ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 8 ℙ𝕠𝕧. 𝔼𝕧𝕖𝕝𝕪𝕟

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La carrozza si era appena fermata in uno dei numerosi vicoli tortuosi che costituivano lo stravagante sistema stradale di Città-cielo, la via era deserta e quasi completamente buia se non per la flebile luce emanata da un lampione in ferro battuto.
Proprio sotto quella poca luce emersero dalle porte della carrozza le due giovani nelle loro maschere.
La prima indossava un elegante abito blu notte a maniche lunghe che tuttavia le lasciava scoperte le spalle ed il collo, mentre una maschera nera altrettanto decorata le copriva la parte superiore del viso. I capelli biondo cenere della ragazza erano legati in una treccia che le ricadeva ad un lato del viso.
La seconda portava un vestito dalle maniche di pizzo nero che sfumava verso la parte finale della gonna in un viola vino. I pochi ciuffi ribelli di capelli biondo scuro che uscivano dallo chignon le ricadevano sul volto
parzialmente coperto dalla maschera.

Evelyn avrebbe preferito rimanere nella sua amata biblioteca, ma il suo dovere verso l'ambasciata nonchè l'insistenza della ragazza al suo fianco l'avevano costretta a recarsi al ballo in maschera che si teneva quella sera nella sala degli specchi del Conte Harold, famoso e nobile miraggio.

<Forza, il ballo è già iniziato da un pezzo!>
Esclamò Jane prendendo l'amica per un braccio con impazienza e guidandola senza indugio nel labirinto di riflessi all'interno di un vicolo che presto le condusse in un'ampia sala da ballo.
La grande stanza di specchi era colma di nobili imparruccati ed incipriati con ampi e sgargianti vestiti che ballavano sulle note di un valzer allegro o si intrattenevano in conversazioni mentre brindavano con coppe colme di liquore.
La maggior parte dei nobili presenti erano Miraggi, ma la giovane donna riuscí a scorgere con facilità il cugino, in vestiti più trasandati che mai, che si intratteneva seducendo un gruppo di donne. Archibald, in quanto ambasciatore, si era presentato all'evento non appena questo era iniziato.
Nonostante Eve vivesse in una villa dove feste anche più grandi e sfarzose di quella erano all'ordine del giorno, non si sarebbe mai abituata al chiasso e ai balli sfrenati che tanto la mettevano a disagio.
Jane, al contrario, sembrava decisamente trovarsi nel suo elemento mentre si faceva largo fra i nobili reggendo già un bicchiere di champagne che un cameriere le aveva servito.
<Oh! Adoro questa canzone!>
Esclamò ad un certo punto la ragazza in blu sorridendo.

<Vai a ballare, io resto qui e per piacere, non bere quello champagne prima di aver controllato il contenuto.>
Si raccomandò allora Evelyn per poi vedere l'amica farle un cenno di assenso con la mano e buttarsi fra la folla di nobili danzanti.
Nonostante ormai Eve avesse imparato a destreggiarsi nei saloni da ballo, erano le pareti ricoperte di specchi e le illusioni sgargianti, sempre presenti alle feste dei miraggi, a mandarla in totale confusione.
La giovane donna riuscí a trovare un po' di quiete solo sedendosi su un divanetto in quella che sembrava una piccola area adibita alla conversazione.
Ignorando le signore che si scambiavano pettegolezzi nel divanetto accanto al suo, Evelyn si mise a pensare agli eventi di qualche giorno più addietro. La visita della madre l'aveva sfinita, ma del resto non era la prima volta che accadeva da quando si era trasferita all' ambasciata. Era stato abbastanza imbarazzante essersi fatta svegliare da un domestico addetto alle pulizie nella biblioteca privata e ancora più umiliante l'aver perso il controllo in quel modo. Per fortuna la dormita le aveva poi schiarito le idee e nonostante la piccola chiacchierata con la madre le pesasse ancora particolarmente, quella donna non sembrava intenzionata a ricontattarla tanto presto. Erano giorni che le quotidiane lettere non comparivano in camera sua.

Resasi conto di esser rimasta a rimuginare sulla faccenda troppo a lungo, e che sulla pista da ballo non c'era traccia dell'amica, Evelyn decise di alzarsi per andare a cercarla.
Cosí, dopo svariati minuti di ricerca e altrettanti tentativi di farsi largo in quel labirinto di specchi e stoffa, la giovane finì per urtare la spalla di qualcuno, facendogli cadere a terra un po' del vino rosso nella sua coppa.
Sorpresa per quell'insolita sbadatezza e consapevole che alcuni nobili avrebbero preso quell'incidente come una terribile offesa personale, Evelyn si voltò immediatamente per porgere le sue scuse e magari evitare un incidente diplomatico.
L' uomo che Eve si trovò davanti dimostrava all incirca la sua età, era più alto di lei di svariati centimetri e aveva i capelli biondo platino in parte tirati indietro, mentre un ciuffo di questi gli ricadeva sul lato sinistro del viso.
Lo sconosciuto indossava un lungo cappotto rosso antico sopra un gilet e dei pantaloni nero pece. Anch'egli, come la maggioranza di persone a quel ballo, indossava una semplice maschera nera che gli copriva la parte superiore del viso. Guardava la coppa di vino e la mano bagnata  tranquillamente, come farebbe qualcuno di fronte ad uno spettacolo particolarmente noioso. Per il poco del viso che Eve poteva vedere il giovane non sembrava affatto disturbato dall'incidente.

<Mi dispiace davvero tanto! Vi siete sporcato?>

Lo sconosciuto, che fino ad ora si era limitato ad osservare il bicchiere, alzò lo sguardo distrattamente verso la sua interlocutrice.

<Non vi preoccupate...>
Disse il giovane con un sospiro annoiato, per poi iniziare ad allontanarsi.

<Aspettate!>
Alle parole della giovane donna lo sconosciuto si voltò con uno sguardo inquisitorio per poi posare gli occhi sul braccio teso di Evelyn.

<Cosa state facendo?>

A dire il vero neanche Eve lo sapeva bene. L'uomo davanti a lei non era sembrato affatto disturbato dal piccolo incidente, cosí come sembrava beatamente ignorare qualsiasi cosa lo circondasse. Evelyn avrebbe potuto lasciarlo andare e continuare per la sua strada, ma non aiutare minimamente la persona a cui lei aveva fatto cadere il vino sulla manica del cappotto le sembrava piuttosto scortese.

<Vi aiuto, mi sembra ovvio.> Rispose allora lei mentre porgeva un piccolo fazzoletto di stoffa allo sconosciuto. Questo, dopo qualche secondo di esitazione, lo prese.

<Grazie...>

Bastò quel semplice gesto della giovane a catturare l'attenzione dell' uomo che ora la scrutava come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza.
Seguì un lungo silenzio e Evelyn si iniziò a domandare se avesse fatto qualcosa per offenderlo.

<Voi vi chiamate?>
Chiese infine l'uomo, ma proprio mentre Eve stava per rispondere sentí un braccio afferrarle la spalla e tirarla all'indietro.

<Hey Eve, corri, devo dirti una cosa importante! Scusa, te la rubo un secondo...>
Jane era comparsa alle spalle della giovane e si era messa a trascinare l'amica verso un punto isolato della sala. Voltandosi un'ultima volta da dove era venuta Evelyn notò che lo sconosciuto era andato ad appoggiarsi ad una delle pareti e guardava dalla sua parte. Sembrava fuori posto in mezzo a tutti quei festeggiamenti, pensò allora Eve prima di rivolgere di nuovo l'attenzione all' amica.

<Archibald se ne è andato con una ragazza sospetta, devi assolutamente dirmi cosa fanno!>
Nel tono di voce dell'amica c'era una certa urgenza.

<Vorrei davvero evitare di ritrovare di nuovo mio cugino in posizioni compromettenti sai? E poi da quando ti interessa quello che fa?>
Rispose Evelyn, alquanto perplessa dall'improvvisa richiesta di Jane.

<Daiii, guarda e basta!>

Tirato un sospiro, Eve raggiunse con la mente il cugino e come al solito tutto ciò che quello sentiva e vedeva si proiettarono nella sua testa. Osservare un altro della rete era un po' come ricordare qualcosa, non si perdeva coscienza di ciò che si aveva intorno ma si poteva vedere con chiarezza tutto ciò che l'altra persona stava facendo.

<Oh, grazie al cielo non stanno... Archibald si trova... Sembra il giardino d'estate... Sta parlando con una ragazza... ha un accento strano! Allora, la ragazza dice di chiamarsi Denise, è animista, è... una parente della fidanzata di Thorn?!>
Sorpresa la ragazza si rivolse all'amica.

<Shhh, ascolta! Come è fatta la ragazza?>

<Capelli marroni e lunghi, occhiali, un po' bassina. Oh no, Archibald le ha chiesto di... Oh! Ha rifiutato, per fortuna! Serve che continui a guardare? Ma conosci la ragazza?>

Janette che sembrava piuttosto pensierosa guardò l'amica e si affrettò a rispondere.
<No, no! Stai tranquilla, era solo una curiosità! Io tra un po' devo proprio andare.>

<Va bene, vengo via anche io a questo punto! Tutta questi colori e illusioni mi stanno facendo venire il mal di testa.>

E detto ciò le ragazze si addentrarono nel labirinto di specchi alla ricerca dell'uscita.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora