2 Aprile 2020

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2 Aprile 2020

Alla cortese attenzione della signora Lucia Mondella, coniugata Tramaglino

Cara signora,

quest'oggi, al telegiornale, ho assistito ad un servizio riguardante due giovini innamorati costretti a vedersi solo tramite videochiamate. Siccome, durante il servizio, la gioventù cui io appartengo è stata paragonata alla vostra persona, ho deciso di scrivervi per richiedere conforto circa la situazione odierna.

Forse è meglio che vi schiarisca le idee. Vi scrivo questa lettera dal 2 aprile 2020, da Torino, città non più sabauda, in un tempo in cui la situazione odierna è simile a quella da voi vissuta tanti anni addietro: nell'aria imperversa infatti una pericolosa malattia causata da un coronavirus (ovvero un virus che, se osservato al microscopio, prodigioso strumento della scienza che permette di vedere ciò che è invisibile agli occhi, presenta delle protuberanze simili a quelle di una corona).

È meglio che vi spieghi anche cos'è un telegiornale: dovete sapere che, con gli anni, l'avanzare della tecnica ha consentito di catturare le immagini e i suoni della vita di tutti i giorni e di osservarli a distanza di tempo e di spazio. Il telegiornale è proprio questo: una lunga ripresa d'immagini in movimento, riguardanti argomenti e notizie di attualità. Ogni sera, dopo il lavoro, la mia, come tante altre famiglie, guarda il telegiornale per sapere tutto quel che succede in Italia e nel mondo.

Le videochiamate, invece, sono riprese di suoni e movimenti in tempo reale che permettono a due o più persone di parlare da lontano e vedersi. Potrà sembrarvi stregoneria, lo capisco, ma è tutto merito dell'ingegno umano che, nel corso degli ultimi quattrocento anni, è riuscito a raggiungere traguardi incredibili.

Come vi stavo dicendo, il telegiornale ha trasmesso le immagini di due giovini innamorati, come voi e il vostro Renzo (quando non eravate ancora coniugi), che abitano lontani e che, a causa dell'epidemia, non possono uscire di casa né vedersi.

Ho pensato dunque di scrivervi una lettera per richiedervi un po' di conforto: anch'io sono innamorata di un giovane, ho circa la vostra stessa età ma, a differenza vostra, non è ancora giunto per me il tempo di sposarsi. Vi sembrerà bizzarro ma, di questi tempi, il matrimonio si contrae solitamente tra i trenta e i trentacinque anni. In ogni caso, proprio come i giovini visti al telegiornale, soffro terribilmente la mancanza del mio innamorato.

Vorrei trovare la stessa identica forza che avuto voi e vostra madre, la signora Agnese, per partire e allontanarvi dal borgo natio, salutare i vostri monti senza sapere se e quando avreste rivisto il vostro amato. Da ciò che apprendo nel romanzo a voi dedicato, I promessi sposi, il vostro ultimo incontro con Renzo risale all'11 novembre 1628. Siete poi stata accolta da una suora tutt'altro che pura, siete stata rapita, avete fatto voto di castità, avete provato paura e terrore, avete pianto e vi siete chiesta perché proprio a voi dovesse toccare una simile tragedia, voluta, per scommessa, da due ignobili signorotti, avete vissuto un'epidemia di peste, per poi ritrovare il vostro Renzo quasi due anni dopo, il 30 agosto 1630.

A pensarci, credo che non riuscirei mai a stare lontana dal mio promesso per così tanto tempo: pur scrivendogli continuamente, pur mandandogli e ricevendo da lui immagini in cui sorridiamo e mostriamo l'un l'altro la bellezza dei rispettivi, seppur piccoli mondi, fatico terribilmente a non vederlo per sole due settimane . Voi non avevate nulla di tutto ciò: nessun messaggio, nessuna fotografia, nessun contatto, nessuna rassicurazione; siete rimasta due anni senza sapere nulla di Lui, senza sapere se stesse bene, se fosse malato, se fosse in prigione, nemmeno se fosse vivo o morto.

So però che lo amavate tanto e la vostra storia trasuda dell'amore da voi provato. Ricordo l'incontro nel Lazzaretto e come Manzoni descrive la situazione vissuta da Lorenzo: "Gli mancaron le ginocchia, gli s'appannò la vista; ma fu un primo momento". Ecco ciò che vi ha fatto andare avanti, i sentimenti che han tenuto in vita voi e il vostro sposo, oltre alla Provvidenza ed alla Misericordia.

Tutto ciò che vorrei è avere la stessa forza che avete avuto voi, amando qualcuno che non ho vicino come se fosse sempre accanto a me e mi stesse abbracciando in ogni momento.

Dunque la mia richiesta è la seguente: cosa vi ha permesso di non demoralizzarvi mai e di non patire tanto la lontananza del vostro promesso?

Attenderò con molto animo una vostra risposta.

Una giovane donna nata 400 anni dopo di voi.


piccola info: questo testo è stato mandato alla trl Piemonte per un progetto, spero sia tra i preferiti, fatemi l'in-bocca-al-lupo <3

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