ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 61 ℙ𝕠𝕧. 𝔼𝕧𝕖𝕝𝕪𝕟

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Evelyn aveva quasi sistemato tutti i suoi vestiti dentro delle valigie e ora dento la stanza vuota ne rimanevano solo due. Era riuscita a smettere di piangere poco prima, ma aveva ancora gli occhi così arrossati che le pizzicavano, voleva sbrigarsi ed andarsene da quella stanza il prima possibile, altrimenti probabilmente si sarebbe fatta prendere di nuovo dall'emozione. Nathaniël se ne era andato poco prima, aveva insistito per rimanere con lei, ma si vedeva che anche lui era distrutto, aveva bisogno di dormire ed Eve non si sarebbe mai sognata di privarlo di un po' di meritato riposo. La giovane fece un piccolo sospiro, sapeva di star mentendo, voleva tanto girarsi ed incrociare i suoi occhi grigi che la guardavano dalla palpebre tatuate, voleva dimenticarsi di tutto, di Chiardiluna, degli scomparsi, di...Evelyn si costrinse a fermarsi. No, non sarebbe stata così egoista, probabilmente Nathaniël era stufo di ascoltare i suoi problemi, non l'avrebbe biasimato. E questo non era certo il momento di iniziare a farsi idee strane sul suo rapporto con il Miraggio...sarebbe stato oltremodo inappropriato. La giovane prese a piegare con furia una delle ultime gonne. Anche Jane se ne era andata a sistemare le cose nella sua camera dopo essersi calmata, le aveva offerto ospitalità a casa sua, cosa che Eve aveva accettato dopo un po' di proteste dell'amica, non voleva essere un peso e con i suoi soldi probabilmente sarebbe riuscita a comprare una villetta, ma l'insistenza della giovane Drago l'aveva fatta cedere, almeno per il momento. C'era però  una cosa in particolare che l'amica aveva detto ad averla scossa parecchio, come se quella giornata non potesse peggiorare ulteriormente.

<Mi hanno promessa sposa...> Aveva sussurrato Jane cercando di trattenere le lacrime <Il contratto è già firmato.... Dovrò sposarmi con uno stupido figlio di un Lord di Lux!>

Poi la ragazza aveva iniziato a piangere, Evelyn era scossa, ma aveva abbracciato l'amica più forte che poteva. <È...È sicuro?> Aveva sussurrato lei e Jane l'aveva solo stretta più forte. 

<Troveremo una soluzione. Insieme.> Aveva mormorato infine Eve.

Evelyn dispose l'ultima gonna nella valigia nera e la chiuse bene, poi prese entrambi i bagagli e si avviò verso la porta senza guardarsi indietro, non lo avrebbe potuto sopportare. Era incredibile quante cose potessero cambiare nel corso di un giorno. La ragazza si fece forza ad attaversare quel corridoio per l'ultima volta, ma i suoi piedi si fermarono quasi da soli davanti ad una delle numerose porte.

"Archibald" era intagliato in corsivo dorato sulla porta, i valletti non l'avevano ancora coperta, Evelyn si era rifiutata categoricamente di farla portare via. Le sue cugine avrebbero dovuto vederla, passarci davanti ogni mattina e ricordarsi del fratello che avevano ucciso. Le venne un nodo alla gola.

Anche io l'ho ucciso... avrei dovuto guadagnare più tempo.

Le lacrime stavano iniziando ad annebbiarle di nuovo la vista quando un pesante tonfo risuonò da dentro la stanza, facendola sobbalzare. Erano forse stati dei valletti mandati dalle cugine? Non gli avrebbe permesso di toccare le cose di Archibald così alla leggera, pensò mentre si avviava a passo spedito verso la porta, spalancandola.

Le si gelò il sangue nelle vene.

Sdraiato sul letto in modo scomposto, con gli occhi chiusi, c'era Archibald. Come per istinto Evelyn gli corse incontro più veloce che poteva. Se non era qualche sorta di strana allucinazione doveva assicurarsi di una cosa. Poggiò il dorso della mano davanti al naso del cugino. Respirava. Gli prese il polso, il cuore batteva. 

<Archi!>  Urlò la ragazza scuotendolo per le spalle.

Vide gli occhi dell'uomo aprirsi piano piano con fare assonnato ed ecco, stava piangendo di nuovo, ma si sentiva leggera, così sollevata che avrebbe potuto prendere il volo da un momento all'altro. Archibald dal canto suo si stava ancora stropicciando gli occhi per poi posare il suo sguardo, fino a quel momento vuoto, su di lei. 

<Cuginetta?> Mormorò l'ambasciatore strizzando gli occhi, come se stesse cercando di metterla bene a fuoco. Poi, dopo qualche secondo, l'uomo scattò a sedere e si girò dall'altra parte per poi piegarsi e rimettere.

<Stai bene?>
Chiese preoccupata Evelyn mentre si precipitava al suo fianco.

<Mai stato meglio...> Mormorò Archibald con una mano davanti alla bocca.
<È strano,>  sussurrò poi fissando il vuoto, <Non sento nulla, è tutto troppo... silenzioso...>

<Ehi, ehi...> Esclamò il cugino vedendo che la giovane si era fiondata ad abbracciarlo, per poi darle delle pacche sulle testa.
<Sono confuso... Cosa mi sono perso?>

Evelyn rimase un momento in silenzio. Cos'era appena successo? Anche ammesso che l'effetto della clessidra fosse finito, Archibald non sarebbe dovuto essere... vivo.

<Ti hanno staccato dalla Rete... Eri scomparso... Ti abbiamo cercato tanto, ma nulla... Poi si dovevano svolgere gli Stati Familiari e... e... la Rete... volevo prendere tempo ma...>
Doveva calmarsi, o rischiava di iniziare di nuovo a piangere.

<Capisco...> Disse Archibald sfoggiando il suo solito sorriso per poi guardare la cugina con aria interrogativa.

<Non ho idea di come tu faccia ad essere ancora in piedi. Riesci a vedere quello che vedo io?>
L'ambasciatore assunse un espressione concentrata per poi scrollare le spalle.
<Niente, mi viene solo un mal di testa assurdo.> Concluse poi con una risata decisamente forzata.

<Non sforzarti.> Rispose velocemente Evelyn.
<Ricordi qualcosa dopo la clessidra?>
L'ambasciatore fece spallucce, <Non molto, sono ancora un po' frastornato,  però... ora che ci penso ricordo il viso della fidanzata di Thorn.>

Allora Ofelia era riuscita a trovare gli scomparsi, o almeno una parte, non ne poteva essere sicura. Avrebbe dovuto chiederlo più tardi.

<Dobbiamo avvertire tutti che sei vivo, come ti senti? Riesci a camminare? Oddio sarai affamato, ti faccio portare qualcosa...>

<Eve...>Provò a dirle il cugino mentre la ragazza, ora alzata, continuava a fare avanti e indietro nella stanza.
Poi, improvvisamente, le tornò in mente la lettera, le parole di addio, Archibald sapeva quello a cui andava in contro.

<Come hai potuto! Ti sei buttato a capofitto in una trappola senza pensarci due volte, smettila di essere cosí avventato!>
Il cugino fece una faccia infastidita.
<Non urlare per favore, mi sento come se mi fossi ripreso da una sbornia di diversi giorni.>

<Hai idea di quanto sia stata preoccupata? Di quanto tu abbia fatto preoccupare Jane? Non sei sacrificabile, c'è chi tiene a te!>
Esclamò Evelyn avvicinandosi a lui e dandogli un leggero schiaffo sulla spalla.

<Il tuo caro visconte ha dato la lettera?> Chiese lui di rimando massaggiandosi le tempie. Eve annuí e si rese conto subito dopo di quanto era stanco, non avrebbe dovuto urlagli, era già sfinito di suo.

<Bene, beh io devo parlare urgentemente con qualcuno.>
Esordí Archibald alzandosi in piedi per poi barcollare un po'. Eve corse immediatamente a sorreggerlo.

<Prima dobbiamo parlare con la Rete, e dobbiamo farti visitare. Poi potrai scorrazzare in giro quanto ti pare, basta che non ti cacci di nuovo in situazioni potenzialmente mortali!>

L'ambasciatore le rivolse un sorriso.
<Mi privi della mia unica gioia!>

Evelyn fece un sorriso, Archibald era vivo. Sarebbe andato tutto bene.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora