Solitudine

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29 Ottobre 2020
Mi sento sola.
Dopo la notizia alla scuola, tra me ed i miei compagni c'è stata la quasi immediata costruzione di un muro di ghiaccio che impedisse col suo freddo qualsiasi connessione empatica, che è la cosa peggiore.
Purtroppo non sanno che più si credono esperti e più parlano di tamponi mentalmente mi allontanano dai loro pensieri come essere vivente e mi trasformano in un contenitore di virus: un barattolo di palline verde cattive. Come se avessi chiesto io di essere infetta, appena ho avuto anche solo il senso di malattia, mi sono barricata in casa proprio perché evitare qualsiasi problema e loro cosa fanno? Mi ritengono ancora di più una minaccia.
Sono anche al corrente di questa mia condizione ma almeno provate a capirmi, non dico che la vita da untrice sia dura ma non è psicologicamente sopportabile.
Oggi però ho sentito veramente la sensazione di minaccia e paura che infondo negli altri, che schifo.
Ho chiesto ad Eros un favore da infetta, andare in cartolibreria e comprare per me un fumetto, portarmelo ed imbucarlo nella mia buca delle lettere. Nella mia idea di incontro, l'avrei visto da lontano e lo avrei ringraziato lì sul momento. Quando mi ha chiamata al telefono, sono quasi corsa tutta imbardata: mascherina, sciarpa, felpa e giacca. Ho girato l'angolo e non ho visto nessuno, tutto il mio desiderio di vedere qualcuno, ma non qualcuno normale, lui, si è frantumato quando ho visto la macchina andare via. È successo un po' come nei film ed è stato veramente brutto. Vederlo sarebbe stato come una visione per me, un sollievo momentaneo, carnale, un alleggerimento dei pensieri, una sensazione di leggerezza e distacco dal mondo che mi circonda ed invece ero lì, sola.
Io ed un fumetto.
Dentro però c'era un biglietto che ho letto una volta a casa "spero che quando avrai finito di leggerlo, sarai già guarita".
Non mi sento più sola.

Lettere dalla quarantenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora