ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 30 ℙ𝕠𝕧. 𝕁𝕒𝕟𝕖𝕥𝕥𝕖

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Jane si stava annoiando a morte chiusa nella sua stanza, non era neanche riuscita a riposarsi un po' per il pensiero della caccia dei Draghi.
Aveva già deciso cosa indossare quella sera, aveva tirato fuori dall'armadio un vecchio vestito che non usava ormai da tempo, ma fortunatamente era ancora in ottime condizioni, aveva la parte superiore con lunghe maniche che si allargavano sulla fine, il corpetto era bianco con dei bottoni sulla schiena e un'ampia gonna di un rosso acceso.
Dopo aver aspettato un altro po' decise di vestirti e andare a vedere come procedevano i preparativi.
Indossò il vestito e lasciò i capelli sciolti, incorniciati solo da un nastro rosso che riprendeva la gonna, indossò qualche gioiello rubato dal cofanetto della zia e poi uscì.
Raggiunto il luogo dove tutte le attrici si stavano preparando, Jane scorse subito la zia che riprendeva il sarto che le sistemava il vestito,
<vi ho chiesto di nascondermi la pancia, non di metterne in risalto la rotondità>
Disse un po' stizzita la donna mentre si osservava allo specchio,
<di questo non dovete preoccuparvi, madame. Ho previsto di aggiungere una combinazione di veli che della vostra silhouette rivelerà solo il giusto>
Disse il sarto mentre conficcava qualche spillo nella stoffa, la zia sorrise soddisfatta,
<Mi dispiace davvero per vostra madre, ammalarsi il giorno dello spettacolo è proprio sfortunata>
Sospirò il sarto alla zia, Jane alzò un sopracciglio per poi avvicinarsi di più alla scena,
<La nonna è malata?>
Chiese, la zia si voltò di scatto e sorrise alla vista della nipote,
<Oh Jane, eccoti>
Disse la zia per poi rivolgersi al sarto,
<Mammà è sempre stata debole di polmoni. Ogni estate passa un periodo al sanatorio di Sabbie D'opale. Quest'anno ci andrà un po' prima, ecco tutto>
Il sarto annuì silenziosamente continuando a fare modifiche sul vestito.
<Oh eccoti qua, i tuoi accessori sono sul divanetto. Non perderli perché non ne abbiamo di ricambio>
Disse la zia a qualcuno alle spalle di Jane, la ragazza si voltò per poi incrociare lo sguardo di un valletto, la giovane lo riconobbe subito, era il valletto accusato per l'avvelenamento di madre Ildegarda.
Jane lo guardò male, come se quell'uomo potesse, da un momento a l'altro, fare del male alla zia, decise quindi che lo avrebbe tenuto d'occhio.
<Allora Jane, che ne pensi? Si vede la pancia?>
Disse la zia rivolgendosi alla nipote e facendo un giro su se stessa per farsi vedere meglio, a Jane non interessava un granché quindi rispose semplicemente con un:
<Si zia, stai benissimo>
Per poi sedersi su una poltrona lì vicino e attendere che la zia finisse di prepararsi, intanto in lontananza vide Archibald che impartiva ordini ai sarti per modificare gli abiti delle sorelle, dall' espressioni delle ragazze non sembravano molto contente delle modifiche, nel frattempo arrivò anche Eve che disse qualcosa al cugino per poi andarsene, Jane voleva salutarla, ma poi pensò che forse era troppo indaffarata quindi lasciò stare.
Rimase un' altro quarto d'ora a guardare la zia pavoneggiarsi davanti allo specchio, si stava veramente annoiando, sarebbe stato meglio rimanere nella sua stanza, quando tutto d'un tratto tutti i chiacchiericci nella sala cessarono, calò il silenzio, la zia smise di sorridere e tutti cominciarono a guardare in direzione della porta, Jane non capì finché non si voltò anche lei, sgranò gli occhi.

Dalla porta erano entrati alcuni uomini e donne che marciavano convinti verso di loro, Jane non li vedeva da un po' ma non ebbe difficoltà a riconoscerli, erano i suoi parenti, i Draghi.
La giovane lanciò un sguardo alla cugina Freya, il suo sguardo ghiaccio era indirizzato verso le sorelle di Archibald che al momento erano completamente taciturne e pallide,
<Non si saluta, signorine? Ci ritenete dunque indegni di essere vostri ospiti per un giorno? Siamo autorizzati a salire a Chiardiluna solo una volta l'anno, ma forse per i vostri gusti è già troppo!>
Disse la donna, le ragazze impallidirono ancora di più per poi voltarsi tutte verso la maggiore, Pazientina prese un respiro,
<Perdonateci Madama Freya, non ci aspettavamo questa improvvisata.  Vi sarà sufficiente guardarvi intorno per capire il nostro imbarazzo. Ci stiamo vestendo per l'opera.>
Disse la ragazza cercando di non tremare, Jane lanciò poi un altro sguardo ai tre figli dei Freya, si divertivano a infilare le teste sotto le vesti delle signore mentre loro gridavano allarmate, la madre non si preoccupò di richiamarli ma si sedette tranquillamente,
<Fate pure, signorine, non vi disturberemo. È una semplice riunione di famiglia.>
Jane alzò un sopracciglio per poi alzarsi e avvicinarsi alla zia, come pronta a difenderla,
<È passato parecchio tempo zia, sembrate invecchiata, ovviamente ci sei anche tu cara cuginetta>
Disse  Freya sforzando un sorriso, Jane non rispose ma continuò a guardare male la donna
<Tanto tempo, si, cara nipote>
Rispose placata la zia poggiando una mano sulla spalla di Jane come per avvertirla di stare calma,
<Sei ingiusta, sorellina. La zia non è mai stata così radiosa. Cara Janette anche tu sei cresciuta tanto>
Disse un uomo avanzando verso le due donne e facendo un baciamano a entrambe, Jane gli sorrise leggermente, era il cugino Godefroy, effettivamente non lo vedeva da molti anni.
<Godofrey! È sempre più difficile tirati fuori dalla tua provincia. Ogni anno mi chiedo se c'è la farai a sopravvivere allo spaventoso inverno della foresta>
Disse la zia sorridendo, l'uomo scoppiò a ridere,
<Ma zia, non mi permetterei mai di morire senza aver preso il tè con voi un ultima volta>
< Berenilde, dov'è Kathrin?  Non è con te?>
A parlare era stato un anziano signore, dai lineamenti duri e lo sguardo di ghiaccio, come quasi tutti i membri dei Draghi.
<No padre Vladimir, Mammà ha lasciato Città-cielo. Sta male, non verrà alla caccia di domani >
Disse piano la zia Berenilde,
<Un Drago che non caccia non è un Drago>
Tuonò l'uomo,
<A forza di frequentare i salotti tu, tua madre e tua nipote siete diventate delle mammolette. Ora magari ci direte che neanche voi verrete alla caccia>
<Padre Vladimir, mi pare che zia Berenilde abbia delle circostanze attenuanti>
A prendere parola fu di nuovo il cugino Godefroy,
<se tu non fossi il nostro miglior cacciatore, Godefroy, ti taglierei le mani per aver pronunciato parole così vergognose. Devo ripeterti cosa rappresenta per noi la grande caccia di primavera? Un arte nobile che siamo i soli a praticare e che ricorda alle alte sfere chi siamo. La carne che i cortigiani trovano ogni giorno sulle loro tavole siamo noi Draghi a procurarla>
Quasi urlò l'uomo, Jane rimase in silenzio, la sua famiglia la terrorizzava a volte,
<È una tradizione rispettibiliassima. Ma non priva di pericoli,  nel suo caso zia Berenilde potrebbe essere giustificata>
Constatò Godefroy,
<Sciocchezze, quando tu eri sul punto di nascere, figlio mio, io cacciavo ancora nella tundra>
A prendere parola questa volta era stata la zia di Jane, la madre di Freya e Godofrey,
<Guardate tutti!>
Strillò padre Vladimir indicando i tre bambini che saltavano da una parte a l'altra distruggendo tutto quello che gli capitava a tiro,
<Ecco come sono i Draghi. Non hanno neanche dieci anni e domani cacceranno le loro prime bestie senza altre armi che i propri artigli>
Jane guardò i bambini con espressione disgustata, qui bambini non li aveva mai sopportati,
<Quale donna tra voi può vantarsi di perpetuare così il proprio lignaggio? Tu Arianna, troppo brutta per rimediare un marito? O tu, Irina, che non hai mai portato a termini una gravidanza? O tu, Janette, che a ventitré anni ti comporti ancora come una bambina e non ti decidi a sposarti?>
Jane si accigliò ma non disse niente, non voleva scatenare una guerra contro quell'uomo,
<Non arrabbiatevi padre Vladimir, domani sarò dei vostri come ogni anno e anche mia nipote Jane>
Disse tranquilla la zia Berenilde,  Jane sgranò gli occhi,
<No, Berenilde, non sei sempre stata dei nostri. Prendendo il bastardo sotto la tua protezione e facendo di lui ciò che è oggi, ci hai traditi>
<Thorn appartiene alla nostra famiglia>
Disse Jane, fu la prima volta che prese parola e tutti la guardarono, era stata presa da un momento di impulso, ma non si pentiva di quello che aveva detto,
<Padre Vladimir, nelle sue vene scorre il nostro stesso sangue>
Continuò la zia cercando di riprendere su di sé tutta l'attenzione, Jane la guardò, e pensare che doveva essere lei a proteggerla e invece era sempre la zia a occuparsi di lei, a quelle parole Freya scoppiò a ridere
<È un ambizioso, uno spudorato calcolatore. Quando avrà sposato la sua ridicola mogliettina diserederà i miei figli a vantaggio dei suoi>
<Tranquilla, stai attribuendo a Thorn poteri che non ha>
Rispose la zia Berenilde,
<È l'intendente delle finanze, zia. Certo che ha questo potere>
<Quel bastardo non è un Drago>
Riprese con voce impetuosa padre Vladimir,
<Che si azzardi domani a presentarsi alla nostra caccia, e avrò il piacere di stampargli un altra cicatrice sul corpo, e quanto a voi>
Continuò poi indicando Jane e la zia Berenilde,
<Se non vi vedo sarete disonorate. E non adagiarti troppo sulle attenzioni del sire Faruk, Berenilde, sono appese a un filo>
La zia rispose alla minaccia con un sorriso soave mentre Jane strinse i denti come per sforzarsi di non dire niente,
<Vogliate scusarmi, padre Vladimir, ma devo finire di prepararmi, ci vedremo dopo lo spettacolo>
Il vecchio tirò su con il naso e se ne andò dalla stanza seguito da tutto il resto del clan.
Jane tirò un sospiro di sollievo,
<Madama>
Disse il sarto titubante,
<Possiamo terminare il vostro vestito?>
La zia si stava accarezzando la pancia con malinconia senza ascoltare, Jane la guardò preoccupata,
<Bella famiglia, vero?>
Mormorò al bambino.

Vita al Polo: Storie di due nobili (Attraversaspecchi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora