bosco, sopra una buca profondissima ci sono rami, foglie ed erba che non ne permettono la vista. Una volta però che ci cadi dentro, per colpa della sua profondità, non riesci a risalire e rimani bloccato in questo spazio vuoto che, essendo oscuro, non sai cosa contenga di preciso ma sai che esiste e questo basta a farti stare peggio di quanto non saresti se capissi il motivo di tale sofferenza. È così che mi sento ora; scrivere, non pensavo fosse possibile, mi sta seriamente aiutando a distrarmi, ci sono anche le serie ma agiscono con minor successo.

Voglio uscire per prendere una boccata d'aria.

Lettere dalla quarantenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora