15 Maggio 2020

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15 Maggio 2020

Cara pizza,

mi sei mancata.
Sono quasi tre mesi che non mangio un buon impasto di pizzeria e ne ho patito molto, anche se mia madre è un'ottima cuoca.

Non si può fare nulla contro il forno a legna, la mozzarella a brandellini, la passata saporita ed il basilico fresco.

Per non parlare del momento in cui si deve decidere quale pizza ordinare: stiamo minuti e minuti a sfogliare il menù, leggendo accuratamente tutti gli ingredienti, se sono surgelati o freschi, per poi scegliere la propria preferita. Raramente ho scelto pizze che non fossero napoletane, in tutti gli altri casi la scelta era abbastanza scarsa; l'accostamento di condimenti migliore è stato prosciutto crudo e crema di tartufo nero, in Toscana, tornando da Assisi con la family, ci siamo fermati in una pizzeria e quella prelibatezza doveva essere mia.

Dopo aver scelto quale pizza mangiare, bisogna chiamare la pizzeria e dire i gusti: la signora che si occupa del locale più vicino mi ha definito "colei che ha la voce morbida", conosco almeno una decina di persone che mi attribuiscono la morbidezza. Di solito quella donna mi fa qualche sconto sulla pizza o mi regala una lattina od il dolce.

Ed ecco l'attesa della pizza: per far in modo che la pizza arrivi prima, consiglio di apparecchiare la tavola e non pensarci troppo.

Ecco che suonano al citofono: corsa tattica per arrivare alla preda ed entrata trionfante in casa.

Arriva il momento del riconoscimento dei gusti e dei proprietari: io ho la malsana abitudine di annusare la pizza dai buchetti laterali, la maggior parte delle volte mi brucio le narici, ma non so resistere alla tentazione.

Ognuno ha la propria pizza, già tagliata, che dire, il viaggio è terminato e non resta altro che gustare.

Non volevo scrivere un trattato sulla morte

Lety

Lettere dalla quarantenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora